The Buenos Aires Affair by Manuel Puig


The Buenos Aires Affair
Title : The Buenos Aires Affair
Author :
Rating :
ISBN : -
Format Type : Kindle , Hardcover , Paperback , Audiobook & More
Number of Pages : 248
Publication : First published January 1, 1973

Tercera novela del argentino Manuel Puig (1932-1990) y primera ambientada en la ciudad, particularmente Buenos Aires. El subtítulo "Novela policial" da una idea de la temática, llena de intriga y misterio y entramada como es típico del autor con tópicos de la cultura de masas de su época (como el cine de Hollywood).


The Buenos Aires Affair Reviews


  • Orsodimondo [part time reader at the moment]

    SANGUE D’AMOR CORRISPOSTO



    Avevo deciso di lasciare il mio paese per un po’, ma poi la situazione è peggiorata e per otto anni non sono potuto tornare; adesso non so, qualcosa mi dice che sarà meglio non tornare più. Probabilmente c’è stata tanta resistenza verso quel romanzo a causa della sua insistenza sul dramma della solitudine sessuale, tema che direttamente o indirettamente ci riguarda tutti, e che disturba.

    Quel romanzo è questo.
    Quando l’ho letto io, la bella edizione Feltrinelli, si chiamava Fattaccio a Buenos Aires. Poi è stato ristampato adottando il titolo originale, The Buenos Aires Affair.
    Pochi mesi dopo l’uscita del libro, sequestrato poi rimesso in commercio ma censurato, Puig riceve telefonate minacciose e viene informato che il suo nome compare in una lista nera: opta per l’esilio, scappa prima in Francia, poi si trasferisce in Messico, dove muore nel 1990 (58enne), senza essere più tornato in Argentina.
    In precedenza, all’inizio degli anni Sessanta era stato qui a Roma per studiare al Centro Sperimentale di Cinematografia, la scuola di cinema più importante d’Italia, fondata da Mussolini, che come ben si sa di cose buone ne ha fatte (i treni, ah i treni del fascismo, ci si poteva regolare l’orologio). Un’esperienza che sembra non fu felice.


    Abbracci appassionati

    La solitudine sessuale di cui parla Puig nella citazione qui sopra è quella che incombe sugli omosessuali.
    Tanto più se non disposti ad assecondare l’oscurantismo del paese, il carcere cucito sopra la pelle: di lì a tre anni ci fu il golpe dei militari. E in queste pagine rimbombano echi della dittatura che stava per arrivare.
    1976, l’ennesimo golpe: fino a quell’epoca in Argentina ce n’era stato almeno uno ogni dieci anni – solo tre anni prima (20 giugno 1973) i militari avevano aperto il fuoco sulla folla che acclamava Peron – la Triplice A, Alleanza Anticomunista Argentina, esisteva da due anni, intellettuali e politici dell’opposizione venivano sequestrati e uccisi già prima dell’epoca dei desaparecidos.


    Wong Kar-Wai: “Happy Together”, con Leslie Cheung e Tony Leung. 1997.

    Quando scrivo, io penso sempre al lettore. Scrivo per qualcuno che ha i miei stessi limiti. Il mio lettore ha una certa difficoltà a concentrarsi, che spesso gli deriva dall’essere uno spettatore di film. Ecco perché non richiedo un particolare sforzo nell’atto della lettura. Naturalmente, chiedo una riflessione, ma questo è tutt’altro tipo di operazione mentale.

    La rivoluzione inaugurata da Puig forse non fu una vera rivoluzione, ma lo fu per me: l’uso di materiali diversi, all’insegna del motto che ogni cosa può essere trasformata in letteratura (se c’è il talento, ça va sans dire): e per me nessuno l’ha fatto in modo così spinto, irriverente, divertente, intelligente come Manuel Puig.
    Un nuovo modo di narrare. Un mondo nuovo.


    Raul Julia e William Hurt in “Il bacio della donna ragno” di Hector Babenco. 1985.

