Title | : | Una scrittura femminile azzurro pallido |
Author | : | |
Rating | : | |
ISBN | : | 8845912701 |
ISBN-10 | : | 9788845912702 |
Language | : | Italian |
Format Type | : | Paperback |
Number of Pages | : | 131 |
Publication | : | First published January 1, 1941 |
Una scrittura femminile azzurro pallido Reviews
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IL PASSATO NON SI CANCELLA
Leonida e Vera nel film omonimo del 1984 diretto da Alex Corti.
Leonida, nome che rappresenta un’eredità del padre insegnante di ginnasio, compie 50 anni (nell’autunno del 1936).
È un uomo che ha fatto successo pur partendo dal basso: grazie a un frac, altra eredità, ma questa di un compagno ebreo morto suicida - e un frac voleva dire poter partecipare ai balli dell’alta società - soprattutto se si riceveva un biglietto d’invito in regalo - grazie alla piacevole presenza fisica, grazie alla sua abilità di ballarino di valzer, Leonida è entrato nella bella società, ha sposato la ricca Amelie Paradini ed è uno di quei quaranta o cinquanta funzionari su cui in effetti si reggeva lo Stato.
È sua la mano femminile che scrive in azzurro pallido.
Tra i vari auguri di compleanno c’è un biglietto scritto con mano femminile in lettere azzurro pallido. Leonida capisce subito chi lo ha mandato, e adesso sa che una parte del suo passato che ha accuratamente tenuto nascosta, sta per riaprirsi.
Si tratta di Vera, un amore di diciotto anni prima, iniziato e consumato nel suo primo anno di matrimonio durante un soggiorno di lavoro in Germania. Vera è ebrea, Vera è colta, Vera è stato l’amore: ma Leonida l’ha abbandonata.
Ma Vera non scrive per rinfacciare: in poche righe piuttosto formali chiede semplicemente a Leonida di aiutare un giovane.
È facile per Leonida capire che quel ragazzo è o potrebbe essere suo figlio, avuto fuori dal matrimonio che è invece rimasto senza prole.
Il ragazzo è figlio di un’ebrea, quindi a sua volta lui stesso ebreo. E siamo in Austria nel 1936. Incontrarlo, aiutarlo, prendersene cura possono significare la fine dello status raggiunto, al quale Leonida tiene.
Quindi, che fare?
Mi adeguo alla legge dello spoiler e rinuncio a raccontare oltre.
Tutto in una giornata, dal mattino alla sera, quando Leonida si addormenta all’opera e sogna una grande radura inaridita, che viene da credere sia l’immagine della sua fortunata vita di successo.
Breve piccolo romanzo, molto mitteleuropeo, tanto Finis Austriae, scritto da un ebreo che dovette fuggire e lo pubblicò a Buenos Aires nel 1941 prima di approdare definitivamente a Los Angeles. Bello. Sottile e intenso. -
Parafraseando una cita de El llano en llamas, de Juan Rulfo, que vuelvo a recomendar desde aquí, la sensación con la que me quedo al terminar esta cortita novela es la de que he caminado mucho más de lo que he andado.
No me ha gustado mucho el estilo con el que está escrito, lo que siempre es algo muy personal, pero el contenido, la estructura, el fondo que encierra la novela, me han parecido soberbios. Toda ella es un monólogo y, por tanto, el relato de un conflicto personal, realmente un doble conflicto personal, al que se enfrenta un personaje burgués (en el peor sentido posible del término), cobarde y ruin al que le queda su poquito de conciencia, la justa y necesaria para la existencia de tales conflictos.
Pero la novela no se queda solo en el relato de una anécdota vital de un personaje antipático y mezquino, sino que retrata de una forma austera, precisa, sutil y perspicaz el clima político que caracterizaba aquella Europa central de entreguerras, lo triste, duro e injusto que puede ser el destino y ciertas actitudes sociales e íntimas que, desgraciadamente, son propias de cualquier época.
