Una famiglia decaduta by Nikolai Leskov


Una famiglia decaduta
Title : Una famiglia decaduta
Author :
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ISBN : 8876258868
ISBN-10 : 9788876258862
Language : Italian
Format Type : Paperback
Number of Pages : 286
Publication : First published January 1, 1874

Uno dei vertici dell’opera narrativa di Leskov, Una famiglia decaduta racconta la storia dell’affascinante principessa Varvara Nikanorovna, costantemente in lotta contro ogni forma di ingiustizia. È la nipote Vera a ricostruire l’ascesa della nonna, che dalla piccola nobiltà di provincia entra a far parte di una delle famiglie aristocratiche più in vista di San Pietroburgo. La cronaca inizia nell’anno 1812, quando il marito della principessa resta ucciso nella guerra contro Napoleone, e termina nel 1825, con la rivolta dei decabristi. Vedova a meno di trent’anni, ma ancora giovane e bella, Varvara non è interessata a risposarsi: lei ha amato, e amerà sempre, un unico uomo nella sua vita. Si dedica invece, con grande impegno, ai suoi figli, ai quali vorrebbe impartire un’educazione genuinamente cristiana, e al benessere dei suoi contadini. La principessa agisce con una bontà fuori dal comune, che però le procura un danno dopo l’altro, specie quando dalla campagna si trasferisce a San Pietroburgo – la cui corruzione è descritta con un realismo “comico” impressionante – e si trova a frequentare i salotti dei nobili. Una fitta cronaca di eventi e personaggi che si muovono in un’atmosfera sospesa tra tragedia e commedia, dove dramma e felicità appaiono come i due volti di uno stesso sogno: la vita.
Parte di una grande trilogia che comprende anche Gli ecclesiastici e Tempi antichi nel villaggio di Plodomasovo, Una famiglia decaduta è uno dei capolavori della letteratura russa dell’Ottocento. Lo stesso Leskov lo riteneva il suo romanzo più maturo e senz’altro il più vicino al suo cuore.

«Allora chiese che fosse consegnato a Cervev un importante quesito che aveva scritto affinché lui le rispondesse, sempre per lettera, promettendo in cambio cento monete d’oro per ciascuna parola. I fraticelli gli consegnarono il messaggio; ed egli, che non aveva più scritto una riga dal giorno del suo esilio, prese una matita e, senza leggere la domanda, vergò la risposta: “Agisci come credi, te ne pentirai comunque”».


Una famiglia decaduta Reviews


  • Patrizia

    La storia di Varvara Nikanorovna, narrata dalla nipote Vera sotto forma di cronaca, ci regala una figura femminile affascinante. Donna decisa, generosa e intelligente, amministra da sola la proprietà del marito ucciso in guerra, dedicandosi alla famiglia e al benessere dei suoi contadini e tenendosi il più possibile lontana dagli sfarzi di una nobiltà russa che disprezza perché vuota ed egoista.
    Con uno stile scorrevole ed elegante, Leskov ritrae con grande cura e attenzione una società in declino e l’ironia che pervade le pagine rende il romanzo particolarmente piacevole.

  • Sergio

    Con questo romanzo Nikolaj Leskov si erge a cantore e difensore della Russia della nobiltà terriera del primo ottocento: protagonista principale è la principessa Maria Varvara Nikanorovna che rimasta orfana in tenera età viene accolta dai suoi vicini, l'integerrima famiglia dei Protozanov, presso i quali cresce divenendo una bellissima ragazza e sposa un loro figlio che dopo pochi anni morirà ancora giovane e da eroe in una scaramuccia nella guerra contro Napoleone. Maria rimasta dunque vedova continuerà a vivere in campagna provvedendo all’educazione e all’istruzione dei figli e a rendere la proprietà terriera lasciatale dal marito sempre migliore senza vessare i contadini ma al contrario amandoli e condividendo con loro rovesci della fortuna e disgrazie senza cedere ai richiami di quanti la vorrebbero in città tra pettegolezzi, grandi feste e balli. Questo atteggiamento accompagnato da un carattere forte e volitivo e da una semplice e sincera religiosità le creerà problemi con i nobili di città che proveranno a raggirarla benchè accanto lei abbia amici veri e disinteressati come la devota e affettuosa Maria Nikolajevna, il sanguigno donchisciottesco Dorimedont Vasiljevic Rogogin, e con loro tenterà di difendersi dalle pericolose trame di quanti la vorrebbero umiliata o decaduta. Se Leskov manca della profondità narrativa e filosofica di quelli che sono considerati dai più i giganti della letteratura russa dell’ottocento, purtuttavia egli si erge come narratore convincente ed efficace di quella parte della nobiltà che vivendo lontano dalle grandi città dei balli e delle feste, dei teatri e dei pettegolezzi, seppe trovare una sua dimensione nella vita spartana e operosa della campagna, a contatto con i problemi più veri del quotidiano, delle stagioni, dei raccolti. Romanzo di scorrevole lettura, emozionante e ricco di personaggi reali e veri.

