Title | : | La tribù degli alberi |
Author | : | |
Rating | : | |
ISBN | : | 8806254901 |
ISBN-10 | : | 9788806254902 |
Language | : | Italian |
Format Type | : | Paperback |
Number of Pages | : | 198 |
Publication | : | Published November 22, 2022 |
E se chi dice «io» avesse centinaia, forse migliaia di anni? Intorno a Laurin, nei secoli, si è svolta la storia di una intera comunità, e lui ora – con le radici ben salde nel terreno e la chioma ancora svettante nonostante l’età – ne ripercorre le vicende, le incomprensioni, le feste, i dubbi e le promesse. Le piante si organizzano in clan: c’è quello dei Cronaca, seri e coscienziosi, imbattibili nel raccogliere informazioni. Ci sono i Terranegra, i più numerosi, originali e colorati, diversissimi tra loro. I temibili Gurra, alti e imponenti, sono taciturni (anche se al tramonto è facile sentirli cantare). I Guizza sciolgono i nodi delle scelte, pesano le decisioni e studiano i tramonti – mentre i Dorsoduro, instancabili scienziati, sono addirittura in grado di manipolare la percezione della realtà. Nella tribù degli alberi nascono amicizie speciali e legami indissolubili, qualcuno deluderà i compagni e qualcun altro li salverà. Una cosa li accomuna però: possono scegliere, e costruire un giorno dopo l’altro – se solo glielo permettiamo – il futuro del mondo in cui tutti abitiamo. Nessuno meglio di Stefano Mancuso ha saputo raccontare il regno vegetale, ma qui c’è la scoperta di una forma nuova, che coniuga la vivacità dell’apologo al rigore scientifico. Cimentandosi per la prima volta con la narrativa, il celebre botanico ha scritto una storia per tutte le età.
La tribù degli alberi Reviews
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Alla presentazione del libro di David Quammen, Senza Respiro, Adelphi Edizioni, che si è tenuto il 24 novembre 2022 al Teatro Troisi di Roma, Chiara Valerio ha menzionato questo libro, La tribù degli alberi di Stefano Mancuso.
In modo allegorico, Stefano Mancuso ci presenta il mondo degli alberi, che sono minacciati dall’uomo e dai cambiamenti climatici.
Con estrema delicatezza e sensibilità, Mancuso traduce con emozioni umane il dolore degli alberi, invitando il lettore alla compartecipazione
“Pino aveva trascorso una notte insonne, e la fatica accumulata nel viaggio e nella terribile esperienza dell’incendio stavano in qualche maniera chiedendo il conto, facendolo sragionare.
«Forse hai ragione, Laurin, non so cosa mi sta accadendo. Dico cose senza senso. Scusami, non mi sento ehmm… in forma».
«Hai bisogno di riposare per recuperare le forze e la lucidità. Non c’è nulla di cui preoccuparsi».
Lo speravo davvero. Nell’incendio, Pino aveva perso molti dei suoi amici. Li aveva visti bruciare senza che potesse fare nulla per aiutarli. Mi chiedevo come ci si potesse sentire dopo un evento del genere, quindi unii le mie radici alle sue per capire cosa provasse. Si trattava di una forma di partecipazione, possibile ma raramente praticata tranne da pochi compagni addestrati a questi compiti.”
Se solo anche noi provassimo a immergerci nel sentire universale di tutti gli esseri viventi, non faremmo più alcun atto contro la Vita:
“Nel momento stesso in cui le mie radici si unirono a quelle di Pino, tutto il suo dolore, le immagini di ciò che aveva vissuto, il suo senso di colpa per quello che avrebbe potuto fare e per il semplice fatto di essere sopravvissuto, mi colpirono con una potenza tale che dovetti ricorrere a ogni mia particella di forza per sopportarlo. Provare per intero l’intensità di un dolore non tuo – condividerlo – è roba da santi. E io non lo ero. Resistetti per pochi secondi, poi ritirai le radici.
Pino mi sorrise: «Grazie amico mio. Ora capisci?»
Lo accarezzai dolcemente e mi allontanai, incapace di rivolgergli una sola parola.”
