Title | : | Adelaida |
Author | : | |
Rating | : | |
ISBN | : | - |
ISBN-10 | : | 9791255480396 |
Language | : | Italian |
Format Type | : | Paperback |
Number of Pages | : | 144 |
Publication | : | Published February 9, 2024 |
Nata a Recanati nel 1927 – figlia del pittore Lorenzo Gigli che, con la sua famiglia, durante il fascismo, decise di lasciarsi l’Italia alle spalle alla volta dell’Argentina – Adelaida Gigli è stata un’artista anticonformista e brillante, divertente e ironica nonostante il suo passato drammatico e doloroso.
Affascinante come Jeanne Moreau, piena di spirito come Wisława Szymborska e appassionata delle sigarette come Ingeborg Bachmann, Adelaida alla fine degli anni Quaranta è a Buenos Aires e si tuffa nella vita politica e letteraria della città.
Insieme al marito David Viñas e ad altri intellettuali, fonda la rivista Contorno, destinata a diventare un punto di riferimento per l’Argentina degli anni Cinquanta, una esperienza dal basso e politicamente schierata con le classi più indigenti, in contrasto con la ricca e altolocata Sur di Victoria Ocampo. In quegli anni Adelaida ha due figli, Mini e Lorenzo, militanti del gruppo rivoluzionario montoneros. Entrambi ‘desaparecidos’, lei nel 1976, lui nel 1980. Subito dopo il colpo di stato del 1976 e la straziante perdita dei figli, Adelaida è costretta a lasciare l’Argentina per recarsi a Recanati, suo paese natale, dove comincia una nuova vita artistica e personale. Sempre nella città di Leopardi, muore nel 2010, in un ricovero, nel quale trascorre gli ultimi nove anni, in solitudine.
Adrián N. Bravi ripercorre con amicizia e grazia le tappe della vita di una donna d’eccezione, che ha potuto conoscere e di cui è stato confidente, e mentre lo fa ci racconta gli anni della dittatura, l’impegno politico dei più giovani, il fermento culturale, la forza della letteratura argentina. Come si può rimanere al mondo dopo la perdita dei propri figli? Come ha vissuto chi si è salvato scappando dalla persecuzione politica? In questo romanzo biografico l’umanità formidabile di una donna e di un’artista emerge e commuove, mentre la scrittura racconta la potenza della memoria, dell’affetto e della resistenza contro ogni tentativo di cancellazione e oblio.
Adelaida Reviews
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Storia di Adelaida, «Che viveva la sua vita come un’insurrezione continua»
Adrián N. Bravi (nella dozzina del
Premio Strega 2024 proposto da Romana Petri, di cui prima o poi dovrò decidermi a leggere la trilogia portoghese) riesce nell’impresa non facile di essere presente nella storia e di scomparire.
La storia è quella di Adelaida Gigli, nata nel 1927, figlia di Lorenzo, parente del più famoso tenore Beniamino, pittore durante gli anni del fascismo che preferisce emigrare in Argentina anziché mettere la propria arte al servizio della dittatura.
Arriva a Buenos Aires, nella quale aveva già studiato pittura da ragazzo e conosciuto la donna che avrebbe sposato e poi portato con sé nella natia Recanati, con moglie e due figli, ignaro di quanto il destino avesse in serbo per la sua famiglia: un’altra dittatura e nuove fughe, vittime delle quali saranno la figlia Adelaida e l’ex marito David Viñas, entrambi appartenenti a una cerchia culturale e politica di sinistra invisa al regime militare, e i loro figli Maria Adelaide e Lorenzo, che purtroppo finiranno per rientrare in quella cifra spaventosa che “ritiene che tra il 1976 e il 1983 in Argentina, sotto il regime della Giunta militare, siano scomparsi fino a 30.000 dissidenti o sospettati tali su 40.000 vittime totali”: i desaparecidos.
Adrián N. Bravi incontra Adelaida Gigli a Recanati, dove lui stesso italiano per le origini, argentino di nascita e in Italia inizialmente per motivi di studio (Bravi è nato nel 1963), finisce per diventarlo di adozione e restare; introdotto da un amico in casa della donna, scultrice e letterata, ma soprattutto donna indipendente e libera pensatrice, stabilisce con lei negli anni una relazione di amicizia, ma forse ancor più filiale, fatta di discreta presenza, di sintonia e soprattutto di capacità di ascolto.
Bravi, dicevo, riesce a essere presente e a scomparire, a non essere invasivo con i suoi ricordi, che pure esistono e in alcuni frangenti ci vengono offerti come quando ricorda la sua prima vita a San Fernando, dove abitava a poche case di distanza da quella di Adelaida, o circa la sua presenza al suo fianco nei momenti dell’ascolto nella casa italiana, a non essere mai protagonista, ma solo testimone, osservatore.