    Qui gioca, e reinventa, i canoni del romanzo poliziesco (citato fin dal sottotitolo), a cominciare dalla tecnica del montaggio letterario.
    Ogni capitolo è preceduto da spezzoni di sceneggiature di film hollywoodiani degli anni Trenta e Quaranta, ogni capitolo è costruito sull’uso di materiali diversi che si fingono provenienti dalla realtà, stereotipi della cultura popolare, radiodrammi e telenovelas, boleri e tanghi, gossip, stampa scandalistica, film, dialoghi, dialoghi a go go… Tutto miscelato, shakerato, blended, grinded, spingendo la velocità sulle note di una milonga, lowbrow che si fa highbrow.
    Già fatto, vero, non è stato il primo.
    Ma chi altro prima di lui con la stessa capacità di ascolto?


    Scultura di Silvana Kelm.

    Inconsciamente decisi che quello che vedevo al cinema era la realtà, che il mondo era così, perché lo capivo e mi ci sentivo a mio agio. In quell’ambiente c’era giustizia.

    Protagonista è una coppia (come per esempio nel successivo Il bacio della donna ragno), e chi scrive si identifica nella donna, un’artista che raccoglie e assembla i rifiuti lasciati sulla sabbia dalla mareggiata. L’uomo è invece un critico d’arte (e con la critica Puig non ebbe rapporto facile).

    A Manuel interessava usare gli stereotipi della cultura popolare, del romanzo d’appendice (e quindi cinema, radiodrammi, romanzo rosa) per raccontare l’oppressione dell’ambiente sull’individuo, l’inconscio, la cultura di massa che modella i sentimenti, il bovarismo. Rinnovamento tecnico, sperimentazione artistica, avanguardia letterale partendo dal basso.


    Rita Hayworth in “Gilda” di Charles Vidor. 1946.

    Credo che una della ragioni per cui non riesco proprio a leggere Borges è quanto sia stato perfido e maligno con Puig.

    A me interessa molto quello che è stato chiamato “cattivo gusto”. Sono convinto che il timore di essere accusati di avere cattivo gusto ci impedisce di avventurarci in speciali aree culturali, alcune delle quali sono al di là del cattivo gusto.


    Manuel Puig e un’amica che non è Rita Hayworth.

  • Juan Nalerio

    La historia de Gladys y Leo, protagonistas de esta atrapante novela, es intensa, sexualmente explícita, violenta y grotesca a tal punto que fue censurada y obligó a su autor al exilio. Duele saber que un libro provoque esas reacciones.

    El libro huele a sexo, sangre, la pulsión de vida y de muerte se relacionan. Lo animal, lo instintivo prima sobre la razón.

    Los recursos narrativos de Puig son múltiples, van desde la clásica tercera persona a entrevistas imaginadas, pasando por diálogos que el lector debe elaborar, fragmentos de noticias de periódicos y hasta un capítulo donde la historia transcurre en base a las sensaciones experimentadas por los protagonistas. Uno no puede aburrirse con este tipo de lecturas, lleva al lector a la sorpresa. Es un gusto encontrar una novela así.

    Supongo que Mario Levrero leyó con interés a Puig y tomo algunas ideas. Hay conexiones entre ambos sin dudas.

  • Yani

    Increíblemente y a pesar de la poca fe que tenía en el libro, me gustó mucho. Encontré una genialidad distinta a la de El beso de la mujer araña (prefiero esa novela antes que esta), así que The Buenos Aires Affair no me decepcionó del todo.

    A medida que lo iba leyendo, llegué a creer que este libro se trataba básicamente de las represiones y de las experiencias sexuales de los personajes (cosa que me molesta, porque si quisiera leer sobre eso me compraría un libro de género erótico y adiós). Sin embargo, resulta interesante cómo la época (el libro está ambientado en 1969, aunque también repasa años anteriores) se va colando entre los hechos. Por algo fue censurada, claro está. No menos intrigante es la manera en que se cuenta la historia: los sucesos están desordenados, hay voces por todas partes, sueños, especulaciones, escenas que después se desmienten a sí mismas. Parece un policial, pero no es. Parece una novela erótica, pero tampoco lo es. Parece que se centra en política, pero no lo hace. Tiene una buena complejidad y se vuelve hasta difícil de entender por la confusión que generan sus recursos.