Como decía Kafka que deberían ser nuestras lecturas, este es un libro que muerde, que pica. -
È un frac, ricevuto in eredità da un compagno universitario morto suicida, a fare la fortuna di Leonida. Con quel frac addosso, da povero figlio di un insignificante professore di ginnasio , Leonida inizia la sua scalata sociale, frequentando balli e intrattenimenti mondani. La bella presenza e il talento per il valzer lo aiutano a diventare uno dei giovanotti più contesi di Vienna. Dopo di che, con un colpo da maestro, corona il galoppo verso il successo sposando la giovane e splendida ricchissima Amelie Paradini. A cinquant'anni appena compiuti, Leonida si sente un uomo arrivato. Fra messaggi d'auguri ricevuti per il compleanno c'è una lettera che sconvolge il suo perfetto paradiso d'egoista. La busta è vergata in inchiostro azzurro pallido da una scrittura femminile che lui conosce bene, e la missiva che contiene gli scatena dentro un'ondata di memorie e paure. La donna che gli scrive, Vera, è stata la sua amante diciotto anni prima ed ora gli chiede un favore . Pagina dopo pagina seguiamo questo falso e mellifluo campione di arrivismo che si arrovella sulle conseguenze del suo malaugurato tradimento: sei settimane di passione con una ragazza dalle origini semite, che lui ha deliberatamente ingannato . Il dramma è tutto qui, nelle miserie di un uomo da poco, in bilico fra meschinità e sensi di colpa, che in un lungo monologo interiore intenta a se stesso un processo immaginario in cui un po' si flagella e un po' si autoassolve.
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A short and concise book that could have been shorter and even more concise; although it works well enough as it is.
The story is one of those that feels cinematic, but purely in black and white. It was easy to visualise it as a drama filmed in the 1940s or 50s.
This story of circa a day and a half of a senior Austrian civil servant in the ministry of Education in the 1930s, who happens to be Jewish, is something that I would never have read but for exclaiming one day that I didn't know that Alma Mahler had written memoirs (
mein leben), for lo it came to pass that Franz Werfel came to be Alma Mahler's final husband. Indeed the trophyish wife here Amelia who spend her days working at appearing young and being slim is vaguely Almaish, certainly perhaps psychologically, in being the wealthier of the two which the narrator found challenging.
The story reminded me of Stefan Zweig's writing in the sense that it is professional and efficient, but there is not much more to recommend it. And these days thanks possibly to education, many more novels reach that minimal standard than previously was the case. The Jewishness bumps up the interest and provides a coat of gloss but only because of the where and when of the setting.
Curiously, to my mind the main story seemed to take place off the page with the life of the woman with whom the central character had an affair some years ago and who returns in to his life through the letter alluded to by the title of the book. This emphasises the central character's role as detached observer of what is going on, but as readers we know that he in the end will get caught up in events and it will quickly be too late for him to find a safe refuge. -
Una lettera irrompe nella lussuosa e vuota esistenza di un funzionario della Vienna del 1936. E' il passato che si riaffaccia con il sapore dell'unica forte emozione mai provata, l'amore per una donna, e il senso di colpa che il ricordo della relazione troncata senza spiegazioni affiora prepotente.
Un lungo monologo/processo, di cui Leonida è imputato, accusatore, difensore e giudice. Ne uscirà assolto, in nome di un'ipocrisia diventata filo conduttore di una vita mai vissuta pienamente (se non nei giorni della "colpa"). Al termine della giornata si addormenterà a teatro, un sonno profondo che sa di fine e che rimanda al crollo di un mondo, quello mitteleuropeo, ormai polveroso e guasto. Senza speranza. -
Ho trovato questa storia travolgente ed imprevedibile, con un protagonista maschile altalenante e ben definito insieme alla protagonista femminile più giovane. La vicenda si snoda e si lascia scoprire pagina dopo pagina, forse troppo presto peccato ma sicuramente una bella lettura!