Quello che ne consegue, in queste 144 pagine, in sole centoquarantaquattro pagine, dense e intense, sono non solo il racconto delle due vite di Adelaida Gigli e delle sue due famiglie, quella italiana e quella argentina, quella bonaerense e quella recanatese, ma anche quello della sua arte, della sua memoria (tema ricorrente nelle mie letture ultime), della sua vita intesa come disequilibrio in cui riuscire a trovare il proprio centro in sé, di pagine in cui l’autore, che nella vita fa il bibliotecario all’Università di Macerata, cerca di trovare il modo di mettere ordine, catalogare con sentimento, ricercare, in un fitto reticolo di ricordi, immagini e pensieri, la biografia di un’esistenza, la memoria della sua memoria.
Adelaide ritratta insieme al marito David Viñas
In me, che già da anni sono “persa” nella ricerca dei miei antenati, questa lettura oltre a suscitare commozione, rabbia, dolore, cogliere la tenerezza misurata e pudica dell’autore, ha spinta ancora una volta a cercare, documentarmi, guardare, perdermi fra le foto di Adelaida e della sua famiglia, fra quelle delle sue opere e quelle del padre, incrociare la sua emozione - no, la mia emozione! - nel video “Homenaje a Adelaida Gigli” che la ritrae fra le foto della sua famiglia, lo sguardo perso nel bianco e nero della sua esistenza spezzata, ma intera - fra i documenti di imbarco da e per l’Argentina, poggiare gli occhi su quella stele che nel “Parco delle Parole Interrotte” ricorda Mini e Lorenzo Ismael e in cui le mani di Adelaida e le parole di Adrián, forse per l’unica volta, si sono toccate per ricordarli e per ricordare che “le parole interrotte / I sentieri scomparsi / Nulla può fermare / La mano che incide / La storia.
Neppure qui, mi viene da pensare, in questo luogo, da quest’ermo colle dal quale è stato possibile riuscire a guardare l'infinito oltre la siepe "che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude". -
Disclaimer: prosegue la lettura random #CacciaalleStreghe, ovvero di titoli che ispirano presi dalla 82ina (sic) dei candidati alla longlist del Premio Strega, lodevole iniziativa di Krodì, senza la quale non avrei motivo, se non il ricatto, di leggere dei potenziali ombelical-italici. Ogni tanto va male (vedi Rossari), ogni tanto va bene (vedi Ricci e Bravi).
Non fatevi fregare dalla prima parte, che è solo propedeutica alla seconda, e può apparire come una mera cavalcata biografica di una delle tante famiglie italo-argentine, solo un po’ più rilevanti per la cifra artistica del padre (Lorenzo Gigli, pittore e scultore) e della figlia (Adelaida/e Gigli, scrittrice poeta e scultrice), finite nel tritacarne del fascismo prima e della dittatura argentina poi.
La seconda parte che inizia con l’arrivo a Recanati di Adelaida e il suo incontro con Bravi, è una riflessione profonda, colta, amorevole, meravigliosamente intrecciata sulla vita, sulla memoria, sull'arte. Plasmata sulla carne e sul ricordo di Adelaida.
E’ troppo bello per essere candidato allo Strega, troppo profondo, troppo ben scritto, senza un filo di sciatteria, o una parola fuori posto. -
L'INGIUSTO DESTINO DI ADELAIDA GIGLI
Questo libro (saggio, romanzo e insieme biografia), esplora la vita di Adelaida Gigli, un'artista argentina di origini italiane che ha vissuto la sua vita tra l'Argentina e l'Italia; una figura complessa e affascinante che ha affrontato le atrocità della dittatura militare in Argentina e le conseguenze personali dell'opposizione sua e della sua famiglia a essa.
La narrazione intreccia la storia personale di Adelaida con quella di sua figlia Mini, vittima, insieme al fratello Lorenzo, del regime, il tutto visto attraverso gli occhi dell'autore, che ha conosciuto la protagonista a Recanati quando lui aveva ventiquattro anni e lei sessantadue.
Il libro è un ritratto vivace e appassionato, anche se a tratti molto caotico e difficile da seguire, che tocca temi come la resistenza artistica, la memoria e le radici, mettendo in luce anche la figura di Bravi come narratore testimone che arricchisce il racconto con i propri ricordi di gioventù. -
È una storia vissuta intensamente ma molto triste quella di Adelaida, la sorte le ha riservato di vivere in una dittatura che ha attuato le peggiori violenze nei confronti dei propri oppositori e che ha condizionato le sue scelte di vita.
Secondo me le pagine meglio riuscite sono quelle che riportano gli avvenimenti storici, le cronache dei fatti accaduti, a lei ma soprattutto ai suoi figli. Di Adelaida si sente che manca "qualcosa" per stessa ammissione dell'autore, che desidera in qualche modo renderle omaggio con Rispetto e discrezione.
