Title | : | Passato prossimo: donne romane da Tacita a Sulpicia |
Author | : | |
Rating | : | |
ISBN | : | 8807814994 |
ISBN-10 | : | 9788807814990 |
Language | : | Italian |
Format Type | : | Paperback |
Number of Pages | : | 187 |
Publication | : | First published January 1, 1996 |
A Roma, infatti, per la prima volta nella cultura dell'Occidente, si forma un modello di rapporto fra i sessi destinato a lasciare le sue tracce sino alle soglie del Duemila.
“La storia delle donne romane merita particolare attenzione. A differenza della storia delle donne greche e delle altre donne antiche non è un passato remoto. È il nostro passato prossimo. E forse, in qualche misura, è anche una parte del nostro presente." Così Eva Cantarella conclude il suo avvincente quadro della condizione femminile tra società precittadina ed età augustea. Il libro, diviso in due parti, affronta nella prima la questione del silenzio imposto alle donne agli albori della civiltà romana, quando sorse la città; nella seconda tratta della cosiddetta "emancipazione" femminile, a partire dalla fine delle istituzioni monarchiche sino al potere di Augusto. Passando in rassegna figure di donne storiche, mitiche e divine, ossequiose o ribelli che fossero alle regole giuridiche e alle pratiche sociali, fra conquiste femminili e reazioni maschili.
Passato prossimo: donne romane da Tacita a Sulpicia Reviews
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Come scrisse Moses Finley, i romani, non indicando le donne con il prenome, volevano mandare un messaggio: che la donna non era e non doveva essere un individuo, ma solo una frazione passiva e anonima di un gruppo familiare. Una frazione passiva e anonima che, essendo la sua destinazione quella di moglie (di un marito non da lei scelto) e di madre (di figli sui quali non avrebbe avuto alcun potere), non v'era ragione di individuare e conoscere come singolo, specifico e irripetibile essere umano.
Eva Cantarella indaga il ruolo della donna nel mondo romano, basandosi su casi giuridici e leggi, arricchendo il tutto con interessanti narrazioni di fatti realmente accaduti (o così ritenuti tali dagli scrittori che li hanno tramandati) inerenti a donne, sposate o meno.
Si inizia con l’età arcaica: la donna deve essere silenziosa e accettare tutto ciò che l’uomo dice, perché se parlasse farebbe casini. Immagine simbolo di questo periodo è la dea Tacita Muta, che ammonisce le donne al silenzio e alla rassegnazione. Accanto a lei, fanno da modello Lucrezia e le figure femminili che sacrificano la vita piuttosto che perdere la castità. Perché la castità è una delle caratteristiche fondamentali della donna rispettabile, insieme alla pietà e alla modestia.
Le cose cambiano andando avanti nel tempo: le donne iniziano ad avere un “ruolo” maggiore nella vita della famiglia. Ancora non hanno l’opportunità di mettere le mani sul patrimonio, ma hanno un importante spazio nella crescita e nella costituzione del futuro cittadino romano, dovendo educare i figli. In questo modo, nonostante non abbiamo tante libertà, le donne romane pensano di avere almeno una qualche utilità alla società. È per questo che non esistono vere e proprie “ribellioni” da parte della compagine femminile. Le donne accettano il loro ruolo perché sono abituate a pensare secondo i canoni maschili dell’età antica, scegliendo di migliorare al massimo le proprie condizioni, non alternandole indelebilmente.
Passando al I secolo a.C. le donne “acquistano” maggiori libertà: a causa delle guerre gli uomini sono spesso lontani da casa, muoiono, non sono presenti nel nucleo familiare. È così che le donne entrano nei meccanismi testamentari, diventano più forti nel ruolo di “padrone” di casa, spesso devono far fronte alle difficoltà da sole, mentre i mariti o i padri sono distanti.
Nello stesso momento, anche i costumi cambiano: Ortensia, per esempio, è famosa per essere stata un avvocato donna. Mi spiego meglio: vedendo che un numero alto di donne sarebbe stato tassato a causa della guerra, lei prese le difese di questo gruppo di matrone, dimostrando che solo coloro che partecipavano alla cosa pubblica dovevano pagare le tasse. In questo caso le donne si sono unite non per rivendicare dei diritti, ma per avere delle esenzioni. Non si può quindi parlare di vero e proprio atto femminista, come può essere considerata la propaganda di inizio novecento portata avanti dalle donne inglesi (le famosissime suffragette), le quali chiedevano diritti e riconoscimenti, non semplici esenzioni da tasse.