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Nachtrag, ca. 2014 gelesen
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"Quand’è che imparerò a comportarmi come una pecora nel gregge? Bisogna sapersi accontentare"
Franz Werfel nasce a Praga nel 1890. È rivoluzionario pacifista durante la prima guerra mondiale, viene espulso dall’Accademia prussiana perché ebreo nei primi anni Trenta, mentre i suoi libri in Germania vengono bruciati. Perseguitato dalla Gestapo, Werfel fugge prima a Parigi e poi a New York, dove nel 1941 pubblica “Una scrittura femminile azzurro pallido”, che rappresenta una sorta di congedo dal mondo europeo di quel tempo. Non ci stupisce quindi trovare in questo romanzo un richiamo al problema ebraico e una critica alla meschinità di un certo modo di pensare.
Il protagonista del romanzo è spregevole; è falso, arrivista, misero, meschino, pieno di pregiudizi, razzista, oltre che mediocre e senza valore.
Nonostante i suoi limiti riesce a fare fortuna e ad arrivare a considerarsi a cinquant'anni un uomo "arrivato". Sa però di avere un sospeso con una ragazza ebrea da farsi perdonare, ma evita ogni contatto, preferisce non vedere, non sapere, non pensare.
Il passato però irrompe, implacabile, lasciandolo combattuto tra il senso del dovere, il desiderio di mantenere il suo stato privilegiato e il fastidio contro la ragazza e contro tutti gli ebrei, così inopportuni, privi di tatto e incapaci di non infastidire il prossimo.
Lui, codardo, vuole solo che le cose si sistemino, vuole solo "accontentarsi".
“Quand’è che imparerò a comportarmi come una pecora nel gregge? Bisogna sapersi accontentare.”
Il dramma è tutto qui: un uomo meschino e razzista, solo in apparenza meritevole, che si rifiuta di vedere la verità perché scomoda, che preferisce pensare che la sua rispettabilità ed il suo futuro siano messi a rischio da ebrei, seccanti e minacciosi, piuttosto che dalla propria mediocrità. Impossibile non notare il parallelo che Werfel riesce a creare con l'Austria, ipocrita, vecchia, piena di pregiudizi che di lì a breve dovrà fare i conti con il nazismo e le leggi razziali.
Che cosa ci vuole dire Werfel? Forse che l'uomo è incapace di cambiare, di migliorare sé stesso. Ciò che siamo siamo e difficilmente riusciamo a modificare gli aspetti negativi del nostro carattere (ahimè, riusciamo invece bene a peggiorare quelli positivi).
Il libro è scritto con uno stile raffinato, anche se a tratti un po’ di maniera, ma dettagliato e impeccabile, tipico della letteratura di quel periodo a Vienna. Molto interessante anche il monologo interiore del protagonista, che fa un bilancio dei propri errori presenti e passati, ponendosi nello stesso tempo come imputato e come accusatore.
Vince, ce lo aspettavamo, l'ipocrisia... -
Franz Werfel (1890-1945) pertenece a aquella agraciada generación de intelectuales y artistas que se dio cita en la Viena de finales del siglo XIX y principios del XX. Personajes como Gustav Klimt (1862-1918), Sigmund Freud (1856-1939), Gustav Mahler (1860-1911), Richard Strauss (1864-1949), Oskar Kokoschka (1886-1980), Walter Gropius (1883-1969), Alma Schindler (1879-1964), Stefan Zweig (1881-1942), Joseph Roth (1894-1939), Arthur Schnitzler (1862-1931) y muchísimos más que con su talento contribuyeron a darle esplendor a la Viena de esos años y a convertirla en un enclave cultural de Europa.
Me parece que Franz Werfel ha sido uno de los escritores menos reconocidos o menos recordados de aquella generación. Sin menoscabo del talento de los demás, este escritor posee una sensibilidad, una elocuencia y un talento extraordinarios. Esta es la segunda novela que tengo la oportunidad de disfrutar, llegando al conocimiento de su obra cuando, hace años, empecé a explorar el fantástico mundo de aquella Viena, sobre todo de la Viena musical, pero también la Viena fastuosa, artística e intelectual que presagiaba el final del glorioso Imperio Austro-Húngaro.