Le cronache qui riportate andrebbero lette dai trentenni di oggi, banalmente per l'età potrebbero non conoscerle.
Internet dice che il "giardino delle parole interrotte" è definitivamente chiuso a seguito di ripetuti episodi di vandalismo. Che tristezza. -
8/10
Un libro che ti prende poco a poco e alla fine non vorresti chiudere e lasciare. Più che leggerlo bisognerebbe studiarlo per tutti i riferimenti culturali e sociali che ha, mi dispiace averlo letto senza poterlo sottolineare perché sarebbe stata un’esperienza migliore. È una biografia ma l’autore riesce ad inserire in 142 pagine molto più di questo, l’equilibrio tra personale e non, è perfetto. Un libro che ti porta a leggere altri libri, a informarti, a interessarti. -
[A bassa voce
ad A.G.
Quest’alba oscura, pioggia.
Vago per alcune strade
mentre la tua presenza va e viene nella mia testa
e ogni tuo bacio si estende,
ogni cosa raccontata ritorna
e va tirando fuori il giorno
come qualsiasi gallo che canta.
Nel mio mattino sei una ferita antica
che si diffonde nella mia vita;
una luce spudorata ci illumina;
io non sono nato così tante volte
per lasciare che la vita rimanga nell’ombra
sul tuo corpo o sul mio;
e quello che ho dato lo conservo nel cuore.
Ho imparato ad amare troppo lontano da me
ma tra risate e lacrime
sul tuo corpo ho saputo.]
[Negli angoli le cose conservavano a lungo un’antica superficie di polvere che a lei dispiaceva togliere. Immaginava che ogni granello avesse fatto un giro intergalattico prima di arrivare lì, per questo non spolverava certi posti. “La polvere”, diceva, “è l’unica cosa che riesce a custodire la profondità delle cose”. Lei sapeva che un domani si sarebbe reincarnata tra le sue carte e tra quelle sculture impolverate che mantenevano ancora le impronte delle sue dita.]
Bel personaggio questa Adelaida Gigli di cui non sapevo nulla
La biografia è scritta molto bene da A. Bravi, in alcune parti è davvero commovente, soprattutto nella parte finale, che rappresenta il triste compendio della sua vita. -
Quando si pensa a Recanati, immediatamente si pensa a Leopardi. Eppure ci sono anche altre figure che dovrebbero venire in mente. Beniamino Gigli, per esempio. Gigli e Recanati paiono essere un binomio fortunato nel campo dell'arte, visto che quel cognome lo portavano Lorenzo, pittore nato in Italia ma divenuto famoso in Argentina, e sua figlia Adelaida, scrittrice e ceramista, che ha chiuso il cerchio tornando a morire a Recanati. Proprio ad Adelaida è dedicata la biografia di Bravi, opera decisamente interessante dal punto di vista documentaristico, che presenta una figura di donna in lotta perenne, personale e politica, che la tragedia della dittatura argentina ha privato di entrambi i figli e, in qualche modo, dell'unica nipote e che ha costretto alla fuga da un Paese che non poteva più chiamare casa. Dicevo, opera interessante dal punto di vista documentaristico, soprattutto per quanto riguarda la Adelaida argentina, la sua attività di scrittrice e la scoperta di quella che diventerà la sua forma espressiva di elezione, vale a dire la ceramica. La parte "italiana" del libro, risente di un certo sentimentalismo, forse dovuto alla vicinanza dell'autore con l'oggetto del suo scritto, di cui ha assistito alla decadenza senza ritorno. Questo sentimentalismo sembra impedire allo scrittore di porsi domande per le quali il lettore vorrebbe una risposta, in primis perché, nonostante l'indiscusso valore artistico di Adelaida, la sua eredità è andata in qualche modo dispersa.
Grande neo del libro è la scrittura. L'autore non è madrelingua e si sente nel fraseggio pesante, involuto, con una punteggiatura estranea, e ci si chiede perché non sia stato aiutato in questo senso. -
"Adelaida" è un libro di Adrián N. Bravi, edito dalla casa editrice Nutrimenti nel 2024.
Si tratta della biografia di Adelaida Gigli, un'artista che è stata protagonista della vita politica dell'Argentina e tenace oppositrice alla dittatura nel paese.
L'autore divide il libro in due lunghi capitoli, nei quali ricostruisce la vita della donna e dei due figli desaparecidos e il contesto storico e socio-politico nel quale sono vissuti.
È il secondo capitolo, dal titolo "Il congedo", quello che più si sofferma sulla figura di Adelaida, donna e artista, ma anche tenera amica che, con l'avanzare inesorabile del tempo, è costretta ad affrontare le proprie debolezze. Commoventi le ultime pagine, nelle quali sono espressi i sentimenti dell'autore.