  • Dana Loo

    Prima di approcciarmi a questo romanzo russo nn avevo idea di chi fosse o come scrivesse Leskov, per cui mi ero creata un'idea totalmente diversa da ciò che poi ho letto con grandissimo diletto.
    Innanzitutto ho scoperto un grandissimo narratore che ha mostrato una profonda intelligenza nel trattare un tema così scottante come quello della decadenza dell'aristocrazia russa, con un tono ironico ed una vena umoristica davvero irresistibili.
    La protagonista è la Principessa Varvara, donna integra di umili origini , di sani principi, un po' eccentrica, saggia. Una bella donna russa rimasta vedova giovanissima e che decide di restare fedele alla memoria del suo unico marito, ritirandosi in una residenza di campagna, occupandosi dei figli e delle sue proprietà con grande rigore ma, sopratutto, nel pieno rispetto del prossimo e del benessere dei suoi contadini.
    Sia quì, nella tranquillità della campagna, che a San Pietroburgo dove è costretta a recarsi di mala voglia e dove avrà ripetute dimostrazioni dell'ormai decadente Russia, resterà sempre in lotta contro ogni forma di ingiustizie sociali, circondata da personaggi a dir poco pittoreschi che l' accompagnano in questa cronaca familiare che inizia nel 1812 per concludersi nel '25; personaggi che daranno vita a situazioni a dir poco esilaranti...Uno su tutti Don Chisciotte Rogozin, protagonista di tante disavventure, ma anche il precettore Gigot, i fedelissimi Ol'ga e Patrickey, l'amica Mar' ja Nikolaevna....
    Un finale un po' amaro ma anche pieno di dignità, che induce la nobildonna a fare una profonda riflessione sulla sua vita, dopo un incontro molto illuminante con il sovversivo, mistico, ascetico Chervev, e dopo la delusione per il tradimento, comunque messo in conto, del maturo genero.
    Si conclude così il primo libro che narra l'affascinate storia della famiglia Protozov...

  • Davide Nole

    Grazie, Fazi, perché hai portato un grande libro, con grandi e amabili personaggi, alla portata del lettore italiano.
    Sono rimasto piacevolmente sorpreso da una scrittura irriverente ed emozionante, e non potevo più mettere giù il libro. Dovrò sicuramente recuperare altro dell'autore perché una penna di questo genere non è trascurabile!

  • wutheringhheights_

    Avevo letto da poco un racconto lungo di Leskov davvero bellissimo, Una Lady Macbeth del distretto di Mtsensk e deciso di leggere subito un romanzo. Una famiglia decaduta è incantevole. Un misto di ironia, storia, avventura e personaggi interessanti. Mi ha ricordato Puškin, cioè La figlia del capitano, e sicuramente voglio continuare a leggerlo. Più che un romanzo familiare, come lo intendiamo adesso, è una cronaca. A raccontare è la discendente della principessa Varvara Nikanorovna, matriarca piena di principi, spontaneità e rettitudine. E' interessante il viaggio che l'autore ci fa fare nelle convinzioni religiose, politiche e sociali di quella Russia - ai tempi dello zar Alessandro I - magari con intento un po' satirico. Il finale mi ha intristito un po', immaginavo un epilogo più positivo visto l'andamento quasi da favola del libro.

  • Ilaria_ws

    "Se vuoi che gli altri ti rispettino, innanzitutto rispetta in te stesso l'uomo."

    Una famiglia decaduta è considerato il romanzo che segna il vertice dell'opera di Leskov, autore considerato tra i migliori scrittori russi dell'800.
    Questo romanzo fa parte di una trilogia, il primo volume racconta la storia della famiglia Protozanov e si concentra in particolar modo sulla figura di Varvara Nikanorovna, donna che dalla piccola nobiltà provinciale diviene principessa di una delle famiglie aristocratiche russe più antiche e in vista. A raccontare la sua storia in una sorta di cronaca è sua nipote Vera, che ripercorre il percorso della nonna dal 1812, anno in cui perse il marito in battaglia, al 1825.
    La Principessa Varvara è una donna dalla spiccata intelligenza e buona d'animo, e sarà proprio questa sua grande bontà a scontrarsi con la buona società di San Pietroburgo, da Varvara fortemente disprezzata per la decadenza dei suoi costumi...
    A proposito di Leskov è stato detto: "Capita sempre più di rado d'incontrare persone che sappiano raccontare qualcosa come si deve". Non posso che trovarmi d'accordo con quest'espressione, Leskov è un autore eccezionale e sono davvero felice che la Fazi abbia deciso di ripubblicarlo!
    La storia, narrata sotto forma di cronaca, inizia con la morte del marito di Varvara Nikanorovna che lascia la moglie, i figli e l'immensa proprietà di famiglia. A questo punto Varvara decide di prendere in mano le redini della famiglia, pur essendo giovane decide di non risposarsi ma dedica il resto della sua vita alla famiglia, specialmente ai figli che desidera crescano, a differenza dei giovani nobili di Pietroburgo, con un tipo di mentalità diversa, più genuina. Costretta a trasferirsi a San Pietroburgo, Varvara si trova a diretto contatto con quella società che tanto disprezza, una società che sta perdendo tutti i valori e che si avvia verso una decadenza che coinvolgerà anche i Protozanov.
    Questo è il mio primo approccio con Leskov, da amante degli autori e della letteratura russa non potevo che apprezzare questo autore e la sua capacità di narrare. La storia è ambientata tra il 1812 e il 1825, la narratrice è Vera, nipote di Varvara. La principessa Protozanova è la protagonista indiscussa di questo romanzo che effettivamente ruota tutto attorno alla sua figura e alle vicende che vedono coinvolta la sua famiglia. In questa prima cronaca assistiamo all'accrescimento della fortuna di Varvara per poi arrivare al decadimento di cui anche la sua famiglia rimane vittima.
    Lo stile di Leskov è ricco ed elegante, non è affatto banale nè prolisso, anzi la storia risulta molto scorrevole. Ho apprezzato molto la caratterizzazione dei personaggi, la protagonista di questa storia è un personaggio indimenticabile! Varvara è forte, decisa, di animo nobile e non disposta a scendere a compromessi su quelli che crede siano i valori da cui la società deve farsi guidare. A circondarla nella sua piccola corte ci sono molti personaggi particolari come Rogožin chiamato affettuosamente Don Chisciotte, la fedele Olga, l'ingrata figlia Anastasja e il Conte Funkendorf, colui che meglio rappresenta la decadenza della nobiltà russa. Tutti questi personaggi fanno da cornice a Varvara e offrono un quadro della nobiltà russa molto preciso e accurato.
    Leskov descrive la società russa e in particolar modo la nobiltà con occhio attento ma profondamente ironico. L'ironia traspare dai personaggi, dai fatti narrati e dalle situazioni su cui l'autore si sofferma. La vena ironica che pervade il romanzo rende tutto molto più interessante e ci permette di capire al meglio quello che è il punto di vista di Leskov sulla decadenza della società. La contrapposizione tra i "buoni", cioè quelli che mantengono alti i valori della buona società, e i "cattivi" che invece ne rappresentano il decadimento, rende la storia molto attuale.
    Non vedo l'ora di leggere gli altri due romanzi che compongono la trilogia, Leskov è un autore straordinario che riesce ad ammaliare il lettore con i suoi personaggi così reali e la sua ironia pungente!