    Hay algo en el final que no me convence. No sé si quedó algún cabo suelto por culpa de la narración que Puig eligió o si la desatenta fui yo (es lo más probable y planeo releer). Tampoco me gustaron algunos capítulos del principio, ya que me parecieron demasiado anecdóticos y terminan cansando, sobre todo porque construyen las personalidades repelentes de ambos protagonistas. De todos modos, el final- final lo sentí forzado y precipitado.

    The Buenos Aires Affair casi me saca de quicio, pero le encontré la vuelta. Salvo esos capítulos que me parecieron un suplicio, todo lo demás es destacable. La narración es muy distinta a la que uno acostumbra a encontrar en los libros. Me encanta que Puig sea poco convencional para narrar y que tenga la misma conducta a la hora de crear el argumento. Que a mí me interese o no la historia ya no es su culpa.




  • Patrick McCoy

    I was interested in reading the novels of Mauel Puig after learning Hong Kong director Wong Kar-Wai used some of them for inspiration for his films. The first one I read was Heartbreak Tango, which was inspiration for Wong's Days of Being Wild, and was experimental in form. This novel, The Buenos Aires Affair, is the story of an unhealthy love affair between an artist, Gladys D'Onofrio and an art critic Leo Druscovich in Argentina. This destructive relationship was part of the inspiration for Wong's film, Happy Together. Puig's novel is somewhat like that of a detective novel that opens with mysterious circumstances where there is an abduction of a woman and an impending murder. Puig presents the story through a variety of methods: lists, scribbled notes, transcripts, one-sided interrogations, among other means. He also incorporates classic dialog from the films of old glamor queens like Greta Garbo, Marlene Dietrich, Veronica Lake, and Rita Hayworth among others to present a sort of contrast or set a mood at the beginning of each chapter. It is an original and advanced way of story telling.

  • Lane Pybas

    This detective story starts with the mother of the lead female character discovering that her daughter is missing. After the discovery, the bulk of the first half of the novel are fairly compelling character studies of the victim and the kidnapper. Puig gives detailed background information on each character, formatted like a police report. It’s focused and doesn’t mention clichéd childhood moments for their supposed sentimental value, as is sometimes the tendency when writers summarize big gaps of a character’s life. He focuses on their sexual identities instead, essentially their sexual frustrations and failures from childhood to adulthood. The fact that there is a focus to the character analysis is good, but the choice of focus ultimately isn’t very interesting. I think Puig’s portrayal of Gladys is the better of the two, and there are some great lucid parts about her insecurities and anxieties as an artist. The second half of the novel wasn’t as strong…there were too many boring parts, i.e. Leo’s one-sided conversations with his psychoanalyst, lengthy autopsy reports, summaries of unrelated newspaper articles, etc. I think Puig resolves everything well in the end, and the character building at the beginning of the novel definitely does a lot to justify the central crime. Puig’s experimentation with form makes this better than the average detective novel, but the psychological warfare of two sexually frustrated people isn’t all that interesting.

  • G

    No parece ser sólo la reacción anticipada a una época argentina. No es sólo el huevo de la serpiente, ni la disolución de todas las categorías que recodificó la manera de pensar la sociedad, la cultura, la literatura. No es sólo ese proceso entrópico que sigue hoy en pleno curso. Creo que esa es sólo una parte del asunto. Hay caos de las formas, es todo un caleidoscopio. Hay caos de los temas, el entusiasmo le alcanza para sumar lo que sea. Sin embargo, hay un hilo rojo que ordena el caos. Parece ser una celebración en medio de la destrucción. Entonces brilla. Una fiesta en un cementerio. En varios momentos se me activó esa escena surrealista del Fando y Lis de Jodorowsky, qué bonito es un entierro. Todo es agonía, pero agonía alegre. Un paradójico triunfo del optimismo en un mundo cerrado de pesimismo. Puig sigue disfrutando de la vida mientras la vida le trae sólo malas señales. Es un affair con esa paradoja. Cae un poco por tanta insistencia en escandalizar. En esos momentos el narrador se oculta. Quizás espantar al burgués no sea tan importante.