Non è un testo che mi abbia convinta pienamente, lo ammetto. Mi aspettavo che da ogni pagina trasudassero dolore e rabbia, aspetto che ritengo fondamentale in questo tipo di narrazioni e che , invece, è mancato, ma sono comunque contenta di avere affrontato questa lettura perché è importante non permettere che il ricordo di certe figure storiche cada nell'oblio! -
Libro strano a cui innanzitutto riconosco il merito di avermi fatto venire la voglia, quasi la necessità, di sapere di più sulla vicenda dei desaparecidos e in generale sulla storia (e sulla letteratura) dell’Argentina del Novecento.
Tuttavia non ho amato troppo la struttura scelta dall’autore, che a grandi linee divide la narrazione in due parti, rispettivamente la vita di Adelaida a Buenos Aires e quella a Recanati, però poi mischia continuamente le carte, ripete vicende, si riallaccia ad altre, il tutto continuando a snocciolare nomi su nomi.
Di certo la mia scarsa conoscenza dell’argomento non ha aiutato, nel senso che se avessi padroneggiato la materia probabilmente avrei faticato meno ad abbandonarmi al flusso della lettura, ma mi resta comunque la sensazione che quello di Bravi sia un tentativo poco riuscito di sperimentalismo e che se avesse cercato una maggiore semplicità, o linearità, il libro ci avrebbe guadagnato, per quanto è indubbio che nella vita di Adelaida non ci sia stato nulla di neanche lontanamente semplice e lineare e quindi forse raccontarla così è stata la scelta più coerente. -
Una lettura che esplora temi come l'esilio e l'identità che mi ha lasciato un segno profondo nel cuore e nella mente.
Una biografia che è un viaggio attraverso la vita di Adelaida Gigli, un delicato tessuto di memorie e riflessioni, che si snoda tra l'Italia e l'Argentina. Bravi ha composto un affresco di esperienze che sfidano il tempo e le distanze, che diventa racconto universale pur rimanendo profondamente personale.
Gigli, fuggita dall'Italia a causa delle leggi razziali, trova in Argentina non solo un rifugio ma anche una nuova patria. La sua passione per l'arte indigena la porta a Mérida, dove si dedica alla ceramica, ma gli eventi successivi all'instaurarsi della dittatura militare tra gli anni 70 e 80 del 1900, oltre alla sparizione e all'uccisione di entrambi i suoi figli, la spingeranno all''esilio.
Un racconto intimo e coinvolgente, di una delicatezza encomiabile, attraverso il quale si riflette su come l'arte e la memoria possano essere fonte di rifugio e di resistenza verso l'oppressione. -
Innanzi tutto il non comprendo come possa un libro come questo finire nella dozzina del premio Strega. Non è brutto, anche se da impressione di essere incompleto, ma non è un libro da premio letterario. A metà fra saggio e romanzo biografico ha il pregio di parlarci dei desaparicidos argentini, ma il difetto di restare a metà strada fra storia e narrazione letteraria. Ho scoperto Adelaida di cui, mea colpa, ignoravo esistenza, ma non ho avuto da Bravi lo stimolo ad apprezzarla, approfondirla.
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che Adelaida non rimanga mai sospesa nel vuoto
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Non conoscevo questa donna - pittrice, scultrice, giornalista, scrittice, intellettuale - e in fondo conoscevo anche poco la vicenda della dittatura argentina. In Italia abbiamo subito il "fascino" del golpe di Pinochet, meno quello dei generali argentini. Certo le Madres de Plaza de Mayo, certo ricordo il film La notte delle matite spezzate visto al Modernissimo quando ancora al liceo. Ma è una vicenda storica che conosco poco. E che questo piccolo libro - scritto molto bene, con uno stile per niente piatto e cronachistico - mi ha, almeno in parte, spiegato.
Cosa fa l'uomo alla sua specie...
Oggi possiamo leggere Contorno come un progetto di pratica politica fatta attraverso i testi letterari. Si trattava di una presa di posizione che denunciava i vari totalitarismi e che vedeva l’impegno politico e la critica letteraria come due aspetti inscindibili
Ad ogni modo, mentre Adelaida si lascia il suo paese alle spalle (quell’Argentina, che da terra di esilio si trasforma in poco tempo in terra di esiliati) pensa al coro delle donne euripidee che dicono a Elena: So quello che provi: ma conviene sopportare come meglio si può le traversie dell’esistenza.
La sua ricerca estetica che, comunque, trascende il dramma storico e lo sublima in arte, non può essere in ogni caso separata dal valore etico del suo sguardo su quegli anni. Ogni ricerca stilistica, questo lei lo sapeva bene, è uno spaccato del proprio tempo.
