The Fourth Dimension by Yiannis Ritsos


The Fourth Dimension
Title : The Fourth Dimension
Author :
Rating :
ISBN : 0691024650
ISBN-10 : 9780691024653
Language : English
Format Type : Paperback
Number of Pages : 348
Publication : First published January 1, 1964

In the dramatic monologues that make up The Fourth Dimension --especially those based on the grim history of Mycenae and its royal protagonists--the celebrated modern Greek poet Yannis Ritsos presents a timeless poetic paradigm of the condition of Greece, past and present. The volume also contains a group of modern narratives, including the famous, and much-anthologized, "Moonlight Sonata." Ritsos, rightly, regarded the The Fourth Dimension as his finest achievement. It is now presented to English- speaking readers for the first time in its entirety.


From "Philoctetes"


All the speeches of great men, about the dead and about heroes.
Astonishing, awesome words, pursued us even in our sleep,
slipping beneath closed doors, from the banqueting hall
where glasses and voices sparkled, and the veil
of an unseen dancer rippled silently
like a diaphanous, whirling wall
between life and death. This throbbing
our childhood nights, lightening the shadows of shields
etched on white walls by slow moonlight.


The Fourth Dimension Reviews


  • Ellis ♥

    Da Fedra:

    "[...] Tutto il giorno
    attendo la notte, caso mai le mie ombre si fondano con l'oscurità,
    per poter occupare meno spazio, chiudermi nel mio guscio essere
    come un chicco di grano nella terra. Non ci riesco.
    Le mie ombre non si fondono col buio; anzi al contrario
    conquistano la notte tutta intera. E allora
    mi dilato anch'io con esse, stupita, muta, sprofondata [...]"

  • Padmin

    E' un libro così bello da provocare, in molti passaggi, una sorta di sindrome di Stendhal letteraria. Si torna indietro spesso, per meglio capire e assaporare ogni frase. Ho trovato sublime la commistione di antico e moderno, specie nella descrizione di oggetti e arredi. Da stordimento.

  • Phantoomer

    Questo è uno dei libri di poesia più belli che abbia mai letto. Ritsos sa prendere il mito greco, modernizzarlo, trasmetterlo con una potenza inaudita. Se conosci ed ami Omero e i tragici greci, questo libro ne è la celebrazione più compiuta. Ma anche se non la conosci in questo libro troverai fiori poetici mai visti prima

  • Berenice

    Semplicemente meraviglioso!

  • dimitra

    4.5

  • Giuseppe Circiello

    Tempo fa, mi imbattei in alcune poesie di Ghiannis Ritsos, un poeta greco contemporaneo. Erano poesie d’amore, che immediatamente – e profondamente – mi colpirono. Così, mi ripromisi di cercare pubblicazioni più esaustive di questo autore, azzardo, poco noto in Italia. Qualcosa ho trovato, grazie a Crocetti Editore, che si occupa di tradurre e diffondere poesia, con un occhio di riguardo per la letteratura greca temporalmente a noi più vicina.
    Pertanto, poco tempo fa, ho potuto comprare, con curiosità e soddisfazione, una delle opere più importanti di Ritsos, Quarta Dimensione, una raccolta di 17 monologhi poetici, del tutto peculiari.
    Subito mi è parso di tenere qualcosa di prezioso tra le mani e non mi sono ingannato. Attraverso le varie rivisitazioni del mito, ho viaggiato nell’animo di personaggi come Agamennone, Elena, Oreste, Fedra e altri, ritrovando in loro i timori, le paure e i lutti universali, che legano assieme tutte le creature umane. Sono versi tragici, come i personaggi del teatro e del mito greco da cui traggono ispirazione; e sono pregni della stanchezza e dell’ineluttabile malinconia del vivere e del morire, così come della avviluppante prigionia dell’eterno ripetersi del tempo.
    Forse non c’è essere umano che di fronte all’immenso non si sia sentito così piccolo, così schiacciato dagli eventi, almeno una volta nell’arco di una vita. E questo stato d’animo, a volte disposizione di spirito, viene descritta perfettamente dalla penna di Ghiannis Ritsos, assumendo tutta la bellezza della Grecia mediterranea, in un crepuscolo infuocato.
    La Quarta Dimensione è quella del tempo. Un tempo che ci blocca nell’attimo, tra il passato e il futuro. Un’attimo mitico, che fissa in un eterno presente i tipi ideali, rappresentati dalle tematiche che ogni personaggio dell’epica e del teatro greco incarna. E così le pene e le situazioni descritte divengono universali e può ben capitare che, nel racconto che ci offre l’autore, situazioni classiche e moderne si incontrino e si mischino, poiché i suoi personaggi hanno ragion d’essere sia nella Grecia antica, sia in un ovunque indeterminato del mondo contemporaneo.
    In questa dimensione il poeta ci porta attraverso introduzioni, che descrivono il contesto in cui i monologhi hanno luogo e, ovviamente, attraverso le parole stesse usate dal personaggio di turno, per descrivere il suo malessere, il suo scoramento e la sua storia. Questa – poi – rievoca spesso situazioni che ha vissuto lo stesso Ritsos, il quale ebbe una vita tutt’altro che facile, tra lutti familiari in età infantile e prigionia, durante gli anni dei regimi autoritari. Le dittature, infatti, lo presero di mira a causa della sue idee e della sua vicinanza al partito comunista (la sua poesia fu anche uno strumento di lotta politica).
    Ampiamente utilizzata è la figura retorica della similitudine, che spesso introduce paragoni arditi e surreali, che titillano l’immaginazione del lettore, mettendolo di fronte a quadri dipinti con le parole.
    Sì, c’è la bellezza di un tramonto fiammante – con toni di viola – tra le pagine di Quarta Dimensione. Ma non bisogna credere che sia un’opera che inviti a rassegnarsi al dominio di un’invincibile tristezza esistenziale. Tutt’altro. E’ lo stesso Ritsos, nel suo ultimo monologo, Quando Arriva Lo Straniero, ad indicare la via per uscire dalla dispotica prigionia dell’attimo fatale (che vuole descriverci e delimitarci in eterno). Bisogna avere uno sguardo più ampio, andare oltre noi stessi. E la poesia può aiutare in questa catarsi. Essa ha la forza per celebrare la bellezza del creato nel quale siamo immersi e del quale siamo parte; essa può superare la morte e rinvigorire la memoria; può svelare la dignità del lavoro e ricordarci che nasciamo sempre e costantemente, sia in noi stessi, che nei figli e nei figli dei figli. La poesia – quindi – come farmaco per la nostra anima.
    L’opera di Ghiannis Ritsos non è certamente la più facile delle letture, è complessa e alta. Ma sicuramente tutti, prima o poi, dovrebbero leggerla e attingere alla linfa poetica di quest’uomo.