  • xelsoi

    The Buenos Aires affair es una novela policial por el escritor argentino Manuel Puig. En ella se revisan, a través de diferentes formatos de escritura, los eventos previos a la muerte de uno de sus personajes.
    Los formatos que Puig aborda son muchísimos: la narración, la reconstrucción mecanografiada de una conversación, la llamada telefónica, la entrevista, el monólogo, y un larguísimo etcétera. Creo que este juego tiene un doble filo: por una parte, hace que la novela sea materialmente dinámica - el lector nunca sabe qué esperar del capítulo siguiente; por otra, la vuelve distraída, con poco foco en su argumento principal - el lector nunca sabe qué esperar del capítulo siguiente.
    Más allá de esas complicaciones, la historia era súper entretenida. Algunos capítulos me cautivaron especialmente, como la entrevista a Gladys o la biografía de Leo. Otros me parecieron derechamente olvidables. La prosa de Puig es flexible ante todos sus formatos, sin perder su cuidado léxico, eso sí.

  • Sebastián Ramón Muñoz

    En principio debo decir que me gusta lo aventurado que es el autor al escribir, los recursos que usa... su estilo.... sirven de modelo para quien busca formas distintas de narrar. Puig es unico.
    En segundo lugar me gustaria decir que he disfrutado mucho de varios capitulos, otros los he odiado. Me encanta la facilidad y habilidad en las descripciones que tiene puig. Francamente envidiable.
    Asi el libro tiene muchas lecturas y muchos puntos de disfrute.
    Dicho esto y como simple lector debo decir que no me gusto.... me costo terminarlo... no me gustaron ni los personajes ni la historia.... lo que si aprecie es el final, pero sobre esto no hablo para no spoliar.

  • Federico Sosa Machó

    No me gustó, y a esta altura es la segunda novela del autor que encaro con expectativas que no se terminan de cumplir. Una historia con ingredientes diversos, con la sexualidad y el trasfondo político jugando un papel importante, pero que nunca me enganchó. Por momentos parece que más que contar una buena historia la preocupación es exhibir ciertas rupturas a nivel estilístico que no alcanzan a sostener el interés.

  • Joaquin Hernandez

    Me gustó mucho. Me vuelve loco cómo puede joder con las voces los generos las perspectivas los registros todo junto al mismo tiempo

  • Bautista Cantero

    Tremendo.

  • GoGo López

    3.5 estrellas, mejor que Pubis Angelical pero no tan bueno como Boquitas Pintadas, en mi opinión.

  • jpm

    Un libro originale, bello, intenso e sensuale come un tango struggente ballato in una milonga estiva.

  • Intersticio

    Hay en literatura un puñado de casos que han sido siempre cultivo de mi fascinación; esas encandilantes excepciones cuyo grano de la voz es tan singular que, si a unx le dieran un texto sin aclarar lx autorx, al comenzar a leer reconocería al instante de quién se trata. Definitivamente, Manuel Puig se encuentra entre esos pocos nombres.

    Pero, ¿qué es lo que hace a la particularidad de la escritura de Puig? Creo que tiene que ver con un principio fundamental sobre el que yace toda su propuesta literaria: la pulverización de la figura central y centralizante del narrador. Mediante este procedimiento, se habilita un trabajo artístico exacerbado con todos los registros de la lengua, todas las jergas, todos los dialectos, todos los tonos. Esta desaparición de la instancia narrativa desencadena una proliferación y multiplicidad polifónica de registros y voces que difuminan la posibilidad de un estilo convencional, dando lugar a una reproducción seriada de discursos sociales.