Quello che l’uomo ancora fatica a capire è che a non sopravvivere alle catastrofi naturali sarà solo il genere umano:
“I millenni passeranno, la catastrofe climatica farà le sue vittime e finalmente tutto si stabilizzerà su un nuovo equilibrio, diverso da quello attuale. Gli esseri dannosi saranno diventati un’altra cosa e noi compagni saremo sempre qui. Questo è ciò che accadrà, e che io dia o non dia il consenso ad avere centinaia di nuovi vicini, non cambierà di uno iota la storia che vi ho raccontato.” -
Mamma mia, MERAVIGLIOSO. Quanta roba qui dentro!
Riferimenti chiari e limpidi al cambiamento climatico, strane patologie in aumento, gravi ed estremi eventi catastrofici, tema della memoria, importanza di pensare per la comunità e non per il singolo, anziani che fanno finta di non vedere e giovani che invece si muovono e organizzano il cambiamento.
Ma il tema che più mi ha colpito (e qui escono gli studi di Mancuso) è l'enorme flusso di informazioni tra vegetali che mi ricorda Avatar e le forti connessioni che esistono tra gli esseri viventi su Pandora.
Un lucido racconto di quanto il saggio mondo vegetale sia al corrente di ciò che accade.
I protagonisti di questa storia sono empatico-nati: si connettono, riescono a sentire quello che provano i compagni.
Mi ricorda moltissimo, anche qui, la sofferenza dei Na'vi su Pandora, quando "sentono" Eywa.
Tutto è in iperconnessione, ma Noi non sappiamo come fare ad accedere a queste informazioni, per vivere in armonia con il pianeta che abitiamo.
L'unico quadro che emerge, qui, è quello di una comunità intera di piante, iperconnese e intelligenti, che cercano di salvare il pianeta mentre noi, sadicamente, (glie)lo distruggiamo.
Questi esseri (noi) "sono fermamente convinti che l'intera storia dell'evoluzione sia esistita per giungere alla loro apparizione, e non concepiscono alcuna visione del mondo in cui non siano i migliori."
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"Art. 4: Endrevia rispetta universalmente i diritti dei viventi attuali e di quelli delle prossime generazioni." -
Mi dispiace ma stavolta Mancuso mi ha purtroppo molto deluso :( Mentre ho adorato i suoi precedenti libri, per la maniera di spiegare il mondo degli alberi grazie alla sua profonda conoscenza scientifica, in questo libro viene fuori solo uno sforzo posticcio e pretenzioso. Prosa banale e mix copiaticcio tra Harry Potter e i romanzi di Tolkien. Credo che sarebbe meglio se Mancuso lasciasse i romanzi a chi li sa scrivere veramente e si concentrasse su quello che invece sa fare meravigliosamente e cioè divulgare la sua conoscenza scientifica in maniera saggistica e non romanzata. Mi dispiace essere così duro ma non ci siamo proprio.
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Lo mejor: Mancuso y su comprensión sobre los árboles haciéndolos personajes complejos que se desplazan, se comunican y se comportan "arboreamente" definitivamente Laurin, Lisseta, el cronista y Ewan son unos personajes entrañables desde las primeras frases.
Lo no tan bueno: el último cuadro del libro se siente un poco apresurado
Lo que le hizo falta: que la biblioteca ocupara un lugar central en el cierre.
Lo sorprendente: lo ajeno que se sienten los personajes tácitos como animales y la humanidad que no tienen prácticamente ni una línea en el libro, a excepción de las aves que si destacan ligeramente. -
Piacevole racconto del mondo visto dalla parte degli alberi. Una comunità che vive e ragiona in modo collettivo senza rinunciare all'individualità. Si veicolano, sotto forma di narrazione, concetti fondamentali della vita e dell'importanza delle piante. Elementi di cui tener conto per comprendere i fenomeni sempre più attuali di riscaldamento globale e variazione climatica.
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Me costó un poco entrar en la historia, en parte porque es una fábula que hace muchísimos años que no leía y en parte por ese antropocentrismo que todos tenemos porque nos han educado en él. Según fue avanzando la historia empezó a gustarme bastante por como consigue desarrollarla siendo sus personajes árboles y por la parte de realidad que ya estamos comenzando a sufrir.
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Meglio saggista che romanziere! Anche se tutto sommato la storia diventa interessante,ho trovato la prima metà troppo metaforica e astratta, avrei preferito fosse più breve!
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Che dire? MERAVIGLIOSO sicuramente recupererò altro di questo autore.