I suoi figli non erano solo un ricordo privato di quello che era stato, l’infanzia, la giovinezza, la lotta armata, ma rappresentavano un intero spaccato storico. La loro memoria, scissa dalla prospettiva individuale, diventava una faccenda politica.
lei aveva aperto la porta di casa completamente nuda: “Mi dispiace, ma oggi ho qualche faccenda da sbrigare”, aveva detto. Da quella volta non erano tornati più. “Vedi, quando ti metti a nudo senza niente da nascondere la gente capisce meglio il tuo punto di vista… Farsi capire è un lavoro estenuante, per non parlare di quando devi mettere insieme l’esterno e l’interno del tuo mondo”.
A volte ho l’impressione che gli oggetti smarriti, proprio in virtù della loro assenza, acquisiscano maggiore vita rispetto agli oggetti archiviati che restano come intrappolati nella memoria, mentre il non-trovato prende sempre la forma delle sue possibilità
“E ora”, disse una volta davanti all’ennesimo bicchiere di whisky, “che me ne faccio di tutta la storia argentina, eh? Delle lotte, delle riunioni e delle discussioni, che me ne faccio? E dell’esilio e della tragedia e del destino della mia generazione e di quella dei miei figli? Che me ne faccio ora della loro morte? Di tutto quello che hanno lasciato? Del silenzio e dei pianti senza risposte? A cosa è servita tutta quell’inutile militarizzazione se non a peggiorare la vita delle persone? Che altro avrebbero potuto fare se non lottare? Da quando sono arrivata in Italia la strada mi si è spianata, è diventata una strada lastricata con dei bei sampietrini su cui inciampo di continuo, ma certi giorni, questa strada, mi sembra impercorribile. Il tempo delle sparizioni è finito ed è arrivata l’ora dei resoconti e io sono qua, senza una tomba da piangere. Se permetti, un whisky e due risate me li potrò fare?”
Gli animali devono imitare i loro procreatori e avere determinate condotte, se vogliono sopravvivere nella loro specie e non trasformarsi in esseri mitologici. Ogni distrazione, o un semplice capriccio, li porterebbe inesorabilmente alla morte. Gli esseri umani, invece, sarebbero persi se imitassero i loro genitori, poiché la loro vita trascorre nel tempo e non nella specie.
In uno di questi racconti l’autrice parla attraverso le parole di una donna esiliata che rifiuta di farsi consolare dalle sue amiche di Roma, che la stimolano a reagire e a riscattare il suo passato, ma lei controbatte: Io dico loro di lasciarmi in pace, il mio non è un modo di essere, tanto meno una vendetta, tanto meno una rettifica, tanto meno un ritiro. È un mi sento così
“Cos’è, Adelaida, che hai dimenticato?”.
“Non lo so, non so cosa ho dimenticato, ma so che ho dimenticato una o varie cose importanti… Io mi dimentico di ricordare…”.
In America Latina la situazione di violenza rivoluzionaria (che significa difesa dei diritti umani) ha permesso di aprire il ruolo delle donne. Per esempio: l’America Latina aveva bisogno di militanti per il suo esercito popolare e ha integrato [le donne]
Poi, ho pensato alla memoria e all’immaginazione, due armi perennemente odiate dalle dittature, per questo amputano l’una e reprimono l’altra. Due armi che si compensano e si integrano, si reinventano e si illuminano reciprocamente. Quando non ricordiamo più certe cose ci appelliamo all’immaginazione; anzi, spesso quello che ricordiamo è stato già reinventato a nostra insaputa. Un poeta spagnolo di nome Francisco Brines chiude uno dei suoi poemi, Desde Bassai y el mar de Oliva, con un verso che dice così:
Yo sé que olí un jazmín en la infancia una tarde, y no existió la tarde.
So che ho sentito il profumo di un gelsomino nell’infanzia un pomeriggio, e il pomeriggio non è esistito -
Adelaida con la ”a”,alla maniera argentina; non Adelaide alla maniera italiana; anche se in Italia e dall’Italia Adelaida è partita e poi tornata, fuggendo da una dittatura per ritrovarsi in un’altra, scappando dalle catene, cercando la libertà. E forse è vero che la storia, che ciò che ci accade ci plasma in modo indelebile e incancellabile; ma allo stesso tempo è vero che niente e nessuno potrà mai cancellare la nostra essenza, le qualità intrinseche di ciascuno di noi.
E Adelaida è impastata di luce e dolore e, forse, non è un caso che dal suo incontro con la creta e la ceramica sia nato un amore, un modo per esprimere se stessa, ciò di cui è fatta, ciò che i tiranni, la follia dei potenti, le hanno fatto.