    El choque entre la palabra ajena y la propia permite en la novelística de Puig, y particularmente en The Buenos Aires affair, el ingreso de materiales extraños al ámbito literario, que facilitan a su vez una conjugación entre la cultura alta y la popular. A medida que nos deslizamos por las páginas del texto, nos topamos continuamente con elementos provenientes de la cultura de masas, espacio del que se extraen recortes y materiales variopintos para la configuración de heteróclitos collages.

    Si querés leer nuestra reseña completa, te invitamos a que pases por nuestro blog:
    https://intersticio-literario.blogspo...

  • Alejo

    En primer lugar lo que más destacó del libro es la forma en la que está contada la historia y los diferentes estilos narrativos que usa el autor, donde la historia está contada no solo en tercera o primera persona sino que también por medio de entrevistas, o conversaciones en las que solo conocemos un lado de los hablantes o hasta un capítulo contado desde las sensaciónes de los personajes.

    Otra cosa importante es que la historia no va en sentido lineal, el autor juega mucho con lo de los diferentes estilos y puede pasar del pasado al presenta o viceversa, siendo esto más notable en la primera parte
    Al comienzo esto me hizo perderme un poco y no sabía mucho para donde iba, pero a medida que avanzaba logre unir las diferentes cosas y fue disfrutable

    Un punto negativo pueden ser que siento que los personajes están bien construidos pero no te terminas de encariñar o conectar con ellos.
    Otra cosa que no me convenció del todo fue el final, osea me gustó pero no me termino de encantar.

    A pesar de estas cosas que no me gustaron tanto pienso que es una buena novela y que es interesante por si quieres leer algo fuera de lo común

  • Susanna

    Una struttura narrativa molto interessante. Il libro comincia subito come un caso poliziesco e si sviluppa successivamente come una torbida relazione tra Gladys e Leo mettendo in risalto il disagio di vivere dei due protagonisti che sono alla ricerca dell'amore.
    La storia è raccontata con diversi livelli narrativi, è una sorta di labirinto dove tra interviste immaginarie, conversazioni telefoniche, eventi segmentati e descritti come se fossero immagini cinematografiche, pian piano si riesce a ricostruire la storia, la relazione di questi due personaggi e lo sviluppo della vicenda.
    Un libro che, in Argentina, per anni fu censurato e non stampato per accuse di pornografia e attacco contro il governo di Perón fino al 1993 quando il titolo fece ritorno a seguito di un vasto progetto di ripubblicazione di tutta l'opera di Puig.
    Veramente molto interessante.

  • Cristian Dorelle

    Me gustó. Hasta ahí. No terminé de encontrar una fundamentación dentro del texto para la cantidad a veces abrumadora de recursos estilisticos (que son buenisimos, pero llegan a saturar). Si acaso esa fundamentación en su momento fue el contar una historia descarnada con descripciones sexuales explicitas como casi no habian habido en el país en la época creo que envejeció mal y ese impacto hoy se atenúa (estar a cada momento pensando ''esto en su época debió de impartar'' no tiene un valor definitorio en si mismo para mí). Dicho esto puedo decir que hubo un par de momentos en los que la pluma de Puig brilla y se muestra maestría, aunque hubiese querido más.

  • Manuel

    Apenas lo compré en una segunda en Puebla y tengo ciertas expectativas que espero cumpla... por lo pronto la edición es tan vintage que seguro lucirá bien en cualquier librero. ¿Quién dijo que la literatura no entra por la vista?

    Se toma su tiempo Puig con sus personajes, muy engaging ellos, pero algo me hizo perder un poco el interés al fina.

  • Constanza

    A decir verdad es un libro con una impronta muy pesada, fuerte, visceral, emocionante. Disfrutable en su desarrollo ... pero sostengo que mantiene fallas en la historia.
    De todos modos ¿quién soy yo para criticar a Puig?

  • Tuck

    i read this pre-dalkey, but a fantastic detective novel for the dalkey archive set. xxx in places. puig is of "kiss of the spider woman" fame.