En esa majestuosa ciudad flotaba, entre los vientos que aspiraban esos grandes artistas, una mujer llamada Alma Schindler, mujer inteligente y hermosa, la mujer más pretendida por los círculos intelectuales. Alma era como el éter en donde habitaban los dioses griegos y también era el aire del que respiraban aquellos geniales Vieneses. Primero fue la mujer de mi entrañable y grandísimo músico Gustav Mahler hasta que éste falleció; posteriormente se casó con el brillante arquitecto Walter Gropius fundador de la Bauhaus y finalmente abandonó a Gropius para entregarse a un hombre del cual se enamoró profundamente: Franz Werfel. Sus razones habrá tenido ella.
La novela se sitúa precisamente en Viena en el año 1936 cuando la sombra del Nazismo avanzaba irremisiblemente hacia esta ciudad. Su personaje principal es Leónidas, hombre que proviene de las clases medias y que repentinamente se encumbra en la más alta sociedad debido al matrimonio con una mujer muy rica y bien posicionada. Leónidas vive una vida placentera y tranquila cargado de honores y dignidades a sus 50 años, hasta que recibe una carta con una letra femenina azul pálido que lo inquieta sobremanera y lo hace entrar en un proceso de auto expiación, de análisis de conciencia y de un encierro en una angustiante culpa, espléndidamente retratada por Werfel; tan espléndidamente que podemos sentirla casi corporal y moralmente. Leónidas vive un cambio radical en su existencia que ahora está llena de inquietud, de dudas y de una culpa que arrastra penosamente.
La verdad lo había alcanzado a él que se sentía protegido eternamente. Aquella letra femenina tiene por sí sola tal carga emotiva y tal personalidad que hace caer de rodillas al protagonista inerme e indefenso. Su vida pareciera ya no pertenecerle. Una vez que supera el impacto puede leer la carta.
“Una Letra Femenina Azul Pálido”, su sólo nombre llamó poderosamente mi atención, es una novela escrita en 1941 bajo el influjo de esa talentosa musa llamada Alma y en donde creo hay una sutil referencia a su personalidad. Este trabajo de Franz Werfel es una pequeña-gran obra de arte que ha reafirmado mi inclinación hacia la literatura alemana de esa época. Digamos que es una pequeña pieza de cámara intimista y magistral pero a la vez Werfel sabe conmovernos con una sutil contundencia.
A este respecto el autor aprovecha para delinear maravillosamente personajes secundarios y explorar también en la psicología humana y en el desarrollo de toda persona, en los traumas que suelen cambiar y marcar nuestras vidas para siempre. Hay un párrafo en especial que me parece extraordinario y con el cual concuerdo absolutamente. Es una idea que algunas veces aparecía en la superficie de mi mente pero sólo de manera fugaz y amorfa y que Franz Werfel me la ha puesto en blanco y negro:
“Además del nacimiento y de la muerte, hay un tercer acontecimiento catastrófico que el hombre debe experimentar a su paso por este mundo. Es algo que yo llamaría el “parto social” … me refiero a la conmoción que, para un hombre joven, supone el pasar de una irrelevancia total y absoluta a su primera experiencia auto afirmativa dentro del marco de la sociedad establecida. Son muchos los que sucumben a este parto o, como mínimo, quedan lesionados por el resto de sus días.
Por último, una acotación: esta novela no hubiese podido ver la luz en los tiempos actuales ya que el receptor de la carta, Leónidas, nunca hubiera sufrido tal crispación como la que sufrió al ver esa letra femenina azul pálido, ya que en su lugar hubiese visto un frío e impersonal mensaje de texto el cual hubiera eliminado de inmediato y con esto se hubiera ahorrado toda la angustia existencial que sufrió. Con 100 páginas más le hubiera dado 5 estrellas, sin embargo me queda el consuelo que de los libros de 4 estrellas es sin duda uno de mis favoritos. -
Verfijnde en subtiele roman over jaloezie, een rein geweten en de grenzen van de burgerlijkheid. Werfel is een van die grote kleine en bij ons jammerlijk vergeten reuzen van de Duitstalige literatuur. Graag meer van dat.