Come si fa a mantenersi interi quando tutto intorno cambia continuamente, si sfalda, va in pezzi, quando di vive nella paura, nell’angoscia che tende i nervi e invade ogni aspetto della vita? Quando i tuoi figli diventano desaparecidos e non hai neppure un posto per poterli piangere?
Adelaida non lo sa, lo scopre man mano, lo scopre mettendo le mani nelle parole , prima, e nella creta, poi.
Senza clamore, senza gridare mai, ma sempre in modo delicato e potente.
“ è stata una donna con molte vite; è stata capace di scrollarsi di dosso la storia che le era toccata in sorte e ricominciare tutto da capo scrive Adrian N.Bravi nella sua biografia, ed è proprio così: ha vissuto così tante cose, senza mai tirarsi indietro e forse sentendosi in colpa per quella possibilità di ricominciare daccapo in Italia, nella Recanati di Leopardi e anche dei suoi nonni e del padre Luigi, artista anche lui e prima di lei.
Ha avuto una vita piena, ricca di più di dolori che di soddisfazioni e gioie, abitata delle assenze dei figli e degli amici che per un mondo libero e migliore sono morti.
E quelle assenze sono buchi nell’anima e mi chiedo se quei buchi, quei vuoti, si sono poi trasformati per una sorta di “contrappasso”, in quell’Alzheimer che negli ultimi nove anni se l’è mangiata un ricordo alla volta.
Non bisogna fare l’errore di pensare, però, che Adelaida sia stata una donna cupa e ombrosa. Ci sono aneddoti e ricordi che fanno ridere di gusto – la sua allergia alla guida e ai parcheggi e quel cartello “macchina guasta”, o il suo modo di parlare dei suoi racconti brevi- e che mettono il luce quanto accanto alle ferite profonde ci fosse una sorgente luminosa a cui attingeva e con cui rallegrava le giornate dei tanti amici che le facevano visita nell’appartamento che il comune le aveva assegnato in comodato d’uso in cambio di alcune tele del padre.
Leggere di questa donna è stato toccante, ed è stato sorprendente: non avevo idea della sua esistenza, né del suo lavoro di scrittrice e di scultrice.
Per me è stata una scoperta molto emozionante: si percepisce tutto l’amore dell’autore verso questa donna, si tocca con mano la forza della loro amicizia e penso che questo libro sia un omaggio ad Adelaida che in una sua poesia scrisse:
“Quando io morirò
Moriranno tante cose
Questo amor, in primo luogo.
Io sono in tutte quelle cose.”
E credo che questo libriccino sia il tentativo di Bravi di non farla morire, di renderla immortale, di farla conoscere a più persone possibili, perché è una donna che ha dato tantissimo ed è passata in punta di piedi sul filo della Storia, pur lasciando il segno.
È stato stupefacente aver conosciuto una donna – e la sua storia, la storia di un’Argentina terrificante, in anni che io ho studiato solo sui libri- così.
È una biografia strettamente intrecciata con la storia di due paesi, delicata, ma forte, che lascia un’impronta sul cuore di chi legge.
4 stelle e mezzo stelle il mio voto.
Lo consiglio a chi ama le biografie di donne forti. E ci vuole una grande forza per continuare a vivere con la luce negli occhi, quando dentro ti abitano assenze, ma Adelaida ce l’ha fatta e questa è la storia della sua vita, che attraverso l’arte ha trovato una forma d’espressione e un senso.
Per Adelaida, ne ero convinto, la bellezza era una ferita aperta scrive ad un certo punto l’autore… ne sono convinta anche io.
Buone letture e alla prossima! -
Amiche ed amici della lettura,
vorrei fornirvi alcuni spunti di riflessione prima dell'acquisto di questo volume.
"Adelaida" di Adrián Nazareno Bravi si distingue per la sua intensa carica emotiva e la profondità della sua narrazione, dipanandosi tra l'Italia e l'Argentina per raccontare la vita di una donna straordinaria: Adelaida Gigli. Nata a Recanati nel 1927, figlia dell'artista italiano Lorenzo Gigli, Adelaida si trasferisce in Argentina nei primi anni '30, fuggendo dal fascismo che affligge la sua terra natia.
Il romanzo si apre con una scena drammatica a Buenos Aires nel 1976, dove assistiamo alla fuga disperata di Mini, figlia di Adelaida, dalla dittatura militare di Videla. Catturata, Mini lascia sua figlia alle cure di una coppia di turisti svizzeri, diventando una delle tante vittime della feroce repressione politica dell'epoca.
La narrazione si concentra quindi su Adelaida, ritrovata nel 1988 a Recanati, ora ceramista e scrittrice, figura eccentrica e originale, la cui vita è pervasa dall'amore per i figli perduti e dal dolore dell'esilio. Attraverso la voce narrante, che rivede Adelaida dopo anni, emergono le sue esperienze, gli incontri con artisti e scrittori, e il suo ruolo di fondatrice di una rivista letteraria.
