Title | : | L'amore graffia il mondo |
Author | : | |
Rating | : | |
ISBN | : | 880461627X |
ISBN-10 | : | 9788804616276 |
Language | : | Italian |
Format Type | : | Hardcover |
Number of Pages | : | 228 |
Publication | : | First published October 23, 2012 |
Awards | : | Premio Campiello (2013) |
Potrebbe essere l'atto di nascita di una grande stilista, ma ci sono il fascismo, la povertà e gli scontri in famiglia, le responsabilità, i divieti e poi la guerra...
e Signorina poco a poco rinuncia a parti di se stessa, a desideri e aspirazioni, soffocando anche la propria femminilità, con una generosità istintiva e assoluta. E quando infine anche lei, quasi all'improvviso, si scopre donna e conosce l'amore, il sogno dura comunque troppo poco, sopraffatto da nuovi doveri e nuove fatiche, e dalla prova più difficile: un figlio nato troppo presto e nato malato, costretto a "succhiare aria" intorno a sé come un ciclista in salita.
Nonostante i binari della ferrovia siano ormai lontani e la giovinezza lasci il posto a una maturità venata di nostalgia, ancora una volta Signorina sfodera il suo coraggio e la sua determinazione al bene e lotta per far nascere suo figlio una seconda volta, forte e capace di respirare da solo.
Solo alla fine, nell'attimo esatto in cui la lotta cede il passo alla quiete, quel figlio nato due volte si renderà conto che l'amore coraggioso, quello di una donna e di una madre come Signorina, porta nel suo stesso corpo le ferite e i graffi del tempo...
L'amore graffia il mondo è il ritratto appassionante di una donna più forte delle proprie fragilità e del vento della storia: una figura indimenticabile, unica, eppure sorella delle tante donne che ogni giorno come guerriere silenziose rinunciano a se stesse per abnegazione e per amore.
Ma - come Il dolore perfetto, con cui Riccarelli ha vinto il premio Strega nel 2004 - questo romanzo è anche la saga di una grande famiglia, con una galleria di personaggi severi o meschini, inermi o tenaci che rimangono incisi nella memoria perché appartengono a un tempo perduto. È la storia dell'amore più assoluto e viscerale, quello tra madre e figlio, e della speranza più visionaria. Ed è la celebrazione della forza dell'immaginazione: quella di una donna capace di trarre un abito dalle pieghe di un foglio di carta, perché bastano pochi semplici gesti per vestire di bellezza il mondo.
L'amore graffia il mondo Reviews
-
Con questo romanzo, Riccarelli si è aggiudicato - postumo, dal momento che è scomparso a luglio - uno dei più prestigiosi riconoscimenti italiani dell'anno, il Premio Campiello 2013. La prosa matura dell'autore, volta a restituire uno spaccato non solo culturale ma anche linguistico del Centro Italia degli anni '20-'30, si colloca innegabilmente al di sopra della media nazionale, ma il banale ricorso a una storia che dal pittoresco vira al lacrimoso dequalifica a mio parere l'opera, che si attesta sul livello medio.
La prima parte del romanzo è senz'altro la più convincente, permeata com'è dal respiro malinconico dell'autore: a essere narrata è la storia di Signorina, bambina e poi adulta cresciuta al fischio delle locomotive, personaggio d'altri tempi in un'Italia d'altri tempi. Signorina, che proprio d'una locomotiva prende il nome, nasce da Delmo, capostazione di un minuscolo paese del Centro Italia, e dalla Maria, sua seconda moglie e madre di tre dei suoi figli. L'incontro in stazione con un «omino secco con [...] dei baffetti appena accennati e due occhi stretti a mandorla» la mette sulla strada di quella che diverrà la professione della sua vita: il gentile orientale, cui offre la sua bambola in un gesto di infantile amicizia, gliela restituisce abbellita da uno splendido vestitino di carta. Ritirata dalla scuola troppo presto dal padre che ritiene che saper leggere e far di conto sia già abbastanza per una donna, Signorina riesce a rimediare alle ristrettezze economiche della famiglia lavorando nella sartoria della signora Mei. Il fischio delle locomotive diviene ben presto il fischio delle bombe. La guerra ha lasciato i suoi solchi sul paese e sulla fanciullezza di Signorina, che infine da ragazzina è diventata donna, e com'è giusto che sia familiari e amici la spronano a metter su famiglia. Senza troppo guardarsi intorno, la sua scelta cade su Beppe, giovanotto del Nord sceso a trovare i parenti dopo sette anni di prigionia in Africa. Beppe non è certo una bellezza, e per di più è goffo e imbranato, ma la ama teneramente, e dopo un lungo fidanzamento Signorina si trasferisce a Torino con il nuovo marito.
