Title | : | Ippopotami e sirene: i viaggi di Omero e di Erodoto |
Author | : | |
Rating | : | |
ISBN | : | 8851122202 |
ISBN-10 | : | 9788851122201 |
Language | : | Italian |
Format Type | : | Paperback |
Number of Pages | : | 144 |
Publication | : | First published April 1, 2014 |
Ippopotami e sirene: i viaggi di Omero e di Erodoto Reviews
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Forse meno scorrevole degli altri suoi (o semplicemente meno aneddotico), è comunque una lettura gradevole e interessante. assolutamente promosso.
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Read for the 2020 N.E.W.T.s
ARITHMANCY: Precision is key - read a non-fiction
Grade awarded: A
Non leggo mai libri di non-fiction, e non sono una grande esperta di questo argomento, quindi non so bene come recensire questo libro.
Prima di tutto, devo dire che mi è piaciuto molto. Non era semplice da leggere perché è stato scritto per un pubblico con un minimo di conoscenze di Erodoto e Omero, ma avendo io studiato questi argomenti, sono riuscita a cogliere i vari richiami.
L'autrice ha però spiegato molti concetti di cui non ero a conoscenza rendendoli molto interessanti e facilmente comprensibili. -
I viaggi di Ulisse e quelli di Erodoto messi a confronto. I viaggi del primo rappresentano un itinerario simbolico e introspettivo, il viaggio della vita dell'uomo, ma anche un viaggio che vuole celebrare la superiorità della cultura greca, la Grecia con confini chiaramente delineati che evidenziano la mancanza di civiltà di tutto ciò che è fuori da essi.
Erodoto è incredibilmente moderno: è il reporter dell'epoca che viaggia veramente con curiosità ed apertura mentale, osserva, descrive, non giudica. Erodoto non è solo un moderno reporter, ma anche un geografo, uno storico, un antropologo che studia e racconta le usanze dei popoli che incontra. Erodoto poi spicca anche per l'ammirazione, del tutto inconsueta per un greco, che prova nei confronti delle donne al potere.
Ottimo saggio, ricco di riferimenti, ma scorrevolissimo. -
"Il problema del rapporto fra la cultura greca e il resto delle civiltà del Mediterraneo ha impegnato gli storici in un lungo e intenso dibattito, che trae le sue origini dalla pubblicazione, nel 1987, di un libro di Martin Bernal significativamente intitolato Black Athena. The Afroasiatic Roots of Classical Civilization. [...] Secondo Bernal, quelle che abbiamo sempre considerato conquiste intellettuali dei Greci, dalla filosofia alla teoria politica, dall’arte alla storiografia, sarebbero in realtà nate per merito delle popolazioni asiatiche e africane. I Greci si sarebbero limitati a recepirle. A cominciare, come segnala il titolo del libro, dalla sfera della religione. Atena infatti sarebbe stata una dea africana di nome Neith. Di pelle nera, dunque. Esattamente come Socrate, il filosofo dal naso camuso e i capelli ricci, a sua volta di origine africana, sempre secondo Bernal.
Le radici della civiltà greca - nonché di quella romana, posto che come tutti sanno Graecia capta ferum victorem cepit (“la Grecia, conquistata, conquistò il feroce vincitore”) - andrebbero insomma cercate nella cultura afroasiatica"
Nel presente testo -acuto e leggibilissimo- l'autrice storica dell'antichità e del diritto antico -sulla scia di Momigliano "unanime riconoscimento uno dei più grandi, se non il più grande storico del secolo scorso" pur rifiutando la discussa e discutibile tesi di Bernal "non rinuncia a denuncia l’innegabile etnocentrismo dei Greci e il loro tenace rifiuto di prendere in considerazione qualunque cultura diversa dalla loro, ma allo stesso tempo mette in evidenza l’incapacità di questo atteggiamento di impedire la fusione di elementi di elementi greci, ebraici e latini che si verificò in età ellenistica e su cui la nostra civiltà è fondata."