  • Olethros

    Un vistazo al siglo XIX en Rusia.-

    Género. Novela (fuertemente anclada en pasajes de la Historia pero no una novela histórica).

    Lo que nos cuenta. Tras repasar los antecedentes familiares remontándose atrás en el tiempo, nuestra narradora comienza a contarnos la vida de su abuela, Varvara Nikanórovna , la última de la familia Protozánov que exhibió y disfruto de poder, nobleza y fama antes de que, como bien indica el título original, la familia cayese en desgracia.

    ¿Quiere saber más de este libro, sin spoilers? Visite:


    http://librosdeolethros.blogspot.com/...

  • Giulia

    Da amante dell’imperiale mattone russo e dei suoi superbi gelidi venti, ho sbandato di fronte a questa pulsante romanzo proveniente proprio da quel Paese letterariamente così serioso, austeramente filosofico, fiero alfiere dei drammoni più tragicamente tragici; che se fai scavare ancora più a fondo nel tragico, lo scrittore russo rimedia qualcos’altro di sicuro.
    La principessa Varvara Nikanorovna, protagonista di questo romanzo dal sapore goldoniano, è uno tra i personaggi più strambi e divertenti personalmente mai incontrati. Attorniata da una corte sui generis, vive senza mezze misure, votata a una vita concreta impregnata di ideali. Una vera forza della natura. Carismatica, fragile ma ruggente, bella ma sola, nobile decaduta ma trattata con deferenza, Leskov tratteggia una donna che non si dimentica, e attraverso le vicissitudini della sua vita fa riflettere il lettore divertendolo. 4,5 *

  • Marta Folgarait

    Un bel ritratto della principessa Varvara Nikanorovna, giovane vedova con tre figli, profondamente religiosa ma che alla fine avrà, dopo un colloquio con colui che avrebbe dovuto dare un' istruzione ai figli, una crisi che metterà in discussione tutto il credo della sua vita.