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Léon (abbreviativo di Leonida) è un alto funzionario viennese sposato con un’ammaliante ereditiera, dalla vita in apparenza senza macchia. Riceve però improvvisamente una lettera dalla “scrittura femminile azzurro pallido”, una comune richiesta di aiuto inviata però dalla sua antica amante, conosciuta quando ancora era un misero universitario in cerca di affermazione nella società ma mollata quando era oramai già appena sposato, grazie alle convenienze del suo “nuovo vestito”. Tutto ciò riapre in lui uno squarcio, commettendosi in alcuni slanci insoliti per la sua figura oramai pavida e conformata alla società mitteleuropea degli anni trenta del Novecento, senza però compiere il passo decisivo e, nonostante la commovente rivelazione finale, finendo per ritornare alla sua vile normalità da “valoroso” sovrintendente.
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Ho letto questo libro dopo "L'aristocratico" di Weiss, che mi aveva alquanto depresso con il suo "pessimismo cosmico", ed in un certo senso ero pronta ad essere depressa ancora di piu' da Werfel, che non conoscevo. Invece, che piacevolissima sorpresa: la scrittura di Werfel e' attuale e scorrevole, i personaggi approfonditi, la storia semplice ma profonda e toccante.
Uno di quei libri che ti lascia la voglia di leggere altro del suo autore, e sicuramente ti lascia un insegnamento anche nell'anima. -
Romanzo breve ambientato nella Vienna del 1936, dove sullo sfondo aleggia, sfumato ma già prepotente, il potere nazista. La storia di un alto funzionario partito dal nulla ed arrivato alla sua posizione per un colpo di fortuna ed arricchitosi tramite il patrimonio della moglie. Un uomo opportunista, apparentemente arrogante ma in realtà debole e meschino. Una prosa raffinata, ma forse un po' ridondante.
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Een mooi geschreven verhaal over de consequenties van een verkeerde beslissing in het verleden, en hoe dat je jaren later weer kan inhalen.
De manier van schrijven doet me wat aan Stefan Zweig denken, al zal het er vast mee te maken hebben dat ze tijdgenoten waren. Een boekje dat je aan het denken zet. -
Romanzo che mi è piaciuto tantissimo e mi ha permesso di conoscere Franz Werfel.
A partire da un pretesto banale, la lettera ricevuta da un'ex-amante, Werfel scava nella psicologia del protagonista, Leon, uomo di successo, che si è fatto da solo, apparentemente integerrimo e fedelissimo alla ricca e gelosa moglie (). Racconta la sua storia, i suoi conflitti, le debolezze e le ambiguità, un ego smisurato capace però di tante piccole grettezze.
Affascinante la descrizione del contesto storico: la Vienna del 1936 in piena adesione alla politica nazista di epurazione degli ebrei dai ruoli di rilievo. Dà i brividi sentire il protagonista chiamare alcune persone "intellettuali ebrei" (da tenere conto che l'autore stesso è austriaco di origine ebraica e ad un certo punto ha dovuto lasciare la patria per gli Stati Uniti).
Una nota: l'ossessione della moglie di Leon per la linea... niente di nuovo sotto il sole🙄 -
leonidas, anfang fünfzig, erfolgreich, schön, verheiratet, erhält eines tages einen brief seiner ehemaligen geliebten, geschrieben in einer blassblauen frauenhandschrift, der sein leben zum vibrieren bringt.
mein erster werfel. dachte mir beim lesen, wenn ein autor über das wetter schreibt und ich dabei nicht einschlafe, ist das ein sehr gutes zeichen. mochte den sound, klassisch aber nicht hochgestochen oder eingestaubt. leonidas war für mich eine richtig interessante, abgewichste antiheldenfigur. auch wenn dieser das vielleicht nicht so wahrnehmen kann, ist das eine tieftraurige geschichte. -
"Se uno non sa nulla, non può essere chiamato a rispondere di nulla."
Oggetto dei miei pensieri in questo momento le connessioni che ti portano da una lettura ad un'altra: sembra che ci sia una sorta di "macumba" che crea un fil rouge tra le letture senza che chi legge ne sia effettivamente consapevole.
