Title | : | Il lato sbagliato del cielo |
Author | : | |
Rating | : | |
ISBN | : | 8868513005 |
ISBN-10 | : | 9788868513009 |
Language | : | Italian |
Format Type | : | Paperback |
Number of Pages | : | 248 |
Publication | : | Published February 11, 2021 |
Il lato sbagliato del cielo Reviews
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Laura Baldo con il suo romanzo aiuta a non dimenticare il segno che l’olocausto ha lasciato all’umanità.
L’ amicizia che lega Rainer a Lucjan è il simbolo dell’uguaglianza tra gli uomini.
Il libro presenta una struttura solida sotto ogni aspetto sebbene i personaggi e le vicende narrate siano frutto della fantasia dell'autrice essi si amalgamano perfettamente al contesto storico.
Un libro molto bello e interessante dal finale non scontato.
Consiglio assolutamente a tutti. -
Laura Baldo torna a raccontarci del periodo più drammatico della nostra Storia, e lo fa, come dice lei stessa nella Postfazione, perché “non si può fare una divisione semplicistica in ciò che è bianco e ciò che è nero, perché le sfumature sono infinite. Angeli e demoni si scambiano spesso di posto, rendendo difficile distinguerli, perché gli essere umani hanno in sé entrambi”.
So che in questo libro Laura Baldo racconta due storie, due punti di vista, ma quello che più mi è rimasto sulla pelle è lo sguardo di Rainer. Vuoto, opaco, la cenere di un’esplosione si è posata su di lui, penetrando fin dentro le ossa e cambiando il suo modo di vedere e di sentire.
È un personaggio complesso questo giovane soldato delle SS che desidera qualcosa che non sa come afferrare, che crede di aver compiuto delle scelte quando alcune strade erano già segnate, che non riesce a tenere a freno il suo cuore anche quando la posta in gioco è fin troppo alta.
L’autrice lo svela strato dopo strato, in un viaggio difficile, doloroso, e il lettore arriverà a conoscerlo, anche se mai davvero fino in fondo.
La recensione completa qui
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È davvero strano di come un “appellativo” possa dare due connotati diversi alla stessa persona. Di Rainer dicono…
«Ah, adesso mi ricordo, mi pare di aver sentito uno dei vecchi chiamarlo “angelo della morte”, e di aver pensato che con un soprannome così doveva essere particolarmente spietato. Ma a me non è sembrato»
Per tutti, nel campo di concentramento di Flossenbürg, Rainer è l’angelo della morte; non è dello stesso avviso Lucjan che ha assistito a un gesto eroico del tedesco, quando egli stesso avrebbe potuto togliergli la vita.
La storia risale a qualche mese prima, a Varsavia, città natia del ragazzo. Lucjan si batte per la libertà del proprio popolo mentre Rainer è dalla parte opposta, un militare delle SS. Il polacco, già a suo agio con le armi, sgancia…
«Eri lì… Eri tra i rivoltosi. Io ho visto la granata esplodere. […] Come mai ti ricordi di me?»
«Ti ho visto scattare all’ultimo momento per salvare quel bambino. […] Lo conoscevo, era figlio di una donna del mio quartiere.»
Lucjan è convinto che un uomo che salva un bambino – specialmente se rappresenta il nemico –, non può essere definito l’angelo della morte; ciò sarà confutato dalle azioni del soldato all’interno del campo lavoro. Infatti, Rainer non è uscito indenne da quell’incidente, e l’evidente zoppia gli ha precluso l’azione facendogli guadagnare il ruolo di guardiano. Ruolo che ricopre fin troppo bene, in difesa dei più deboli, in special modo di Lucjan. Tuttavia, dopo i chiarimenti tra i due, inconsapevolmente Rainer per il polacco si trasforma davvero in un angelo custode, con i pasti passati di trafugo o consigli su come muoversi e da chi guardarsi le spalle…
Il soldato non avrà, a sua volta, vita facile, continuamente monitorato da Krüger che mostra una sorta di ossessione nei suoi confronti; ricatti e giochi di potere verranno messi in atto dal superiore nei confronti di Rainer… e un piano “diabolico” per i dopo Flossenbürg.
Intanto Lucjan e i suoi compagni pianificano una fuga, intercettata da Krüger. Quest’ultimo però non aveva calcolato che Rainer alla fine decidesse di abbandonare il dovere seguendo la coscienza, che lo porterà a disertare, diventando un fuggitivo nazista. Potete immaginare cosa significhi ciò, nel momento che le truppe americane sono arrivate in terra tedesca? Il führer non ha i più i consensi del popolo; la gente, spaventata, auspica la libertà. Rainer e Lucjan si incamminano verso Monaco, e il giovane polacco porta nel cuore una promessa fatta al compagno di viaggio…
Senza dubbio avete di fronte la recensione più difficile di questo 2021, perché definire capolavoro tale romanzo è riduttivo. È dato di fatto che la scrittura di Laura Baldo sia unica come le ricerche approfondite con cui delizia il lettore, ma Il lato sbagliato del cielo è capace di mostrare ciò che la storia non può. Mille documentari ci raccontano della guerra, come chi ha avuto la fortuna di sentire narrare delle brutture di quel periodo da un nonno o un conoscente. L’autrice ci parla dei tormenti di chi si trova dall’altra parte, né per vocazione né per necessità, ma forse per fare la cosa – che in quel momento – sembrava giusta… fino a che non si è presa coscienza di cosa avveniva all’interno del campo di concentramento.