In questa disanima del ruolo della donna nell’antica Roma, Eva Cantarella inserisce interessantissimi aneddoti su donne vere che hanno lasciato un segno nella cultura e nella letteratura latine. È un esempio Lesbia, ovvero Clodia, amata alla follia da Catullo e ben presto descritta come degenerata e lussuriosa da Cicerone. Il famoso avvocato riesce a far scagionare il proprio assistito, probabilmente colpevole, facendo diventare la donna l’accusata. Come? Diffamandola e descrivendola usando tutte le qualità che le donne NON dovevano avere. Non dovevano essere troppo belle, troppo attente al loro aspetto. Non dovevano essere troppo libere nei costumi, dovevano essere morigerate e mai parlare a sproposito. Non dovevano dimostrare di essere intelligenti o sarebbero parse superbe. Insomma, nella mentalità del I secolo ancora c’era l’immagine di Tacita Muta.
Altro interessante esempio è quello di Sulpicia, una poetessa che viveva all’epoca di Tibullo e le cui opere sono considerate ora parte del Corpus Tibullianus. Nei suoi componimenti poetici la donna descrive un amore libero, nato naturalmente, non imposto da nessuno. Fa scandalo, pensare che una donna possa scrivere qualcosa del genere durante l’antica Roma. Ci sono rimaste le sue poesie, solo perché lei scriveva sotto pseudonimo.
Tante donne, tante facce della femminilità: provocanti o sottomesse, le donne sono state considerate quasi sempre d’intralcio alla vita pubblica della Roma antica. Nel momento in cui le donne scoprono che determinati lavori tipicamente maschili non hanno divieti per il loro sesso, per esempio l’avvocatura, subito vengono fermate e schernite dagli uomini. Perdono la possibilità di andare al foro, dovendo recludersi a casa a filare la lana e a dare forma al futuro cittadino romano.
In poche pagine la Cantarella ci presenta un mondo complesso, fatto di leggi e consuetudini, in cui il matrimonio e la cura (intesa come tutorato) dei figli è nelle mani dei paterfamilias e dei maschi “di casa”, un mondo in cui le donne accettano e subiscono, oppure vengono tacciate di sconvenienza.
Un ottimo libro, un saggio molto approfondito sui vari temi che toccano il mondo femminile nell’antichità. Consigliato! -
" Passato prossimo ", di Eva Cantarella, è un saggio del 1996, di cui io avevo letto varie citazioni e riassunti in un libro per un esame universitario, "La donna romana " di F. Cenerini; il libro della Cantarella ha, infatti, come tematica principale quella della condizione sociale, economica e morale della donna romana, dalla fase arcaica all'era Augustea.
Una condizione, quella delle donne romane, basata, secondo i mos maiorum, la morale degli antichi, sul silenzio ( dimostrato con l'esempio di Tacita Muta, ninfa chiacchierona che, in quanto donna, aveva fatto un cattivo uso della parola ed era stata punita col mutismo ); sulla subordinazione femminile a quella maschile in tutti i campi.
Eppure, come mostra Cantarella nel suo saggio, percorrendo i secoli che seguono la fondazione di Roma, già da metà del II secolo avanti Cristo, la condizione economica delle donne romane è migliorata, portando a quella che è considerata l' ''emancipazione'' delle donne romane.
Saggio forse un po' acerbo nello stile, ma ottimo nella sostanza.
3 stelle e mezzo. -
Simplemente una maravilla; me atrevería sin problemas a poner a Eva Cantarella a la altura de Foucault; nos lleva en su libro a través de la historia romana, analizando el papel de la mujer desde la fundación y poco antes, hasta el gobierno de Tiberio y las leyes de Augusto, valiéndose de la historia personal de algunas mujeres, y analizando el contexto histórico, social y legal de la mujer en una época específica.
Sin dejar de lado la interpretación de los hechos, pero con una “objetividad” brutal, repleta de referentes históricos (lo que la diferencia de la gran mayoría de las autoras feministas), Cantarella analiza las causas de comportamientos y diálogos de personajes históricos, y nos regala una forma de entender la realidad histórica de la mujer romana muy superior a las interpretaciones que he encontrado en otros autores, que se valen de un orden de pensamiento moderno sin correlato con organización psicológica, social y legal de aquellas épocas.