"Adelaida" esplora temi profondi come l'identità, la migrazione e la condizione dell'esilio, con una prosa elegante e compassionevole. È anche la biografia di un intero paese, l'Argentina, con le sue contraddizioni e la sua storia tormentata. Il romanzo è un tributo a una donna straordinaria, arguta e provocatoria, che ha vissuto molte vite e che, grazie alla penna di Bravi, sarà ricordata come merita.
Cosa dire? "Adelaida" si rivela un'opera significativa e commovente, che rende omaggio alla memoria di una donna eccezionale e alla storia di un paese segnato da violenze efferate. È un testo che affronta con delicatezza e profondità la realtà di chi è costretto a vivere tra due mondi, tra due lingue, tra due identità.
Recensione completa ►
https://youtu.be/O19g2QWVTr0
Estratto per audiolibro ►
https://youtu.be/_kkuOzIlEvA
Vi ringrazio per aver letto questa recensione!
Ci vediamo in giro per il web (YouTube, Instagram e non solo)
Alfonso Zera -
"Più che una città, Buenos Aires era una leggenda, un ponte tra l'Europa e il Nuovo Mondo".
Mi piace pensare che al centro di questa biografia, più che la sua protagonista, l'artista Adelaida Gigli, più che il suo autore, Adrián N. Bravi, ci sia lei - la città con i suoi caffè dove si discuteva di tutto, con le riviste, la contestazione, gli intellettuali, l'arte in tutte le forme e poi la profonda ferita che ha inghiottito un'intera generazione.
Adelaida non è stata una madre di Plaza De Mayo, ma la dittatura militare le ha ucciso e disperso entrambi i figli e l'ha costretta in esilio.
"E qualcuno potrebbe chiedersi, come se lo chiedono in tanti, dal 1976, cos'è un desaparecido? (...) È un vuoto? Un'assenza? Un'incertezza?"
A Recanati, suo paese natale e d'esilio, ma di fatto sempre un po' estraneo, Adelaida imprime il suo dolore nella ceramica e nei versi di poesie che restano perlopiù inedite. La casa fra le colline marchigiane è come un teatro con le sue quinte, i mobili sono mondi tutti pieni di cose, ma il cuore è altrove, in quell'Argentina da cui era fuggita, in quel calderone in cui la letteratura e la scultura, la politica e la militanza si erano mascolate con furia. Lo dimostra l'attaccamento allo spagnolo come lingua della memoria, degli affetti perduti, del dialogo che coltiva con Adrián Bravi, l'autore di questa bellissima biografia.
Non amo molto il genere biografico ma Adelaida è stata un'eccezione. Ho trovato una protagonista sfuggente eppure piena di fascino. Una scrittura luminosa e leggera capace con pochi tocchi di fermare un'impressione, un pensiero, persino un non detto. Una scrittura che è come una carezza: scivola, delicata, sui passaggi più dolorosi e li sutura trasformando il male più acuto in temperata malinconia. Una scrittura che ti accompagna senza strattoni, senza corse a perdifiato.
Adelaida di Adrián N. Bravi è il sesto libro candidato allo Strega che leggo per la mia personale maratona. Spero rientri nella cinquina. -
Tre stelle e mezzo. Il libro è un po' il corrispettivo letterario di un docufilm, cioè la storia dell'artista italo-argentina Adelaida Gigli narrata attraverso la testimonianza dello scrittore che l'ha conosciuta e che poi ha attinto a documenti e testimonianze per completare e integrare ciò che di lei ricordava e voleva trasmetterci.
Il risultato, a mio parere, è gradevole e interessante soprattutto perché mostra al lettore le vicende delle dittature argentine negli anni Sessanta e Settanta viste dallo sguardo di chi le ha vissute in prima persona, con tutti i drammi, i lutti, le speranze e le disillusioni che ne sono scaturite.
La figura di Adelaida diviene così quasi emblematica non solo di un'epoca, ma anche di una condizione esistenziale, quella dell'esule, che ha caratterizzato tanti argentini e sudamericani in quel periodo: la ricostruzione di un nuovo vissuto e quasi di una nuova identità attraverso una nuova lingua è resa ancora più complessa dall'essere, Adelaida, da una parte nativa del luogo in cui fuggirà, dall'altra un'artista capace di comunicare questo suo vissuto e questa sua identità anche attraverso una lingua universale, come quella dell'arte figurativa. -
Candidato al Premio Strega 2024. La biografia di Adelaide Gigli porta alla luce la vita e le opere di un'artista e intellettuale di origine italiana, partendo dagli anni della dittatura dei colonnelli in Argentina del 1976, facendo passi a ritroso nella storia della sua famiglia fino alla sua scomparsa a Recanati nel 2010.