Senza dubbio da apprezzare il fatto che la protagonista non figuri come un'eroina femminista ante litteram: Signorina non sfida le convenzioni del tempo rifiutando lo stereotipo figlia-moglie-madre e vivendo del suo lavoro, si sottopone anzi docilmente alla potestà del padre prima e del marito poi - quest'ultima, in verità, più fittizia che reale - operando scelte conformi al suo sesso e alla sua epoca. Il titolo del romanzo, d'altronde, è indicativo: L'amore graffia il mondo. Tutte le scelte personali della protagonista saranno dettate dall'amore docile (per la famiglia, per il marito, per il figlio), non dalla passione, e la straordinaria abilità sartoriale di Signorina sarà sempre e solo dapprima scappatoia di emergenza per superare le difficoltà economiche e poi sfogo privato, puro capriccio, ma mai affermazione personale o professionale. Da figlia rispettosa a moglie devota su cui pesa il dovere di supportare l'attività del marito incapace, Signorina tira fuori i denti solo quando Ivo, il loro primo figlio, nasce prematuramente con problemi respiratori. E' quest'ultima parte del romanzo che perde le tinte nero di seppia del bozzetto di tempi andati: da questo momento in poi, la narrazione si concentra esclusivamente sulla malattia di Ivo e sul disperato amore materno di Signorina, che tenta di trattenere con le unghie il respiro del bambino che gli fugge dal petto.
Un romanzo onesto, questo L'amore graffia il mondo, una rievocazione malinconica di valori che non sono più, primo tra tutti quel senso della famiglia che in Signorina viene prima di ogni altra cosa e che si traduce inesorabilmente in rinuncia e sacrificio. Parte come un'affresco di larghe vedute, un tripudio di personaggi e scene caratteristici dell'Italia a cavallo tra le due guerre, e purtroppo va restringendo sempre più il raggio fino a divenire banale e lacrimosa vicenda privata, in cui si avverte una certa stanchezza e ripetitività nella narrazione. Un buon romanzo, in ogni caso, il cui problema principale è che non lascia alcun segno.
Recensione pubblicata anche su
http://www.lastambergadeilettori.com/... -
Vorrei che questo libro fosse stato scritto da una donna. Vorrebbe forse dire che finalmente avremmo capito che troppo amore fa male, e che sarebbe ora di smetterla di immolarsi per i figli...
-
Proprio come una stilista che crea i suoi modelli su carta con precisione ed eleganza, così Riccarelli imbastisce come fosse un sarto, una storia che ha il sapore della malinconia e della nostalgia. Una nostalgia e una malinconia che hanno il volto di una giovane donna che si piega alla vita, al fascismo, alla guerra sacrificando sé stessa e i suoi ideali, portando in grembo l'amore, un amore che le ha fatto male, l'ha annichilita devastando il suo corpo "nudo, graffiato, sanguinante. Guastato dall'amore".
Forse è vero come dice il titolo che "l'amore graffia il mondo", ma questo romanzo, per quanto mi riguarda, non lascia né cicatrici né segni. -
la prima metà del romanzo ha ambientazioni e personaggi che mi sono piaciuti molto. I treni, la vita di paese, la guerra, i sogni di Signorina. La seconda parte ha qualcosa che non mi ha convinta, come se fosse non completa e "superficiale" nella narrazione.
-
che tanto mettere legna sul fuoco dei sogni non costa niente e rende leggero il tempo.
#quote -
Di Riccarelli mi dolgo per la scomparsa di cui ho saputo solo ieri, e questo romanzo di nostalgie - che volentieri vorrei che una voce narrante fuori campo (come quella di Emilio Cigoli, dei film di Peppone e Don Camillo) mi leggesse con calma - me lo fa ricordare con tenerezza. Riccarelli, della delicatezza dell'aggettivazione, della costruzione levigata della frase, dei continui rimandi al passato, parla di una Italia vigorosa, quella che probabilmente ora possiamo trovare solo sui libri di fiction come questo.