  • Víctor Hugo Magallón

    Me encanta la narrativa de Manuel Puig. Recomiendo mucho esta obra sobre todo por las diferentes formas en como se puede narrar una novela policíaca.

  • Víctor

    ¿En qué piensa la gente cuando ya tiene todo lo que quiere y no puede pedir más nada? Lo mismo que en el cielo, no piensa en nada y se duerme, descansa, aunque sería lindo pensar en algo. ¿En qué piensa la gente en el cielo? nada más que en cosas lindas*

    _______________________________________


    *(Estas líneas fueron subrayadas con la ayuda de un lápiz del número 2 en mi edición física de The Buenos Aires Affair, tercera obra literaria del argentino Manuel Puig, a quien ya conozco previamente gracias a la lectura de dos de sus más grandes trabajos: la novela con tintes de folletín
    Boquitas pintadas y la magistral radionovela literaria conocida por el nombre de
    El beso de la mujer araña.)


    El texto mencionado al inicio de esta reseña llamó mi atención por la profundidad de la idea que envuelve, la cual se entrega al lector de una manera simple y semejante a los pensamientos de una de las protagonistas de esta novela. Fue hasta que finalicé mi lectura que me comprendí la importancia de dicha frase para resolver el último misterio de la historia obsesiva y destructiva entre Gladys Hebe D'Onofrio y Leopoldo Druscovich, la cual a simple vista es un conflicto de pasiones, frustraciones y deseos de indole sexual.

    Dejando a un lado el tono que pretende imitar a aquel utilizado por Puig en este trabajo, diré que The Buenos Aires Affair es una novela controversial por muchas razones: destila una atmósfera sexual hasta sus últimas páginas, al grado que a veces se siente incómodo. A esto hay que sumarle un erotismo que seduce y pretende someter a la muerte, Eros y Thanatos a fin de cuenta, porque en esta historia lo criminal se entremezcla con el psicoanálisis y demás rasgos controversial de la psique masculina y femenina. Además, como sucede en los ya mencionados trabajos de Manuel Puig, el cine es el eje sobre el que se construye esta tragedia que bien puede ser un film noir, es por eso que el acontecimiento criminal es solo el marco para entender la naturaleza de los seres humanos –como sucede en Blade Runner, cinta que igual tiene un aura detectivesca pero al final es una crítica hacia lo que hace y motiva a los individuos. Por esto último, el estilo de The Buenos Aires Affair cambia conforme van sucediendo los capítulos, ninguno se le parece a otro. El autor entremezcla conversaciones telefónicas incompletas, entrevistas imaginarias, descripción de sensaciones e incluso parodias de expedientes policiales para crear tensión, al mismo tiempo que el lector construye y conoce las motivaciones de sus protagonistas.

  • evi

    una novela que constantemente juega con los límites de la realidad y lo imaginario, a su vez alejándose de una narración lineal y una manera tradicional de contar una historia. muy buena construcción de los personajes. corta pero entretenida, en ocasiones resulta grotesca sin razón aparente. no sé si es realmente una correcta introducción a la escritura de puig así que lo voy a volver a intentar con otra novela..

  • Antonio Parrilla

    Es más experimental que otros, mucho de lo que cuenta parece banal e innecesario pero lo bonito de Puig es que es eso lo que te arma la historia.
    Es muy narrativo, no tiene tanta cosa de diálogos o pensamiento como en otros, hay mucha tercera persona pero aun así creo que en este libro es donde menos desarrollo tienen los personajes. No es de mis favoritos, pero Puig me sigue dejando loco.

  • Bgleila

    Los recursos narrativos me volaron la cabeza y la trama me generó unas pesadillas tremendas.