  • Vittorio Ducoli

    Lo “skaz a tesi” di un reazionario problematico

    Alla fine della lettura di Una famiglia decaduta, romanzo di Nikolaj Semënovič Leskov, sono rimasto un po’ perplesso, avendo avuto l’impressione di un finale affrettato, se non in qualche modo sospeso. Se infatti esso coincide con la fine della vicenda terrena della protagonista, principessa Varvara Nikanorovna Protozanova, è altrettanto vero che alcuni sviluppi della storia della sua famiglia, preannunciati nel corso della narrazione, non vengono sviluppati, e sembrano rimandare ad un prosieguo mancante; appare anche strano che Mefodij Mironyč Červev, personaggio di cui si percepisce la potenziale importanza nell’economia del romanzo, venga fatto entrare in scena solo nell’ultimo capitolo. Curiosamente, né Mauro Martini nella introduzione al volume, né l’editore né le poche recensioni reperite in rete accennano al fatto che Una famiglia decaduta è un romanzo incompiuto. Le due parti che lo compongono furono infatti pubblicate nel 1874sulla rivista letteraria e politica Russkij vestnik, il cui fondatore e direttore, Michail Nikiforovič Katkov, abbandonate le originarie posizioni liberali, era approdato a lidi conservatori e panslavisti. La rivista operò numerosi tagli al romanzo, e Katkov ebbe a dire alla redazione, a proposito di Leskov: ”Abbiamo fatto un errore, non è dei nostri”. La pubblicazione si interruppe e Leskov non scrisse mai la terza parte del romanzo, uscito in volume nel 1875 ”nella mia versione, non in quella di Katkov”, come affermato dall’autore in una lettera indirizzata a Ivan Aksakov. Forse a quella prima edizione in volume risale l’affrettato finale.
    Le vicende editoriali di Una famiglia decaduta sono paradigmatiche della ambigua collocazione culturale di Leskov nella Russia della seconda metà del XIX secolo. Apparentemente non vi è discussione in proposito: sin dai suoi esordi nei primi Anni ‘60 l’autore si era infatti attestato su posizioni di netta critica al movimento anarco-rivoluzionario russo dell’epoca, universalmente noto come nichilismo. Dopo la pubblicazione, nel 1862, di un articolo nel quale avanzava il sospetto che alcuni incendi verificatisi a San Pietroburgo fossero in realtà attentati legati alle dimostrazioni studentesche di protesta per la timidezza delle riforme di Alessandro II, i circoli intellettuali progressisti lo accusarono di stare dalla parte del governo. Negli anni successivi Leskov pubblicò alcuni romanzi che attaccavano frontalmente i nichilisti, dipingendoli come uomini senza ideali o veri e propri criminali. Queste controverse opere, dal contenuto direttamente politico e generalmente considerate oggi di scarso valore artistico, gli valsero da un lato un isolamento intellettuale pressoché totale – solo Dostoevskij sulla sua rivista Epocha e il già citato Katkov pubblicheranno suoi lavori – dall’altro la riconoscenza dell’autorità zarista, che lo assunse al Ministero dell’educazione. Il giudizio del conservatore Katkov - quel suo famoso ne naš - ed anche il fatto che dal suo incarico ministeriale sia stato allontanato a seguito della pubblicazione di alcuni racconti nei quali criticava la chiesa ortodossa, lasciano però intravedere una figura culturalmente più complessa rispetto a quella di un reazionario tout-court, in coerenza con la difficoltà di tipizzare le correnti intellettuali e politiche russe dell’800 (e non solo) quando le si traguardi usando lenti interpretative occidentali. Una famiglia decaduta esemplifica perfettamente questa sostanziale ambiguità, o per meglio dire problematicità dell’autore: se sostanzialmente è un romanzo nel quale traspare palesemente la nostalgia dell’autore per la Russia rurale, la sua antica nobiltà terriera e i valori che ne erano parte integrante, ormai negati in una società che sta cambiando sia pur lentamente, non pochi elementi apparentemente secondari contribuiscono a rendere più complessa la sua interpretazione, che forse avrebbe potuto essere resa più univoca proprio dalla parte mancante; non è detto comunque che ciò sia un male, visto che a mio parere spesso le opere incompiute sono in realtà perfette, e in questo caso un finale conseguente avrebbe forse potuto accentuare il senso di romanzo a tesi che a tratti si avverte leggendolo.
    Prima di addentrarmi nel tentativo di analizzare il contenuto del romanzo mi sia però concessa una digressione riguardante la sua forma, il modo in cui è scritto, perché essa consente di conoscere meglio questo autore tutto sommato negletto rispetto ai grandissimi scrittori russi del suo tempo.
    Molte delle prefazioni ai romanzi di Leskov editi in Italia citano un famoso saggio di Walter Benjamin, dal titolo Il Narratore: considerazioni sull’opera di Nikolaj Leskov, del 1936, nel quale il grande pensatore tedesco lamenta, con un’analisi peraltro di straordinaria attualità, la fine della capacità di narrare nella società moderna, come conseguenza tra l’altro del prevalere della solitudine dell’ascoltatore/fruitore. Narrare significava comunicare alla comunità e con la comunità; il narratore ”...prende ciò che narra dall’esperienza […] e lo trasforma in esperienza di quelli che ascoltano la sua storia”. La narrazione orale, tipica dell’antichità, è stata sostituita nella società moderna dal romanzo, che nasce su presupposti diversi, perché il romanziere quando scrive è solo e si rivolge usualmente a chi legge in solitudine. Così avviene anche per l’informazione giornalistica e, potremmo dire noi, per la stragrande maggioranza delle forme di comunicazione della contemporaneità, che tendono ad isolare sempre più (anche per evidenti fini politici) l’ascoltatore/spettatore. La scomparsa della narrazione (termine che significativamente ha ormai assunto nel nostro vocabolario una accezione negativa) comporta anche la perdita dei legami di gruppo e della capacità di scambiarsi direttamente le esperienze, che rafforzavano anche le singole identità. Benjamin sviluppa questi concetti proprio a partire dall’opera di Leskov, nel quale vede uno dei pochi narratori in ambito letterario, anche se non gli sfugge ovviamente che la fissazione della parola sulla carta costituisce di per sé una alterazione della narrazione vera e propria, fatta anche di intonazione, gestualità, pause etc. Leskov narra in quanto la sua scrittura si rifà allo skaz, forma tradizionale di narrazione orale russa, ricca di termini dialettali, di monologhi e dialoghi serrati volti a caratterizzare i personaggi attraverso le loro stesse parole, che prevede al contempo frequenti digressioni e considerazioni da parte del narratore. L’importanza dello skaz per la letteratura russa, da Gogol a Belyj a Remizov fu colta dai formalisti nei primi decenni del XX secolo, e ciò portò tra l’altro ad una riscoperta di Leskov.