De la traductora, ni qué decir, hace un espléndido trabajo; insertando algunas notas, ninguna de ellas fuera de lugar, en la que hace gala de sus conocimientos históricos más allá de la mera traducción. Excelentemente bien escrito, claro, ligero, interesante, objetivo, hermoso.
El segundo de los feminismos de editorial Cathedra que he tenido oportunidad de leer, y debo decir, la segunda maravilla, ha valido cada centavo de sus descomunales precios. -
Un libro interessante che descrive la condizione e l’ evoluzione della donna romana, dalla dea Tacita Muta degli albori delle civiltà romana fino all’ età imperiale. E’ scritto da un’autrice che ha la capacità di essere divulgatrice senza cadere nel banale romanzando la storia. Il libro ha diversi livelli di lettura, una ricca appendice di note e fonti ed una conclusione che lascia comunque spazio ad ulteriori riflessioni perché, come dice l’ autrice , “… le conclusioni vere sono quelle che ciascuno trae per suo conto. Un libro non ha una sola vita. Ne ha tante, quanti sono i suoi lettori, in ciascuno dei quali esso suscita risonanze diverse…”.
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3.5
Era da molto tempo che volevo approcciarmi ai libri di questa studiosa italiana che si concentrano principalmente sulla cultura greca e latina, in varie sue sfaccettature e devo dire che non sono rimasta delusa
Questo libro é un vero e proprio saggio, abbastanza accademico, almeno per come l'ho vissuto io che sono abituata a leggere di questi temi in maniera più romanzata, quindi sono stata anche contenta di questa nuova esperienza di lettura, che non mi é affatto dispiaciuta
La Cantarella racconta la storia delle donne romane, partendo dalle origini, dal Regno di Romolo e anche prima, fino ad arrivare alle donne dell'epoca repubblicana, fermandosi con la salita al potere di Augusto, quindi il tramonto della Repubblica romana.
La parte interessante, oltre al racconto delle singole donne, i cui nomi sono rimasti nel tempo o per la loro estrema virtù o per la loro mancanza di virtù, é stato proprio lo studio della mentalità, della storia e dei motivi che hanno formato quella mentalità e come questa si sia modificata e perché. Ma soprattutto perché questi ideali sono sopravvissuti in modo quasi invariato, perché le donne non si sono veramente ribellate all'oppressione nei momenti in cui sembrava che ne potessero avere i mezzi.
Questo l'ha reso un libro pieno di spunti di riflessione oltre che un mezzo per conoscere la storia di Roma e dei suoi membri più celebri
La scrittura é scorrevole, e il saggio é breve, meno di 150, ma non per questo meno intenso. Comunque non lo consiglierei a qualcuno che non si é mai approcciato a queste tematiche o che non ha un minimo di base storica, non perché appunto sia difficile, ma perché si parla di tanti personaggi, di leggi, ci sono parole e tradizioni latine e in latino, che non sempre é facilissimo seguire. Anche io che penso di avere una discreta base in materia, in alcuni punti mi sono un po' persa.
Sicuramente leggerò altri titoli dell'autrice e lo consiglio molto a chi é interessato alle tematiche, non rimarrete delusi. -
Un saggio entusiasmante grazie al quale ho scoperto alcuni aspetti della cultura romana che ignoravo.
Ricco l’apparato di note per chi vuole approfondire maggiormente l’argomento. -
interessanti le storie che racconta, ma non mi è piaciuto molto perché non amo i saggi.
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Desde que he empezado a redactar mi TFG he encontrado material muy interesante y este libro es un ejemplo. Totalmente recomendable aunque el lector no sea jurista.
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Interessantissimo
Il libro riprende in parte quanto contenuto in “L’ambiguo malanno” (alla cui recensione rimando), ma espone anche molto altro, ed è eccellente.
Recensione originariamente pubblicata su
http://www.libreriauniversitaria.it/ nell’estate del 2010. -
(ITA) rilettura per l'università, e gli alzo il voto a 5★ - chissà se in sei anni sono diventata più saggia (no) o semplicemente ora non leggendolo per "studiare" l'ho apprezzato di più. Spam Eva Cantarella nel dubbio
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[Letto per scuola]
Interessante, anche se me lo aspettavo diverso