Ed ecco che terminato un romanzo sulla meschinità dell'uomo, mi trovo a leggerne un altro sempre sullo stesso tema. Quasi a voler sottolineare che l'uomo rimane sempre uguale a se stesso ma ciò che muta nel tempo è il modo di rappresentarlo.
Uno spaccato d'epoca questo "azzurro pallido" (anni '40), che ben tratteggia i gusti melo' di un periodo. In merito registro toni un po' troppo enfatici per non essere al giorno d'oggi avvertiti (almeno da me) come sopra le righe.
"Ebbro ero, ubriaco di disperazione. Due fatti essenziali della donna che adoravo mi facevano continuamente ripiombare negli abissi della mia indegnità: la pulizia del suo intelletto e una specie di alienità dolce che mi estasiava al limite del brivido."
Questo breve romanzo dipinge in maniera simmetricamente perfetta una società, una borghesia arricchita che finge di non vedere ciò che le accade intorno, che volutamente ignora ciò che subisce il popolo ebreo, specchiandosi negli ignobili comportamenti di un uomo che preferisce chiudere gli occhi di fronte alle conseguenze delle proprie azioni, operando scelte di facciata per mantenere status sociale, agiatezze e denaro.
"Chi l’avrebbe mai pensato che nei Paesi dove questi presuntuosi non possono respirare uomini di grande cultura come il padre di Emanuel vengono torturati a morte mentre a me e a te non succede nulla? Ma no, è dimostrato che queste atrocità sono tutte inventate. Sono favole, e io non ci credo. Sebbene Vera sia la sincerità fatta persona, non ci voglio credere."
Strappare una lettera per non sapere o pensare senza verificare che "le atrocità sono tutte inventate" sono gesti di pari livello che non liberano la coscienza né scaricano da responsabilità, ma rivelano la piccolezza dell'uomo. -
Questo libricino parla del processo all'anima di un uomo ben collocato in società per i suoi "peccati giovanili". è ambientato a Vienna nella prima metà dello scorso secolo e affronta le tematiche dell'infedeltà, delle differenze di nascita e di ceto, di cosa renda un uomo "nobile" e delle discriminazioni razziali nei confronti degli ebrei, dal punto di vista di qualcuno che è sempre stato abituato a badare solo al proprio orticello. Ho apprezzato particolarmente la scrittura di Werfel, a tratti particolarmente lirica.
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Very good indeed - nice twists and turns to a common plot structure - excellent foreshadowing of nazism etc - short and well worth a couple of hours of your time. Complete Review has a good review of it, if you are interested, but I can't do the link on my phone.
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Una pequeña joyita, un descubrimiento
http://entremontonesdelibros.blogspot... -
Dieses Büchlein ist mir im letzten Jahr immer mal wieder über den Weg gelaufen und schlussendlich fasste ich den Entscheid, dass ich es nun endlich mal lesen müsse. Dass es gleich zu mehreren Challenges passt, ist ein weiterer Pluspunkt für Werfels Werk.
Die Geschichte spielt sich nur innerhalb eines einzigen Tages ab und ist dabei sehr ruhig und bedacht erzählt. An einigen Stellen wechselt die Erzählperspektive und auch die Beschreibungen des Wetters im Oktober sorgen für Atmosphäre. Gleichzeitig widerspiegeln diese das Innenleben unseres Helden.
Interessanterweise ist Leonidas nicht wirklich ein sympathischer Character, aber auch kein Antagonist. Er ist ein Mensch, wie es viele gibt, gab und geben wird. Sie lassen sich von aktuellen Strömungen tragen, profitieren und sind doch eigentlich ziemlich schwach. Mir persönlich kam Leonidas vor wie der bekannte "Fisch in der Hand".
Dabei ist er wohl der Prototyp der damaligen höheren Gesellschaft. In Deutschland gehen seltsame Dinge vor sich, in Österreich und dem Rest der Welt guckt man schief und beobachtet erst einmal. Ist ja alles irgendwie weit weg.