    Una famiglia decaduta è un buon esempio di questa tecnica di scrittura di Leskov, che raggiunge tuttavia l’apice nel suo racconto più famoso, Il viaggiatore incantato. Le vicende sono infatti narrate, decenni dopo, dalla nipote della protagonista, in uno stile colloquiale nel quale i dialoghi si alternano a considerazioni personali, descrizioni di personaggi che interrompono per più capitoli il flusso degli avvenimenti e digressioni anche temporali. Inoltre la narratrice si avvale spesso, dovendo narrare vicende di cui non è stata testimone non essendo ancora nata, dei racconti della ormai vecchia cameriera della principessa, Ol’ga Fedetovna, riportati spesso direttamente come narrati da quest’ultima. Anche se mediata dalla traduzione italiana, con tutta probabilità non in grado di trasmettere la ricchezza gergale dell’originale, la differenza di tono tra i racconti della nipote e quelli attribuiti ad Ol’ga vengono percepiti dal lettore per la sottile sgrammaticatura di questi ultimi, che a dire il vero inizialmente tendevo ad attribuire a inusitate cadute di stile della traduzione. Riporto al proposito un solo breve esempio di racconto di Ol’ga, tratto dai primi capitoli del romanzo: ”La Principessa metteva fretta a tutti, era come se si aspettava che un’ultima disgrazia stava per colpire il nonno…” Sono spesso critico con le traduzioni, ma in questo caso credo sia d’obbligo manifestare solidarietà a Flavia Sigona per lo sforzo fatto per rendere in italiano lo skaz leskoviano.
    Questo modo di narrare conferisce indubbiamente vivacità al racconto, lo avvicina come detto ad una narrazione orale e fa di Leskov una sorta di precursore di tecniche narrative che avrebbero contribuito a destrutturare il romanzo ottocentesco di lì a pochi decenni.
    La vita della principessa Varvara Nikanorovna Protozanova è narrata dalla nipote molti anni dopo, nella contemporaneità di Leskov: il periodo cruciale della narrazione copre gli anni che vanno dal 1812 al 1825, anni significativi per la storia russa. Figlia di piccoli nobili poveri, sposa il giovane rampollo di una delle più antiche famiglie della nobiltà russa, Lev L’vovič Protozanov. La coppia, cui nascono una figlia e un figlio, vive a San Pietroburgo facendo vita mondana e di corte, sinché Lev L’vovič non parte per la guerra contro Napoleone, morendo in battaglia nel 1812; la moglie, che è incinta e si è da poco ritirata nella proprietà di famiglia nel sud della Russia non si risposerà, dedicandosi ad una saggia amministrazione dei suoi beni, a migliorare le condizioni di vita dei suoi contadini (letteralmente suoi, essendo servi della gleba), all’educazione dei figli e a guardare con distaccato occhio critico il degrado morale della nobiltà cittadina e di corte e le torsioni politiche dell’epoca. Le sono vicini e fedeli alcuni personaggi importanti nell’economia del romanzo, tra i quali spiccano il maggiordomo Patrikej Semenyč Sudaričev, la già citata Ol’ga Fedetovna e un bislacco e povero nobile che abita poco lontano, Dorimedont Vasil’evič Rogožin, detto Don Chisciotte per la sua attitudine ad attaccar briga con il potere costituito. Un primo motivo di turbamento di questo idillio rurale è dato dalla proposta di matrimonio, rifiutata, fattale dal conte Funkendorf, un baltico di recente nobiltà che di fatto mira solo alle sue ricchezze. La partenza della figlia maggiore Anastasija per un rinomato istituto femminile di San Pietroburgo, cui lo status sociale la costringe ad iscriverla, segna una ulteriore rottura della tranquilla vita condotta a Protozanovo: Anastasija, che viene preparata per vivere nell’alta società cittadina, si distacca progressivamente dalla madre, considerandola una provinciale di idee antiquate. Tornata a vivere a San Pietroburgo per stare vicina alla figlia, la principessa verrà di fatto sconfitta dall’ipocrisia e dalle maldicenze degli ambienti mondani della capitale, cadendo vittima della loro corruzione e tartufismo.
    La principessa Varvara Nikanorovna è il personaggio che esprime i valori di cui Leskov invocava la rinascita per fermare il degrado sociale della Russia a lui contemporanea e su cui fondare una maggiore giustizia sociale, soprattutto nei confronti dei contadini; questi avevano visto nel 1861 l’abolizione della servitù della gleba ma erano di fatto rimasti, causa la parzialità delle riforme liberali di Alessandro II, in balia dei proprietari terrieri. Ambientando il romanzo in un periodo della storia russa nel quale, analogamente a quello in cui viveva, si affacciavano timide proposte di riforma e spinte più radicali che sarebbero sfociate nella rivolta dei Decabristi, Leskov vagheggia, mettendola in bocca a Varvara Nikanorovna, una soluzione palingenetica dall’alto della questione sociale, basata sul recupero del ruolo storico dell’antica nobiltà terriera, i cui esponenti avrebbero dovuto ”… innanzitutto purificare sé stessi, illuminare le proprie menti con il sapere e addolcire i propri cuori con la carità; occorre liberare il popolo dalle piaghe e dagli abusi, altrimenti esso non vi seguirà…” L’autore del resto ritiene pericolosi i vasti piani dei populisti, con i quali si alletta inutilmente il popolo ”col miele sul coltello affilato”.
    Al di là delle opinioni politiche espresse da Varvara Nikanorovna, da cui non ci si può onestamente aspettare molto e che ad ogni buon conto non risparmia strali anche all’ipocrisia di una fede pelosa, il personaggio risulta molto debole per il suo essere perfetta, per il suo incarnare sempre e solo le presunte virtù che la classe cui appartiene dovrebbe avere e propugnare. Più che un personaggio vivo la principessa pare per quasi tutto il romanzo la personificazione di una tesi, e francamente molti passaggi della prima parte, dedicata in gran parte alla messa a fuoco del personaggio, risultano quasi stucchevoli. Analoga debolezza si può riscontrare nei due servitori, Ol’ga Fedetovna e Patrikej Semenyč, esempi di abnegazione quasi mistica verso la padrona, al punto da rinunciare ad una vita propria per starle accanto.
    Un personaggio molto più interessante è Dorimedont Vasil’evič Rogožin, il cui nome è un evidente omaggio a Dostoevskij, che aveva pubblicato L’idiota pochi anni prima. In questo vecchio nobile povero, malandato ed attaccabrighe, animato da un senso di giustizia ormai anacronistico, che si diletta a miniare capolettere in oro e viaggia per la Russia su uno scalcinato carretto tirato da favolosi ronzini, accompagnato dal suo Sancho Panza personale, prevale una vis comica carica di una tragicità immanente che giustifica il suo soprannome di Don Chisciotte. A mio avviso sono proprio i personaggi sui quali Leskov riversa la sua satira sociale tratteggiandoli comicamente, come il trombettiere ubriacone Grajvorona, la bigotta ed ipocrita contessa Choteova o l’insegnate di francese Gigot, protagonista di memorabili zuffe con Rogožin, a rendere particolarmente vivace la seconda parte del romanzo, affrancandolo dall’ipoteca melodrammatica verso cui lo stavano spingendo la perfezione della principessa e l’abnegazione dei suoi servitori.
    Un personaggio importante, che appare però come detto solo nel repentino finale, è Mefodij Mironyč Červev, possibile precettore dei due figli maschi della principessa, latore di un anarchismo di stampo cristiano che un po’ a sorpresa Leskov sembra sposare nelle ultime pagine e che provocherà la più grave sconfitta della principessa, quella rispetto alle sue idee, smontate da Červev in un drammatico dialogo poco prima di essere portato al confino; è questo il dialogo che riscatta parzialmente la principessa dal manicheismo che si porta addosso sin lì.
    Una famiglia decaduta è un romanzo non pienamente riuscito, nei cui alti e bassi si rispecchia la complessità (o confusione) della visione politica di Leskov, e che neppure lo skaz riesce appieno ad elevare a capolavoro.