Un palcoscenico di figure a volte abbozzate, a volte definite, sono tutte contorno in un luogo vagamente immaginario, in una nazione che non esiste più, della quale ci si puo' ricordare solo con un piccolo sbalzo del cuore, e una lieve punta di rammarico. -
Non è cosa semplice recensire l’ultimo romanzo di uno scrittore che si è molto amato e apprezzato, specie se questo romanzo lo hai comprato ed iniziato a leggere e l’sms di un amico ti avverte che proprio lui, lo scrittore che stai leggendo, se n’è andato all’improvviso.Questa recensione non tiene conto dell’evento della scomparsa dello scrittore ma prova a tracciare il mondo di fantasia che la narrativa di Riccarelli era capace di creare. In modo discreto eppure profondo.
L’ultimo romanzo di Riccarelli disegna la geografia dei luoghi e degli affetti cari allo scrittore nativo di Cirié, riconsiderando alcuni topoi della sua narrativa alla luce delle sue esperienze di vita.
È come se portasse il destino nel nome, Signorina: suo padre, capostazione in un piccolo paese di provincia, l’ha chiamata così ispirandosi al soprannome di una locomotiva di straordinaria eleganza. E creare eleganza, grazia, bellezza è il suo talento. Un giorno dal treno sbuca un omino con gli occhi a mandorla e, con pochi semplici gesti, crea un vestitino di carta per la sua bambola. L’omino scompare, ma le lascia un dono, un dono che lei scoprirà di possedere solo quando una sarta assisterà a una delle sue creazioni. Potrebbe essere l’atto di nascita di una grande stilista, ma ci sono il fascismo, la povertà e gli scontri in famiglia, le responsabilità, i divieti e poi la guerra… e Signorina poco a poco rinuncia a parti di se stessa, a desideri e aspirazioni, soffocando anche la propria femminilità, con una generosità istintiva e assoluta. E quando infine anche lei, quasi all’improvviso, si scopre donna e conosce l’amore, il sogno dura comunque troppo poco, sopraffatto da nuovi doveri e nuove fatiche, e dalla prova più difficile: un figlio nato troppo presto e nato malato, costretto a “succhiare aria” intorno a sé come un ciclista in salita. Nonostante i binari della ferrovia siano ormai lontani e la giovinezza lasci il posto a una maturità venata di nostalgia, ancora una volta Signorina sfodera il suo coraggio e la sua determinazione al bene e lotta per far nascere suo figlio una seconda volta, forte e capace di respirare da solo.
La protagonista Signorina riceve dal padre capostazione Delmo il nome di un modello di locomotiva che lui ama alla follia, ma la bambina non ama i treni e della stazione ha modo di apprezzare solo l’incontro che farà con un omino secco ed elegante, con gli occhi a mandorla (forse lo stesso Riccarelli?). Da un foglio colorato lo sconosciuto gentile e amabile crea un abitino per la sua bambola di pezza e da quel momento in poi Signorina riceve e insegue il dono di ideare e creare la bellezza e la grazia attraverso gli abiti. La bellezza delle cose semplici e leggere diviene il traguardo di vita di Signorina, le cui doti straordinarie sono segnalate dalla sua maestra elementare che insiste presso Delmo perché le permetta di studiare. Ma Delmo ribatte che per sposarsi e fare figli a una donna non serve studiare oltre la quinta elementare.
Signorina trova...
http://bit.ly/1mXyFbA -
Ne L’amore graffia il mondo le vicissitudini di Signorina, figlia di un capostazione di provincia, tanto che porta il nome di una locomotiva, scivolano scorrevoli tra le parole usate da Ricciarelli, come le sete e le stoffe che la protagonista sceglie e lavora con una maestria innata, quando riesce a dedicarsi alla sua passione e trasformarla in una vera attività, mentre la guerra è sempre in scena con i personaggi che vanno e vengono, sopravvivono e vanno oltre. Guardano avanti nella vita. La figura di Signorina che ha una vita difficile riesce ad alleggerire il peso della guerra con la sua freschezza e le sue passioni, i suoi primi battito del cuore. Le uniche pagine toccanti e tirate sono quelle introspettive, quando un improvviso crollo la mette di fonte a se stessa e alle scelte difficili che ha dovuto affrontare da sola.
Nella prima parte i giochi innocenti con l’anatra Armida e il maiale Milio, che alleggeriscono lo sfondo della guerra, fino a quando questa distrugge il suo mondo, poi diventano un rifugio di Signorina nella mente, che dopo aver assistito il padre morente, si rimbocca le maniche per risollevare la grave situazione economica della famiglia. Ma la durezza del padre nei confronti delle donne della famiglia, la sottomissione della madre, le ferite della guerra che creano degli strappi nella vita della famiglia, della sua camera sventrata dalle bombe, sono il leit motiv che riappare e s’insegue per tutto il romanzo.