  • Morena ⋆。𖦹 °.

    CRISÒTEMI,

    “Una sera,
    salii su un baule e mi guardai allo specchio; non vidi niente –
    niente, soltanto luce, – una luce oscura, come fossi io stessa tutta quanta di luce – e lo ero veramente. Compresi, allora,
    (o forse ricordai) ch’ero sempre stata luce. Un ragno
    passeggiava sul chiarore dello specchio e sul mio viso. Non ebbi alcun timore. […]”

    ISMENE,

    “Le ragazze,
    vestite da uomo, erano piú audaci dei maschi. C’era la luna –
    una luna grande come una teglia. Veniva dalle finestre
    la musica filtrata dal fogliame. Èmone
    indossava il mio vestito e mi apparteneva al punto
    che mi misi a ballare dentro la fontana, con l’acqua che mi zampillava
    sui capelli, sulle spalle, sulle guance,
    e pareva piangessi; finché, tutta intirizzita, sentii ch’ero divenuta
    la statua dorata di me stessa, rischiarata dalla luna,
    di fronte agli occhi ciechi di mio padre […]”

    FEDRA,

    “Tutto il giorno
    attendo la notte, caso mai le mie ombre si fondano con l’oscurità,
    per poter occupare meno spazio, chiudermi nel mio guscio, essere
    come un chicco di grano nella terra. Non ci riesco.
    Le mie ombre non si fondono col buio; anzi, al contrario,
    conquistano la notte tutt’intera. E allora
    mi dilato anch’io con esse, stupita, muta, sprofondata,
    con tutta la mia superficie tesa dalla densità del fondo, mentre
    il mio desiderio nudo, lucente, tutto bianco, galleggia
    sull’oscurità come una donna annegata dalla pancia gonfia,
    la vulva tumefatta – una donna con gli occhi chiusi, illuminata dalla luna –
    non annegata, che semplicemente galleggia sul dorso – una donna incinta. […]”

    ELENA,

    “[…] io, lassú, sulle mura, sopra le teste dei mortali, aerea, carnale,
    senza appartenere a nessuno, senza avere bisogno di nessuno,
    come se fossi (nella mia indipendenza) tutto quanto l’amore, – libera
    dal timore della morte e del tempo, con un fiore bianco tra i capelli,
    con un fiore tra i seni, e un altro tra le labbra per nascondere
    il sorriso della libertà. […]”

    PERSEFONE,

    “Non bastiamo mai ai nostri desideri. E il desiderio non ci basta. Rimane
    la stanchezza, la rinuncia, – un’abulia quasi felice,
    il sudore, il distacco, il caldo. Finché infine arriva la notte
    a spegnere ogni cosa, a confondere tutto in un corpo solido e immateriale, tuo,
    a portare un alito di vento dalla pineta o giú dal mare,
    a sprofondare le luci, a sprofondarci. […]”

  • thalia

    I was not expecting this. For a series of poems totaling over 300 pages, and these pages being properly filled, I anticipated a lot of boredom and confusion. The Fourth Dimension is written in multiple distinctive perspectives and voices— the characters of myths, and Ancient Greek classics are given new life and real texture. Ritsos humanizes epics with by introducing them to the ordinary and in so doing mythologizes the ordinary into an epic that exists somewhere between arbitrary and necessary. The entire time throughout, too, is just poems after poems. How did he come up with all of these lines?

  • Mills College Library

    889 R612fg 1993