Il Lavoro rende liberi, una frase – apposta sul cancello di ingresso del lager – che fa ridere, piangere e indignare; chi come me vi ha fatto visita può capire. Era un capodanno come tanti fuori porta, quell’anno avevo scelto Monaco, soprattutto per Dachau. Una mattina fredda, dove un leggero manto nevoso rendeva l’ambiente “magicamente” tetro, a rallegrare un solo istante la permanenza, è stata la corsa di uno scoiattolo su di un albero… il resto, il NULLA. Silenzio, tristezza, ricordi, volti e abiti – nel piccolo museo – di chi ci ha lasciato la vita; ho visto le “docce” e ho immaginato tanti corpi nudi arrivati fin lì con l’inganno e non tornare mai indietro… Nomi che non hanno avuto importanza per chi ha portato avanti un’ideale ignobile, ma che hanno creato voragini nella vita di chi è restato.
Laura Baldo ci racconta di una storia di amicizia, nata su un terreno minato dall’odio; non c’erano i presupposti di alcun tipo di rapporto tra un SS e un partigiano, eppure il cuore puro di Rainer è andato oltre un attentato, a una divisa impenetrabile, ai segni che il gesto del suo protetto gli ha lasciato addosso. Anche Lucjan, incredulo, non si è fermato a osservare; a suo modo ha saputo contraccambiare ciò che dal tedesco ha ricevuto.
«Se anche gli angeli custodi esistono, forse non sono io il tuo, ma tu il mio. Ci hai mai pensato?»
… e poi, lacrime, le mie!
Tutto perfetto, sublime – seppur a tratti crudo –, reale e profondo. Ho adorato i due personaggi, come è riuscito a farsi spazio nel mio cuore quel pazzo di Krüger. Una psicologia complessa, che mette ancor di più in luce la bravura dell’autrice. Un comprimario che non assomiglia a nessuno di conosciuto, anche se a tratti ne scorgo il lato genuino del Dottor Lessing, di “La vita è bella di Benigni”. In certi frangenti – immagino – si diventa egoisti, non ci si cura di null’altro oltre al proprio benessere, alla stessa sopravvivenza; se nel personaggio filmico si percepisce un opportunismo ludico nei confronti del protagonista Guido, Krüger con le sue pretese dimostra un altro modo di “sentirsi solo”; entrambi i personaggi cercano consolazione in una realtà deformata dall’odio. Magari mi prenderete per pazza per questa sorta di simpatia, per avermi suscitato una nota romantica, di solitudine…
«Sai, Rainer, i tuoi occhi… Sembrano più azzurri, più luminosi.»
«Forse è perché ora ho uno scopo.»
«No. È perché hai ricordato chi sei.»
Il romanzo ha un finale inaspettato, che amo perché non scontato; riflettendoci è un puramente realistico e non romanzato. Non posso dire altro, vi confermo soltanto che Rainer è davvero l’angelo che ha sempre creduto Lucjan; l’amico fedele, il compagno di vita che Ilse non smetterà mai di desiderare. Rainer sarà il personaggio che merita di essere ricordato, tatuato sulla pelle e nel cuore. Ringrazio Laura per questa meraviglia, e per aver intravisto delle ali che non so se meritare…
«Il ragazzo ha scovato in un angolo umido all’ombra del muretto qualche bucaneve, che strappa e adagia sulla terra smossa. Recita una breve preghiera polacca, una che parla di angeli custodi, con grandi ali di luce a proteggere il sonno degli innocenti.» -
Questo libro è stato una lettura molto intensa e preziosa per me. Partendo dal presupposto che questo periodo storico non potrà mai essere piacevole leggerlo, dico che mi ha dato un nuovo modo di pensare a questa guerra. L’amicizia di Rainer e Lucjan è un miracolo, i due nemici legati dalla vita. La dolcezza e la tenerezza della SS mi ha meravigliata profondamente. Tutto è basato sul perdono, sulla comprensione e sul rispetto verso se stessi e gli altri. In fin dei conti erano ragazzini mandati al fronte o ai campi ad eseguire gli ordini. Inizialmente ho faticato a stare dietro Rainer, non capivo come potesse accettare tutto lo schifo che c’era nel campo di concentramento ma poi è riuscito a far uscire il suo vero IO e a dare la vita per salvare anche una sola anima come Lucjan e dargli un futuro e una possibilità. È stata dura leggerr quelle atrocità ma non dobbiamo mai dimenticare cosa è stato fatto ed è giusto prenderne atto. Il finale avrei tanto voluto un avvicinamento tra Lucjan e Ilse ma accetto e comprendo il loro ritrovare prima se stessi. Devo ringraziare l’autrice per averci regalato questa bella storia di fiducia verso il prossimo.
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Complimenti all'autrice Laura Baldo per questo meraviglioso romanzo storico! Scorrevole e interessante. Vengono sottolineati diversi aspetti: la diversità come ricchezza, il valore dell'amicizia e l'importanza di lottare per un mondo più giusto seguendo i propri ideali e le proprie consapevolezze.
Sono legata ai protagonisti di questo romanzo e non li dimenticherò facilmente!
Ne consiglio davvero la lettura anche perché offre un punto di vista nuovo e originale agli orrori della Seconda Guerra Mondiale.