  • martina

    Me gustó que este tan fragmentado y que la historia este narrada usando tantos recursos literarios, la entrevista imaginaria fue mi favorito (soy esa). Me costó bastante entender lo que pasaba, pero es mi culpa por no estar in the right state of mind yo quería una lectura ligera t-t no lo es... y los personajes la verdad no me atrajeron mucho
    No puedo no reiterar lo de los recursos literarios !! narrar a través de sueños, diálogos incompletos, sensaciones !!!!! es una locura, esos capítulos me los comía y me emocioné un poco de solo pensarlo (🤓)

  • Mauricio Arana

    Locura, sexo, política, y sexo, y también locura, y algo de arte, política y locura y sexo.

    Me gustó aunque al principio me costara agarrarle el hilo. Hay muchos recursos que jamás había visto en una novela. Las escenas oníricas requieren de mucha paciencia, parece que son gratuitas, pero no. Igual que los pequeños extractos de guion de películas clásicas. Los personajes principales (Gladys y Leo) son interesantes, sobre todo cuando conocemos sus pasados, aunque la mayor parte del tiempo solo desesperan.

    No sé a qué género pertenece este libro, comencé a leer creyendo que era policial. Es otra cosa. No sé qué. Algunos capítulos son demasiado largos y demasiado confusos. Requiere mucha atención a las fechas porque hay mucho desorden. Pero estuvo bueno. Y, si no lo entendí, también estuvo bueno.

  • K Stott

    Puig’s most successful novel is generally viewed as The Kiss of the Spider Woman, which was given the Hollywood treatment in the 1980s (John Hurt won an Oscar for Best Actor and the film was nominated for Best Picture and Best Director Oscars). The Buenos Aires Affair pre-dated Kiss, and was Puig’s first foray away from ‘safe’ novels and into seedier topics and more experimental narrative techniques. I can appreciate that he was trying for something different but this was an uncomfortable and not particularly enjoyable read.

    Set in Buenos Aires, the novel is subtitled “A Detective Story”, but I found the real mystery was trying to figure out why Puig chose the plot and characters he did. The novel follows Gladys and Leopoldo, two 30- 40 something citizens of Buenos Aires, whose lives are on a crash course towards a sexual relationship that will not end well. Gladys is a neurotic and sexually repressed artist and Leopoldo is a successful art critic with violent (even murderous) masochistic sexual preferences.

    In addition to subject choice, the plot was hard to follow- there are flashbacks and flashforwards, interior thoughts and dreamscapes, stream of consciousness diatribes, etc. The NYT praised Puig for using “at least 14 different narrative methods”- I found these multiple methods distracting and a hindrance to the plot. [Maybe I just like my plot ‘apparent’: the NYT compares Puig to Faulkner (who I also passionately dislike) and refers to both men as “master[s] of occluded narrative”…]

    Finally, I wasn’t endeared to either of the main characters, so their eventual disastrous relationship wasn’t emotionally meaningful.

    Puig’s real life was more interesting to me than this novel. He was born in 1932 just outside Buenos Aires, and wrote novels that challenged the system by criticizing the government and discussing ‘sexual deviancy’. This got his books banned and he self-exiled to Brazil and Mexico so he could continue to write.

  • Laura

    I enjoyed this book intermittently, mainly in its exploitation of a diversity of genres, including stream of consciousness, operatic dialogue, psychoanalytic observation points. There were times when I lost the thread altogether but kept on reading for the sheer pleasure of the word. The characters however and their sexual internal dialogues were not that special. It is clear there is a wealth of references to possibly the author's own experience on the couch - not surprising seeing Argentina's love affair with psychoanalysis. It is my first book by this author, however. I am definitely going to read more.

  • Niam

    No me gustó. El experimentalismo formal, que consiste en mezclar varias escrituras, no tiene necesidad. Por ejemplo, la relación del cadáver de Leo no tiene que tomar la forma de informe, tal como lo hace el texto; si la contara directamente el narrador mismo no habría ningún problema. A pesar de su apariencia vanguardista, The Buenos Aires Affair es una obra conservadora, ni más ni menos. Una melodrama (en el sentido peyorativo de la palabra) superficial (en el sentido peyorativo de la palabra).