Signorina è il simbolo di tutte quelle donne che scoprono un talento e che hanno un grande sogno nella vita, ma non riescono a perseguirlo perché devono piegarsi ai fattori esterni e ai divieti. Cade e si rialza più volte anche quando scopre l’amore, che dura il tempo di un illusione e un figlio da accudire che le consuma il cuore e come tutte le donne che amano troppo, annullano se stesse, perché appunto l’amore graffia il mondo. -
Il pensiero più frequente che mi ha accompagnata durante la lettura del libro è la capacità che ha avuto l'autore, Ugo Riccarelli, nel narrare un personaggio femminile in modo così accurato e completo. Una donna che non è monolitica ma ha un animo con tante sfaccettature diverse tra di loro. Signorina si è creata un mondo tutto suo, sin da bambina. Intelligente, creativa e caparbia. Capisce che l'amore e il dolore viaggiano sugli stessi binari. Io me la sono immaginata come Alice nel Paese delle Meraviglie, che quando mangia il biscotto cresce troppo velocemente in un casa piccola per le sue dimensioni..
Da donna più volte sente il bisogno di dover rimpicciolire e tornare indietro. Ma nel libro c'è la consapevolezza che siamo il risultato del nostro passato, spesso graffiato e sanguinante. 'Guastato dall'amore'. -
Illuminante e (chi può dirlo) nuovo il messaggio che porta con sé il romanzo: l'amore graffia il mondo. Titolo calzante e messaggio pervenuto a parte, la narrazione è un po' povera, la protagonista è un eroina d'altri tempi che forse oggi non si fa molto capire. Poche descrizioni, troppi avvenimenti (e sventure per la povera Signorina!): lasciamo questa corsa al far succedere qualcosa, curiamo di più quello che abbiamo in partenza e diamo più profondità al concetto ultimo del libro. Scrittura scorrevole, a tratti poetica. La metafora del taglia e cuci per rappresentare la vita che ognuno si cuce (o cuce per altri) alla lunga stanca. Poteva essere scritto meglio, ma per il messaggio di fondo va letto.
-
Con scrittura molto elegante e a tratti vicino alla poesia Riccarelli racconta la vita di Signoriona sin dal momento delle sua nascita. Le ricche immagini della vita che ruota intorno alla stazione, le vicende familiari, i dolori, le perdite, le separazioni. Si affaccia anche la presenza della guerra senza essere mai invadente.
Signorina è una donna che porta dentro sé la responsabilità di non deludere, di ricostruire o cucire i lembi di quel che resta come avveniva per le sue creazioni.
La forza di questa donna ad un certo punto scivola via dal corpo oberato dal dolore, ma all'improvviso ritorna restando coesa alla speranza. -
Con questo romanzo, Riccarelli si è aggiudicato - postumo, dal momento che è scomparso a luglio - uno dei più prestigiosi riconoscimenti italiani dell'anno, il Premio Campiello 2013. La prosa matura dell'autore, volta a restituire uno spaccato non solo culturale ma anche linguistico del Centro Italia degli anni '20-'30, si colloca innegabilmente al di sopra della media nazionale, ma il banale ricorso a una storia che dal pittoresco vira al lacrimoso dequalifica a mio parere l'opera, che si attesta sul livello medio.
Continua su
http://www.lastambergadeilettori.com/... -
Bello e antico come i libri di una volta, come quelli che ci obbligavano a leggere a scuola e che apprezzavamo solo anni più tardi rileggendoli per conto nostro.
Bello come un Pratolini con un pizzico di Simenon.
Bello. -
E' il secondo libro di Riccarelli che leggo dopo "Il dolore perfetto" e non ha deluso le mie aspettative.
E' sempre un piacere leggere i romanzi di Riccarelli, seguire lo sviluppo della storia atraverso i sentimenti, le impressioni il dolore misto all'amore dei personaggi. -
Ritratto ben riuscito di una donna che lotta con le sue fragilità e con il troppo amore verso il marito e il figlio, finendo col rinunciare a una parte di se stessa.
La prosa di Riccarelli è davvero potente e delicata al tempo stesso. Un romanzo che si divora. Da leggere. -
Intenso appassionante delicato e forte allo stesso tempo, prosa a tratti poetica. Per una bella sera d autunno
-
http://laragazzadagliocchigrandi.blog... -
Notevole.