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Davvero bello, un po’ pesante in alcuni parti come quella della biblioteca, ma con un bel messaggio.
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Da saggista a narratore, il passo non è breve, anzi; si rischia di non essere compresi.
Ed infatti, almeno per me non è stato facile procedere nella lettura.
Per cimentarti con un linguaggio tutto nuovo per te, cosa vuoi arrivare a dire Stefano Mancuso?
Come devo prendere questi alberi parlanti che tirano via le radici dalla terra e vanno alla scoperta del loro mondo? Inizialmente mi è sembrato di ricordare Il Signore degli Anelli ed infatti il libro si apre con una mappa stile fantasy.
“Forse è un libro per ragazzi?” Mi sono detta arrivata ad un certo punto, e forse si lo è. Ho creduto che fosse adatto solo ad una certa fascia d’età.
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Poi arriva la questione climatica.
🌿
Infine, dopo averlo riposto in libreria, sedimenta in me il messaggio che è stato veicolato tra radici e connessioni.
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Umanizzare: già Stefano Mancuso, che già sensibilizzava i lettori con i suoi saggi verso il mondo vegetale, ed in particolare gli alberi, qui ha fatto un passo avanti: ha umanizzato gli alberi.
Chissà perché noi umani diventiamo più sensibili verso chi finisce per somigliarci: così umanizziamo cani, gatti, cavalli. Quanti personaggi e fiabe con i loro volti.
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Dando una voce, un nome e un obiettivo da raggiungere a chi è immobile, lo ha reso più simile a noi, per far sì che noi potessimo immedesimarci nella sua vita, nelle sue difficoltà, per arrivare a capire quanto il problema sia comune a tutti i viventi su questa terra, comprese le piante. Soprattutto loro.
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Mi ha fatto vedere un’altro fondamentale punto di vista rispetto a questo grande problema chiamato clima. -
9!
Una fiaba in cui le piante sono le protagoniste, è una storia emozionante e avventurosa, vivacissima e millenaria.
Le piante sono creature sociali, intelligenti, capaci di dialogare e di muoversi.
Laurin è un vecchio tronco che vive con un’intera comunità in un territorio che si chiama Edrevia. Qui le piante sono organizzate in clan: c’è quello dei Cronaca, seri e coscienziosi, imbattibili nel raccogliere informazioni.Ci sono i Terranegra, i piú numerosi, originali e colorati, diversissimi tra loro. I temibili Gurra, alti e imponenti, sono taciturni. I Guizza sciolgono i nodi delle scelte, pesano le decisioni e studiano i tramonti, mentre i Dorsoduro, instancabili scienziati, sono addirittura in grado di manipolare la percezione della realtà.
Tutti "cercano sottoterra ma per guardare il cielo. Si studiano, si somigliano, si aiutano"
“Di ogni tramonto esiste un dettagliato resoconto da millenni: il colore, la durata, la trasparenza della luce, la presenza o meno di nuvole, il decorso del crepuscolo. Tutto è stato catalogato con attenzione negli sterminati archivi dei clan (....) e io ero felice di far parte di una comunità per la quale nessun tramonto scompariva invano". -
Noioso, non sono riuscita a finirlo. L'idea per la storia poteva anche essere carina, ma non va da nessuna parte. Inoltre non c'è una grande caratterizzazione né dei personaggi, né dei vari clan, lasciando un po' troppo al lettore il "dovere" di immaginarsi tutte le sfumature.
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Gli “esseri dannosi” siamo noi!
La tribù degli alberi è più che un racconto fantastico, che sarebbe da far leggere nelle scuole dell’obbligo, dove si ipotizza una vera e propria comunità di piante che pensano, agiscono e si relazionano. E’ una concreta denuncia dei comportamenti umani che, con la propria arroganza, avidità, egoismo, stanno distruggendo il pianeta senza rendersi conto che proprio noi, stiamo autodistruggendoci.
Una comunità di piante che fra di loro si chiamano “compagni”, e forse questo è l’ambito più corretto per utilizzare questo termine, dove effettivamente l’unione, la cooperazione e la solidarietà di tutti porta a una soluzione per salvare la comunità. Soluzione forse temporanea, ma vale la pena di rifletterci.
Il libro si svela man mano che si procede nella lettura e, appena terminato, ripercorro le prime pagine che adesso hanno un significato diverso.