  • Carlos

    Christopher Domínguez la define así: “seca, ruda, basta”; para algunos, sería motivo suficiente para descartar su lectura. Para otros (en particular para quienes veneramos la literatura rusa), tal denominación nos conmina a adentrarnos en “Una familia venida a menos”, una novela portentosa, una memoria familiar que en realidad nos permite recorrer a la Rusia del siglo XIX.
    Su autor, Nikolái Leskov, tiene, asimismo, detractores y defensores: a Nabokov no le gustaba nadita, mientras que Thomas Mann quiso –sin conseguirlo– leer su obra completa. No obstante, como bien apunta el crítico Pietro Citati, “Quien abre los cuentos de Nikolái Leskov se encuentra de viaje por los infinitos caminos del mundo, como en el Quijote y en las novelas de Fielding. Empujados por no sé qué pasión, señores y campesinos, comerciantes y monjes, ladrones, gitanos, tártaros y vagabundos cruzan las llanuras de Rusia como un río turbulento, inquieto e irrefrenable. Pequeños grupos de peregrinos llegan a pie a los monasterios y a las ciudades sagradas […] Con qué piedad se inclina Leskov sobre esta Rusia arcaica y vital que se está muriendo; con qué devoción y, al mismo tiempo, con qué toques de comicidad irónica cuenta eso que no podemos llamar de otro modo que la Santa Rusia”.
    La descripción del clan Protozánov es adusta, escueta, sobria (“sin melodrama y sin filosofía”, continúa Domínguez Michael), lo cual podría hacerla pasar por una narración básica y tradicional, pero en realidad, al ser parte de una literatura tan profusa y copiosa como la rusa, “sus limitaciones lo enaltecen”.
    Una obra maestra, sumamente recomendable.

  • Cristina Carlini

    Chiunque abbia amato Tolstoj ritrova nella saga familiare di Leskov quella Russia antica, aristocratica e insieme campagnola, che i suoi romanzi ci hanno insegnato ad amare, insieme a personaggi bizzarri, dalle forti emozioni e altrettanto forti volontà, che "si piegano ma non si spezzano".
    Attorno alla Principessa Varvara Nikoranovna di Protozanovo si raccolgono fedeli amici e grandi personalità: la sua saggezza ed intelligenza le farà vincere molte battaglie per il bene dei figli, ma neanche il prode Don Chisciotte la salverà dalla "decadenza" a cui la famiglia sembra destinata e che altro non sembra essere che un cambiare dei tempi e dei costumi, ben impersonato dalla (semplicemente odiosa e irriconoscente) figlia Anastasja.
    Avrei dato di più a questo libro se il finale non mi avesse lasciata con un senso di incompletezza e di brusca chiusura, per cui temo di non averne compreso appieno il senso conclusivo...
    Secondo libro del mio #IBC16, categoria "Un romanzo scritto cento anni prima della tua nascita"

  • Frances

    Quando scegliete di leggere questo libro non pensate di trovarvi davanti ad un classico della letteratura russa, no non è un romanzo bensì un ritratto magnificamente dipinto dell'affascinante principessa russa Varvara Nikanorovna. Narrato dalla nipote Vera, sullo sfondo della Russia nei primi anni dell'800, questo libro ricostruisce la storia e l'ascesa di sua nonna e della sua aristocratica famiglia fino alla decadenza. Tratteggia in modo esemplare il carattere della principessa ma anche di tutti gli altri personaggi attorno a lei, dalle sue più devote servitrici ad altri uomini che entreranno, in un modo o nell'altro, a far parte della sua vita.
    Davvero interessante, utile per comprendere meglio il contesto storico della Russia dopo Napoleone.