Nel presente testo questo doppio piano viene felicemente sottolineato in 2 emblematiche figure classiche: Omero Vs. Erodoto, l'aedo Vs. il logografo.
"Se per Ulisse -cantato da Omero- l’ignoto era un elemento da raffrontare criticamente con i costumi “non civili” del mondo “civilizzato” della Grecia, ed era spesso connotato in termini sovrannaturali, come nel caso di Lotofagi e Lestrigoni, per Erodoto l’ignoto era un patrimonio infinito di aneddoti e di spunti di riflessione sulla grandezza del mondo e sulle stranezze delle genti che lo abitavano."
"Omero quando descrive mondi inesistenti è la realtà capovolta della terra in cui vive, l’opposizione fra grecità e barbarie. Erodoto, invece, utilizza il mondo reale, i luoghi e i regni che lo costituiscono per conferire fascino e originalità a culture molto diverse dalla sua."
"Se per Ulisse l’ignoto è sempre qualcosa da cui fuggire, un luogo in cui soffermarsi solo il tempo necessario prima di riprendere la via del ritorno, per Erodoto si tratta di un’esperienza affascinante, che apre nuovi orizzonti. E come se questo non fosse un sufficiente motivo di interesse, il racconto delle esperienze esotiche è materiale fondamentale per riuscire ad appassionare e stupire il pubblico."
"In conclusione, il modo in cui Erodoto vede gli altri è esattamente agli antipodi della visione omerica. Tutto, in Omero, ruota intorno alla Grecia e al compito dei poemi di diffondere la cultura ed educare ai valori e alle pratiche delle civiltà dell’Ellade. Omero descrive il “diverso” (spesso immaginario) in relazione e opposizione al greco, per evidenziarne l’inferiorità, la pericolosità, la totale inciviltà. Erodoto, rapsodo in prosa e autore innanzitutto di un grande resoconto di viaggi e di storie delle periferie più estreme del mondo in cui aveva vissuto, era esattamente il contrario."
In questo curiosissimo scontro fra classici, rinarrando la mai troppo rivelata ideologia classicistica del padre putativo della nostra cultura occidentale si è quasi tentati d'immaginare un nuovo modo di raccontare storico-etno-geografico partendo proprio magari dal sapiente relativismo culturale ante litteram del logografo Erodoto. -
noiosissimo
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05.12 Carino, non sorprendente, ma carino.
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Un interessante approfondimento, la scrittura è agile e il libro breve quindi ne vale la pena. Affronta le figure di Omero e soprattutto Erodoto da prospettive sconosciute ai non esperti del settore. Durante i vari capitoli sono molte le occasioni per digressioni che aiutano a definire le epoche trattate, e i vari popoli-oltre ai greci, anche babilonesi, persiani, e così via-che i narratori descrivono. Lo stampo è ovviamente saggistico e ogni tanto si dilunga un po' su alcuni tecnicismi, ma rimane sempre leggibile.
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L'autrice spiega le differenze tra l'Odissea di Omero e Le Storie di Erodoto: il poema di Ulisse come itinerario simbolico e introspettivo di un uomo alla ricerca di se stesso, mentre l'opera di Erodoto è un vero resoconto dei suoi viaggi per il Mediterraneo e l'Antico Oriente e questa curiosità di conoscere altri luoghi, altre persone e altri costumi fa di lui il primo antropologo della storia.
Lettura interessante, ma preferisco la mitologia alla storia. -
l’ho letto per fare una ricerca per la scuola ed è molto utile e pieno di informazioni. Il libro parla principalmente delle differenze tra Erodoto e Ulisse ma anche di tutto ciò che gli riguarda (per esempio vengono spiegate molto bene le caratteristiche dei ciclopi), quindi conferisce una conoscenza generale e piena.
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Ci ho capito poco