Sicuro è che da quando ho letto i libri di Stefano Mancuso guardo le piante ed anche solo quelle che ho nei vasi in casa, con occhi diversi, pensando che in ognuna di esse ci sia una Lisetta o un Laurin o un Pino. -
Está bien, pero no me ha encantado.
Entiendo la finalidad, el mensaje de la historia, y aunque empezaba bastante bien, con un estilo ligero (esto sí se mantiene durante casi todo el libro) y echándole bastante imaginación al mundo en el que nos sitúa, la trama se va volviendo tan "realista" que pincha desde la mitad del libro hasta el final. Se podía haber transmitido el mismo mensaje y su urgencia dándole más vueltas de tuerca, haciendo que me implique con un mundo más mágico y mejor que el mundo real (el final habría tenido más sentido así). -
Mancuso non è solo un fine botanista ma si rivela anche un bravo scrittore.
Protagonisti di questo romanzo sono degli alberi, e un bosco, Edrevia. La storia di Lauriel e la missione che gli è stata affidata si intrecciano con la nostra realtà storica/ambientale. Edrevia sta cambiando, ha un problema e ben presto ci rendiamo conto che la causa di questo siamo noi uomini e la nostra mega produzione di gas che, lentamente, uccide la natura.
Un romanzo per far riflettere sui cambiamenti climatici e il male che facciamo, ogni giorno, alle piante ma che ci ricorda che loro, al contrario di noi, resteranno.
Un fiume di lacrime. -
Sicuramente diverso degli altri libri di Mancuso. Questa versione romanzata cela la già nota stima e fiducia che Mancuso ha rispetto mondo vegetale.
Il tentativo di dare una voce agli alberi nei primi capitoli mi ha fatto un po' storcere il naso. Inizialmente il tentativo non mi appariva del tutto riuscito e, a tratti, alcuni passaggi mi sono sembrati incongruenti con altri saggi che avevo letto di Mancuso. Ma, tutto sommato, il libro è un bellissimo inno alla speranza di un mondo più green dove questa chiacchierosa comunità d'alberi è la protagonista. -
Strano. Un mix fra romanzo e fantascienza, di sicuro contemporaneo affrontando il tema della "Catastrofe Climatica" come l'autore, Mancuso, sottolinea e forse dovremmo tutti chiamarla soppiantando il blasonato e poco efficace Cambiamento Climatico.
Perché "In pratica, da quello che ho capito, non esiste un singolo ambito della nostra esistenza che non sia in una maniera o nell'altra influenzata dal mutamento del clima." -
Questa è la testimonianza lampante di come, per quanto la cultura di uno studioso possa essere ampia, le sue doti narrative non necessariamente vadano di pari passo.
Sembra un libro per bambini che nessun bambino leggerebbe mai. -
Un libro con grandissime potenzialità narrative e di divulgazione scientifica, ma purtroppo tutte sprecate. Come da retro copertina: una "prova narrativa", ma non un libro.
Di Mancuso, consiglio la lettura di "Verde brillante" (Mancuso, S. e Viola, A.). -
Cuesta entrar un poco en la historia. Vas leyendo y no sabes cual es el eje central. Es una fabula con ciertos problemas de ritmo, pero muy disfrutable. El sabor de boca final hace que pase de 3 estrellas a 4. Diferente!
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Un passaggio alla narrativa per Mancuso. Personalmente ho trovato la storia un po “noiosa”. Sicuramente non il mio preferito tra i suoi titoli.
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Bello! Mi piacerebbe venisse assegnato come lettura a scuola. Mancuso scrive benissimo anche come romanziere. Il cambiamento climatico vissuto e affrontato da una comunità di alberi.
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Un barlume di speranza.
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Il libro si divide nettamente in due parti, la prima parte lenta e noiosa che non porta da nessuna parte.
La seconda parte invece è una simpatica favoletta scorrevole ed anche interessante. -
"Tu pensi troppo alle infinite possibilità che conseguono alle tue azioni, finendo per immobilizzarti. Alla fine, il risultato è lo stesso che se non pensassi per nulla".
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Mi è piaciuta l'idea della comunità di alberi e la sua struttura. Un po' meno personaggi e trama. Capisco l'idea di fondo, ma ci si arriva troppo lentamente e in modo forse ingenuo, giusto per dare una lezione morale spiaccicata alla fine della storia.