  • vetathebooksurfer

    КНИЖНЫЙ ОТЗЫВ 📚 Н.С. ЛЕСКОВ «ЗАХУДАЛЫЙ РОД», 1874 г.
    Я бы сказала, это чрезвычайно политически заряженная работа: если Соборяне описывали естественный ход вещей — лидеры общин стареют и умирают, последующие поколения внушают опасения и т.д., то Захудалый род — это буквально апология крепостного права и старого дворянства.

    «Нынче очень многие думают, что при крепостном праве почти совсем не нужно было иметь уменья хорошо вести свои дела, как будто и тогда у многих и очень многих дела не были в таком отчаянно дурном положении, что умные люди уже тогда предвидели в недалеком будущем неизбежное «захудание» родового поместного дворянства».

    Автор чуть ли не в открытую говорит, что и в те времена не совсем уж дураки жили, и тогда, при Николае I понимали, что крепостничество — пережиток прошлого и старались с ним что-то сделать, по возможности.

    Хроника ведется от лица одной из представительниц рода Протозановых, однако главной героиней является сама графиня Протозанова, бабушка рассказчицы. Рано оставшись без любимого мужа с детьми на руках, девушка берет хозяйство в свои руки, становясь настоящей княгиней для своих подчиненных: эдакая идеальная форма патриархата, где никто не запрещает последней оставшейся в живых в роду девушке занять позицию строгой, но справедливой главы.

    Походя Лесков разносит современников направо и налево: достается и потомственному дворянству, и лицемерам всех классов, и выслуживающимся.

    У нас есть знать, именитые роды, от знатных дел и услуг предков государству прославившиеся; вот это помнить надо, а у нас родовое-то все с Петра раскрадено да в посмех дано. Дворянство через то страдает, ��то прибыльщики да компанейщики не за заслуги в дворяне попадать стали, а за прислужничество; старая же знать, мало честь соблюдая, с ними мешалась.

    Стиль написания, на сегодняшний день, показался мне довольно душным: герои всякий раз выворачивают свои реплики, сами же отвечают, как должно быть и как следует поступить в том или ином случае.

    Статейка в конце книги приводит следующую цитату:

    «Меня очень интересуют следующие два вопроса: 1) Найдется ли теперь в России — кроме "Русского вестника" — хоть один журнал, который осмелился бы напечатать на своих страницах что-нибудь выходящее из-под пера г. Стебницкого (Лескова) и подписанное его фамилиею? 2) Найдется ли в России хоть один честный писатель, который будет настолько неосторожен и равнодушен к своей репутации, что согласится работать в журнале, украшающем себя повестями и романами г. Стебницкого?»
    Д. И. Писарев «Прогулка по садам российской словесности», 1860-е

    У меня сложилось впечатление, что романы Лескова в современной России издаются не так уж часто. Если сказки встроены в школьную программу, то его серьезные работы не выглядят мейнстримными. Меня не покидает мысль, почему? Возможно ли, что отношении писателя сработала так называемая «культура отмены» - Лесков пришел в литературу уже сложившимся человеком, и с места в карьер высказывался против, так называемой, прогрессивной интеллигенции? Или его романы всего лишь плохо состарились по сравнению с более удачливыми современниками?

    «Захудалый род» — это роман об идеалистах, которым, может быть, и удалось бы вписаться в изменившееся общество, если бы не желание ближних воспользоваться ими в свою пользу, мол, тебе не надо — мне надо. Кто проникся образом Татьяны Марковны из «Обрыва» Гончарова, тот, вероятно, найдет определенное сходство с главной героиней. Но особого удовольствия от «Захудалого рода», как от книги вне контекста, я не получила.

  • Iulia

    Un romanzo russo leggero e a tratti comico che narra parte della vita della Principessa Varvara, rimasta vedova giovanissima con tre figli. Una donna guidata da saldi principi, devota alla religione, alla giustizia e al benessere dei suoi contadini. Allergica al bel mondo aristocratico russo, cerca di starne lontana e ne critica la falsità e la corruzione. Si impegna ad istruire i suoi figli affinché siano uomini e non padroni. Nel cercare un precettore adatto per i suoi figli maschi di imbatte in Cervev, un personaggio illuminato ed audace, ma considerato un sovversivo in quell’epoca. Saranno proprio i suoi pensieri a rivelare alla Principessa una “profonda verità”, che la farà vivere in umili condizioni i suoi ultimi anni di vita.

    “È stata la mia condizione di nobile a rovinarmi: mi ci sono dedicata con tutta me stessa, trascurando la cosa migliore.”

    “Per saperne ne so, ma sono incapace di agire di conseguenza e per questo sono peggiore di chi non sa.”

  • Franci

    Quando scegliete di leggere questo libro non pensate di trovarvi davanti ad un classico della letteratura russa, no non è un romanzo bensì un ritratto magnificamente dipinto dell'affascinante principessa russa Varvara Nikanorovna. Narrato dalla nipote Vera, sullo sfondo della Russia nei primi anni dell'800, questo libro ricostruisce la storia e l'ascesa di sua nonna e della sua aristocratica famiglia fino alla decadenza. Tratteggia in modo esemplare il carattere della principessa ma anche di tutti gli altri personaggi attorno a lei, dalle sue più devote servitrici ad altri uomini che entreranno, in un modo o nell'altro, a far parte della sua vita.
    Davvero interessante, utile per comprendere meglio il contesto storico della Russia dopo Napoleone.