Doch dann geschieht etwas und es macht klick. Plötzlich hat Leonidas irgendwelche kuriosen Ideen und Fantasien und kann diese nicht mehr von der realen Welt unterscheiden. Wenn ich ehrlich sein darf - ich habe mich da auch selbst wiedererkannt. Zum Glück habe ich in meinem Leben einen Anker, der mich in solchen Situationen wieder auf den Boden der Tatsachen holt. Werfels Held fehlt dieser Halt.
Aber genau diese Schwäche lässt Leon, wie er von seiner Gattin genannt wird, auch glaubhaft wirken. Er ist ein ganz normaler Held, der von seiner Vergangenheit eingeholt wird. Werfel schreibt ohne Pathos, es ist eine Geschichte, die einem jeden in irgendeiner Weise widerfahren könnte. Auch das Thema des Zweiten Weltkrieges ist nicht dominant, aber es lauert im Hintergrund und drängt sich in Form von Vera in Leonidas Bewusstsein.
Somit ist "Eine blassblaue Frauenschrift" ein kurzes, aber äusserst lesenswertes Buch, das mir wirklich Eindruck gemacht hat. -
Hinter der blassen Schrift verbergen sich Abgründe
„Scheußliche Sucht des Beamten, alles zu motivieren, alles zu unterbauen! Lag nicht das wahre Leben im Unvorhergesehenen, in der Eingebung der Sekunde? Hatte er, auf den Grund verderbt durch Erfolg und Wohlergehen, schon mit fünfzig Jahren verlernt, wahr zu leben?“ (S. 71)
Dieses (Lese-)Jahr steht bei mir scheinbar bisher unter dem Banner „Klassiker“ – habe ich doch in den ersten 5 Monaten dieses Jahres schon den ein oder anderen gelesen bzw. bin noch dabei.
Als „vor der nächsten Leserunde“-Lektüre hatte ich mir unter anderem spontan die Novelle „Eine blaßblaue Frauenschrift“ von Franz Werfel ausgewählt. Nun, die 154 Seiten stellen jetzt keine große (zeitliche) Herausforderung dar, inhaltlich war ich jedoch erstaunt, was sich hinter der blaßblauen Schrift alles verbirgt.
Neben der intensiven Betrachtung von Leonida´s Innen- und Seelenleben, dass Selbigen auf Grund eines geheimnisvollen Briefes seiner ehemaligen Geliebten aus der Bahn zu werfen scheint, erfährt die geneigte Leserschaft auch etwas zur (politischen) Stimmung in Österreich des Jahres 1936, was sich nicht nur in Absätzen wie diesem widerspiegelt:
„Stürmisches Wetter. Leonidas hat den Wetterbericht des Radios im Ohr. […] „Depression über Österreich. Stürmisches Wetter im Anzug.““ (S. 149)
Dieses schmale Büchlein, dass mich insbesondere im 3. Kapitel teilweise an Franz Kafka denken ließ (wer wird es mir verübeln, war doch Werfel ein Freund von Kafka gewesen, auch wenn diese Novelle erst 17 Jahre nach Kafka´s Tod erschienen ist), ist auf jeden Fall eine kurzweilige, teils erheiternde, teils nachdenklich stimmende Lektüre, die ich zukünftig wohl immer mal wieder in die Hand nehmen werde.
Klare Leseempfehlung!
©kingofmusic -
Un romanzo e un tipo di scrittura che per certi versi mi hanno ricordato Sándor Márai e già questa è una nota super positiva
Ci sono delle sensazioni altalenanti via via che si prosegue con la lettura perché la parte centrale risulta un pochino noiosa, prolissa e macchinosa; il protagonista Leonida si perde un po’ in congetture personali, nel lungo flusso di coscienza si capisce che Werfel non è Márai che al contrario suo è un maestro in questo tipo di narrazioni. Le ultime 30 pagine però innalzano di botto il valore complessivo del libro che quindi si prende meritatamente 4 stelline. -
È l'autunno del 1936, e Leonidas Tachezy ha raggiunto l’apice della sua brillante carriera di burocrate austriaco.
Ha. una moglie incredibilmente bella e molto più giovane, Amelie, e tutto sommato si sente in cima al mondo. È vero, la coppia è rimasta senza figli, ma per il resto difficilmente può lamentarsi della sua vita.