Ancora una volta mi chiedo quale sia il criterio di selezione dei finalisti al premio Strega. Il libro è ben scritto, dà spazio e dignità a una figura di donna e di artista che pochi conoscono, offre uno breve ma chiaro spaccato del dramma dei desaparecidos argentini, ma i continui riferimenti a personaggi e autori poco noti sudamericani fa sorgere interrogativi su quale sia il vero nesso con il panorama letterario italiano attuale. -
Una piccola storia raccontata con garbo e sentimento. Adelaida(e) Gigli è stata una ceramista, scrittrice, saggista argentina-italiana, nata e morta a Recanati, madre di due desaparecidos la cui vita è raccontata da Adrián Bravi in un piccolo bel libro, con un tocco e una lingua che riescono a commuovere. Non è una biografia, troppi sono i buchi per cui Bravi lamenta la propria negligenza, ma è comunque il racconto di una vita che ha diversi aspetti straordinari, i più straordinariamente drammatici, purtroppo: la morte dei due figli, il doppio esilio dall'Italia all'Argentina da bambina, in direzione opposta da adulta e altri che hanno coinvolto altri amici e parenti, fino all'Alzheimer che tutto cancella, prima ancora della morte.
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La prima parte è uno spaccato storico, che oggi in epoca di nuove restrizioni di libertà, fa molto riflettere, la seconda è più personale e commovente, nella quale emerge una donna stravagante e misteriosa alle prese con la memoria che via via muterà come in un racconto di Rulfo e via via perderà, ma che resta tra le carte che lei stessa scrisse, tra le azioni, le sculture, e in questo ottimo libro, serio e sentito.
“Quando io morirò
moriranno tante cose
questo amore, in primo luogo.
Io sono tutte quelle cose.” -
Sono contento di aver conosciuto un personaggio storico e un'artista come Adelaida Gigli dalla penna colma di grazia, delicatezza e rigore di Adrian N. Bravi. Un libro breve e pieno di dolore, un ritratto fatto di pennellate e anche tanti "buchi", in cui si tocca con mano il bene che l'autore portava e porta a questa amica. Molto interessanti i riferimenti alla dittatura argentina e alla situazione dei desaparecidos, di cui so molto poco. Trovo che questo libro stia in un equilibrio riuscito tra dimensione storica, pubblica, e dimensione intima, privata.
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Più che una recensione, vorrei che questo mio commento fosse un ringraziamento all’autore per aver raccontato una storia - una storia di bellezza e di brutalità, di forza e di dolore, ma soprattutto una storia di amore. Il libro più recente di Adrián N. Bravi mi ha emozionato molto, e mi auguro che venga letto da più persone, perché la storia di Adelaidæ Gigli è una storia che merita di essere conosciuta e dibattuta.
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Un libro molto breve che però getta una luce profondissima su un personaggio poco conosciuto, che ha combattuto le dittature per tutta la sua vita e ha passato altrettanto tempo a fuggire dalle loro ombre.
Non penso di aver ancora trovato il vincitore dello Strega24, ma "Adelaida" merita sicuramente un posto nella dozzina. -
3,5.
Storia molto carina, ma pesante nella narrazione dei fatti storici -
Ho deciso di leggere questo libro perché è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2024.
L'autore ha ripercorso, più in forma di saggio che di romanzo, la vita di Adelaida Gigli, una delle figure femminili più sorprendenti dell'Argentina del secolo scorso.
Non metto in dubbio l'accurato lavoro di A. Bravi e il valore storico di questo testo - motivo per cui non mi sento di poter dare meno di 3 stelle - ma ecco, diciamo che mi è arrivato ben poco. -
Candidato al #premiostrega2024
È una biografia scritta come un respiro sottile che va e viene, mentre ci racconta la vita di Adelaide Giglia, andando oltre il ritratto della donna, scrittrice e artista eccezionale che fu.
È anche la testimonianza di un epoca, di come si sono infranti i sogni dei desaparecidos. Di come il dolore di una madre si è trasformato in arte e di come tutto può perdersi irrimediabilmente. Così come i reperti si mischiano e si frammentano nel mondo, così le persone scomparse e i morti; ugualmente i ricordi nei meandri della memoria quando questa si ribella al dolore e smette di custodirli contro ogni volontà di tenerli imperituri.
Un piccolo libro dal grande significato che dopo averlo letto, dopo aver toccato anche un po’ della luce irradiata da Adelaida, e dell’affetto che l’autore nutre per lei, attraverso la conoscenza di lei ci dona una consapevolezza nuova di noi, dell’essere umano.
⭐️⭐️⭐️⭐️
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