Giappone. Usi, costumi e tradizioni by Giada Ribaudo


Giappone. Usi, costumi e tradizioni
Title : Giappone. Usi, costumi e tradizioni
Author :
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ISBN : -
Language : Italian
Format Type : Paperback
Number of Pages : 150
Publication : First published June 5, 2014

Il Giappone è il Paese delle grandi contraddizioni, in cui i progressi tecnologici coesistono con un forte attaccamento alle radici e alle tradizioni. Per quanto i giapponesi siano "indulgenti" nei confronti di chi, straniero, non conosce le tantissime leggi non scritte che regolano azioni e comportamenti, tanto più si trovano a proprio agio con chi si adegua a questo complesso codice, dimostrando di comprenderlo e apprezzarlo. Questa guida consente di familiarizzare con la cultura giapponese e fornisce nel contempo utili indicazioni di comportamento per orientarsi in qualsiasi situazione, dalla vita famigliare alla vita lavorativa, da quella sociale a quella spirituale, spiegando, per esempio, come comportarsi durante un incontro di lavoro, una visita a casa o un pranzo in un ristorante, o in cosa consistono il rito del tè, l'arte della geisha e i principali aspetti della cultura tradizionale, dai manga agli anime, dagli haiku alle arti marziali: una guida per vivere e capire il Giappone e i giapponesi.


Giappone. Usi, costumi e tradizioni Reviews


  • Paolo Ventura

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    Non si tratta di commettere azioni considerate “sbagliate”, ma del fatto stesso di essere scoperti: la moralità nel senso occidentale del termine diventa qui discutibile ed è piuttosto la vergogna a scatenare il senso di colpa.
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    Si dice che in Giappone si nasce scintoisti e si muore buddisti. Questo perché gli eventi positivi della vita, compresi la nascita, l’infanzia e il matrimonio, sono accompagnati da cerimonie scintoiste, mentre i momenti più sobri, come la preghiera per guarire da una malattia o dalla morte stessa, sono accompagnati da cerimonie di tradizione buddista.
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    Ai giapponesi non sembra dare fastidio il fatto che degli estranei possano sentire i loro discorsi: “sentire” infatti non significa necessariamente “ascoltare”, così come “guardare” non significa “vedere”.
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