  • Sara Morelli

    Different from the Russian “tomes” I’ve read so far: for starters, it’s very lighthearted compared to its contemporaries; secondly, despite the large cast of characters (hard to keep track of), the book mainly focuses on one character, princess Nikanorovna; lastly, the story is told by a female narrator. In terms of plot, there’s not really one to begin with, nor was ever promised one in the first place; however, the book felt a bit scattered nonetheless and in a way that prevented me from being fully engaged (not gonna lie, a lot of it just went over my head). The book is merely the reconstruction of a character via many little scenes, but it still has its pleasurable moments.

  • Trounin

    О способности помнить не нужно проявлять заботу – требуемое человеку останется в памяти, всё прочее выветрится. Как бы не хотел Лесков сохранить результаты литературной деятельности, часть из них заслужено осталась вне читательского интереса. “Захудалый род” не нравился издателям, и мало кем полностью усваивался, что Николай не желал принимать, позже восстановив объём написанного произведения полностью. Тем не менее, “Семейная хроника князей Протазановых. Из записок княжны В. Д. П.” ныне доступна каждому желающему с ней ознакомиться.


    (c) Trounin

  • Jessica Niccolini

    Il primo Russo che mi piace.
    Uno stile ironico e fresco. Unica pecca il finale frettoloso!!
    ⭐⭐⭐ E mezzo!!

  • Sara

    Sorprendentemente divertente

  • Vanessa Ravalli

    Lo stile di Leskov è meraviglioso, dolce e delicato come una piuma. La storia analizza nel dettaglio la vita di una donna che, nella sua più pura ingenuità, ha cercato di condurre un'esistenza nel bene, lontana dagli scintillii di una San Pietroburgo corrotta e di una società pronta a puntare il dito e giudicare chiunque non fosse in grado di adeguarsi ai canoni imposti.

    E sarà proprio la sua ingenuità a farla crollare, un colpo dopo l'altro, fino a sprofondare in una decadenza silenziosa, dove il confine tra dolore e amore è sempre terribilmente sottile.

  • LegoEtLego

    Una ragazza racconta la storia della propria famiglia, attraverso le narrazioni fattele dalla domestica “storica”, nonché grande amica della nonna, protagonista del romanzo. Romanzo che permette di conoscere la Russia dell’800 attraverso un’acuta ed ironica descrizione della società e della nobiltà rurale in decadenza. Scrittura scorrevole e avvincente, lineare e senza manierismi particolari. L’ultimo capitolo è da incorniciare: contiene delle riflessioni davvero interessanti. Piacevolissima scoperta. Edizione Fazi meravigliosa

  • Núria

    Nikolai Leskov nunca se encontrará entre los escritores rusos más originales e innovadores (es demasiado intencionadamente arcaico para esto), pero sí que debe ser uno de los grandes maestros rusos de la narración, que no de la novela. Sus obras tienen mucho de oral, mucho de historias contadas en voz alta alrededor del fuego. Tiene en su posesión numerosos recursos para atrapar al lector: sabe inserir historias dentro de historias, encadenar un relato tras otro y terminar todos los capítulos de un modo que sientas una necesidad irrefrenable de continuar con el siguiente.

    ‘Una familia venida a menos’ narra la historia de los Protozánov, una familia noble y antigua que las ha pasado de todos los colores, aunque más que nada se centra más en la abuela de la narradora, toda una matriarca rusa, con tanto carácter como bondad. En la primera parte se nos relatan a grandes rasgos los orígenes de la familia y luego se pasa a describir la vida de la princesa Varvara Nikanórovna en el campo y sobre todo la de los personajes excéntricos y muy rusos que la rodean. Así, se nos cuenta la vida de personajes estrafalarios y carismáticos, con lo cual más que delante de una novela estamos delante de una serie de narraciones encadenadas.

    En la segunda parte, la princesa se instala en San Petersburgo y es como si Leskov pretendiera dejar de hacer lo que se le da mejor (hilvanar historias) para intentar hacer una novela con una trama lineal y el resultado es que la segunda parte no está a la altura de la primera y a ratos incluso se vuelve tediosa y pierde la frescura que hasta ahora le había caracterizado. En San Petersburgo, la princesa tiene que lidiar con una hija que se ha criado en un colegio selecto y se ha convertido en una muchacha caprichosa y frívola, pero también con los intrigantes que por fuerza siempre hay en ciudad.

    El final es abrupto e insatisfactorio para nuestros cánones, pero si una reflexiona un poco cae en la cuenta de que para el Leskov creador de narraciones el final de un libro es algo secundario y es por eso que no vale la pena molestarse en hacer uno que no sea precipitado. A pesar de todo, se trata de una obra interesante y agradable. Ciertamente es muy rusa y algo anacrónica, pero estos son sus principales encantos. El estilo es directo y fresco, y fluye que es una maravilla. Sin duda, ante todo, es una obra perfectamente narrada.

  • Virginia

    Se vuoi che gli altri ti rispettino, innanzitutto rispetta in te stesso l'uomo

  • Elena Petrashen

    испортила свой страйк в области авторок

  • Chiara (Catullina)

    La storia della nonna della voce narrante, la principessa Varvara, è un pretesto per mostrare una carrellata di personaggi stravaganti, o tipici russi che siano.
    Ne emergono dei ritratti divertenti o commoventi, realistici e strampalati.
    Il mio preferito tra tutti sicuramente quello di "Don Chisciotte" Rogozin.