Un giorno note tra una pila di lettere che attendono la sua attenzione, una busta scritta a mano in inchiostro azzurro, la calligrafia è quella di una donna ebrea , Vera Wormser, con cui ha ha avuto una relazione molti anni prima, e da cui teme, anzi crede, sia nato un figlio ora diciottenne. Il frutto della colpa.
Con una prosa semplice e parsimoniosa nelle descrizioni , Franz Werfel traccia il ritratto di un uomo codardo e mediocre che teme di veder crollare il suo piccolo mondo perfetto, ed è in quest’assenza di coraggio morale che nasce un profondo e drammatico dialogo interiore con la propria coscienza
Il romanzo è percorso da un'ansia di fondo, un rumore bianco di cui Leonidas è in qualche modo inconsapevole, o che deliberatamente ignora, ma che rappresenta il significato morale degli eventi politici che stanno per consumare il mondo. -
POROD!
Jedna z těch knížek, kdy je hrdina takovej valoun, že přemýšlí nad údělem každého pohybu, takže než se tam něco Lešek Semele, tak uteče padesát stran. V tomto případě maníkovi došla poštou obálka s bledě modrým ženským písmem a jemu začne klepat na palici, páč to znamená jen jedno - nějaké ex roštěnka se snaží vymámit alimenty, nebo na něj prostě chce seslat nějakej beef, jak říkaj hip hopeři v tom českým hip hopovým pondu.
Tahle pasáž má asi 50 stran a kdybych měl takhle dumat nad vším, co denně dělám, tak jsem pokaděnej, hladovej a neuspokojenej. To si lidi prosím vás uvědomte, až budete zase sdílet nějaký citáty, že knižní svět je daleko lepší než reálnej.
Pak se knížka dá trochu do richtiku, ale to už bylo i na mě pozdě, aby se z toho vysekalo víc než 6/10. Takto mohu doporučit pouze těm, kterým akorát přišlo roční vyúčtování od plynárny a mají strach to otevřít. -
'Daar staarde hij met ontzette ogen lange tijd naar het strenge en steile vrouwenhandschrift, woog de lichte brief onophoudelijk op zijn hand en durfde hem niet open te maken. Met almaar persoonlijker zeggingskracht keken de sobere pennentrekken hem aan en vulden geleidelijk zijn hele wezen als met een gif dat de polsslag stillegt. Dat hij Vera's handschrift nog eens onder ogen zou krijgen, had hij zelfs in zijn somberste angstdroom niet meer voor mogelijk gehouden. Wat voor een onverklaarbare en onwaardige schrik had hij daarnet gevoeld, toen van tussen zijn routinepost plotseling haar brief hem aanstaarde? Het was een schrik uit de vroege jaren van zijn leven, helemaal dezelfde. Zo mag een man niet schrikken die zijn top bereikt heeft en zijn loopbaan haast voltooid.'
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En poco más de cien páginas describe de una forma maravillosa un monologo que refleja el momento vital del protagonista, la ciudad donde vive, el entorno de lo que se avecina con la vecina Alemania y sus consecuencias.
Un alto funcionario del gobierno austriaco se ve sorprendido por algo que ya ha olvidado y teme que todo lo que ha conseguido, estatus social, matrimonio que le eleva a los más altos circulos, se desmorone con la noticia que no espera ni esperaba recibir nunca.
Me ha recordado a “Carta de una desconocida” pero desde el otro punto de vista.
Aún así me ha gustado como refleja el autor la hipocresía, la vida social, el papel de la mujer destinada a ser solo un florero y poder pasear por los mejores lugares de Viena, cuando la realidad es bien diferente. -
one of those books where every word is at its right place. fenomenal. i can't figure out how the author manages to convey the slimyness of leonidas without exaggerating, since the book is written from his point of view entirely. the translation is sublime. read it!
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“Due fatti essenziali della donna che adoravo mi facevano continuamente ripiombare negli abissi della mia indegnità: la pulizia del suo intelletto e una specie di alienità dolce che mi estasiava al limite del brivido.”
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Terribly bored by whiny men being unable to face the consequences their actions.